Comer, calano i dipendenti in Italia e aumentano in Cina e India

18 giugno 2020 | 14:45
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Comer, calano i dipendenti in Italia e aumentano in Cina e India

Appello alle istituzioni: “Sono dati nuovi che devono preoccupare per il futuro. Gli scioperi sono un grido di dolore che deve essere ascoltato”

REGGIO EMILIA – Calano gli addetti della Comer dalle nostre parti e aumentano in Cina e in India. E’ quel che esce dall’analisi svolta dall’Ufficio bilanci della Camera del Lavoro di Reggio Emilia che restituisce numeri preoccupanti: meno 66 addetti negli ultimi tre anni negli stabilimenti di Cavriago, Reggiolo e Pegognaga (pari ad una diminuzione di quasi l’8%), mentre negli stabilimenti cinesi e indiani si riscontra un aumento del 13%.

“E’ una tendenza che non promette nulla di buono – commentano Fiom Cgil e Uilm Uil – Si tratta di una di riduzione di sessantasei addetti che equivale alla scomparsa di un’azienda di piccole dimensioni”.

Continuano preoccupati Fiom di Reggio Emilia e Mantova e la Uilm di Reggio Emilia: “Possono sembrare piccoli numeri ma se questo andamento fosse confermato vorrebbe dire che tra 10 anni un terzo degli addetti Comer dei nostri territori non ci sarà più. L’azienda è sana: sono aumentati il fatturato, l’utile netto, il dividendo distribuito e anche la produttività, ma sono diminuite le persone che ci lavorano”.

A partire da questi dati giunge l’appello dei sindacati alle istituzioni. Affermano con forza Simone Vecchi, segretario provinciale della Fiom e Jacopo Scialla, segretario provinciale della Uilm: “Questa analisi non deve preoccupare solo i rappresentanti dei lavoratori, ma anche tutte le Istituzioni locali. Impossibile fare finta di nulla. Questi dati sarebbero sicuramente aggravati dalla chiusura dello stabilimento di Cavriago, che vedrebbe parecchi lavoratori costretti a dimettersi”.

Continua il segretario Fiom di Mantova Marco Massari: “Se le motivazioni fornite all’azienda per la chiusura di Cavriago sono reali, allora il prossimo stabilimento a rischio è quello di Pegognaga. Il nostro è uno stabilimento dove da anni non si vedono investimenti, per questo i lavoratori sono preoccupati di questi numeri che rappresentano una lenta dismissione industriale”.

I sindacati rispondono anche alla prima uscita pubblica della Comer facendo sapere che giudicano positivamente la notizia che non esista alcuna crisi, che l’azienda sia in salute e venga da anni record, perché in questo modo si riconosce che non è necessario chiedere il sacrificio dettato dal trasferimento ai lavoratori. Se l’azienda afferma il proprio buono stato di salute, lasciano intendere i rappresentanti delle tute blu, allora è possibile confrontarsi apertamente non più su “come andare a Reggiolo”, ma sulle condizioni per rimanere in Val D’Enza. “Un’alternativa è possibile e va costruita insieme ai lavoratori”, dichiarano in merito i delegati sindacali della Comer.

I numeri estrapolati dall’analisi dell’Ufficio bilanci della Camera del Lavoro – sui bilanci dell’azienda depositati alla Camera di Commercio – rendono chiaro che la Comer negli ultimi tre anni ha investito circa 29,3 milioni di euro negli stabilimenti di Reggiolo, Cavriago e Pegognaga.

Commentano Fiom e Uilm: “I 10 milioni di investimenti promessi per i prossimi tre anni dall’azienda rappresentano quindi un terzo di quanto è stato effettivamente investito nell’ultimo triennio. Stiamo parlando di circa lo 0,9% del fatturato: evitiamo di scambiare il rischio di una riduzione di investimenti industriali per il suo contrario”.

I lavoratori, anche oggi in sciopero e in assemblea permanente, hanno fatto una domanda ai sindacati, perché venga rivolta alla direzione aziendale: un’azienda che negli ultimi 3 anni ha fatto decine di milioni di utili – hanno chiesto – ha bisogno di chiudere uno stabilimento per poter fare investimenti? Una domanda a cui i sindacati non sanno rispondere se non constatando che “se ogni investimento portasse con se la necessità di una chiusura, ne rimarrebbero ben pochi di stabilimenti”.

Concludono i sindacalisti: “Gli scioperi dei dipendenti testimoniano la sofferenza che questi stanno provando. Pensiamo che alla fine la richiesta dei lavoratori verrà ascoltata dalla direzione. Siamo convinti che la proprietà non resterà sorda e maturerà la consapevolezza che un’alternativa in Val d’Enza per la Comer è possibile, proprio perché parliamo di una azienda solida e sana”.