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Rec: “Iren, lo stipendio di Bianco e il plebiscito dei sindaci”

4 maggio 2020 | 19:21
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Rec: “Iren, lo stipendio di Bianco e il plebiscito dei sindaci”

Reggio Emilia in Comune: “La nostra visione è molto semplice: l’acqua, l’energia e la gestione dei rifiuti, non devono generare profitti”

REGGIO EMILIA Seguimmo tutti con grande interesse il referendum ordinato in Svizzera nel 2013, che avrebbe sancito l’impossibilità per un manager di un qualsiasi gruppo industriale, di guadagnare una cifra 10 volte superiore ad un operaio della stessa azienda. La notizia ebbe parecchia eco mediatica, perché mai ci si sarebbe aspettati che tale presa di coscienza, potesse originareda una delle più indiscutibili patrie della finanza (e del segreto bancario). Il referendum non passò, ma lasciò a tutti l’idea che, prima o poi, si dovesse porre rimedio ad una delle grandi ingiustizie del nostro tempo: lo stipendio dei manager e dei dirigenti.

Secondo la testata Online “True Numbers”, “lo stipendio medio di un amministratore delegato di una società quotata con sede in Italia è 14,4 volte più alto di un dipendente con uno stipendio medio”. Ogni anno i media locali, ci informano che anche Iren ha a cuore la propria dirigenza. L’ad dell’azienda, Massimiliano Bianco, grazie anche ai bonus, si è messo in tasca nell’anno 2019, ben 440mila euro, cifra che un operaio della stessa azienda, forse non porta a casa in una intera vita lavorativa.

La novità di quest’anno, è che anche i sindaci azionisti e membri dell’assemblea dei soci “ex disobbedienti”, hanno dimostrato di avere allo stesso modo a cuore “il benessere economico” dei loro dirigenti. Infatti grazie a questa quota di sindaci, che negli anni scorsi avevano sollevato non poche polemiche sugli emolumenti del manager e che in passato avevano votato contro tali remunerazioni, è stato garantito il quasi totale plebiscito dell’assemblea (97% di voti a favore), approvando così la pianificazione di nuovi ancora più ricchi incentivi per l’anno 2020 a favore dell’amministratore delegato “faro” dell’azienda.

Prima ancora che alle nostre coscienze, una forbice così aperta tra le retribuzioni dei dirigenti e quelle più basse, suona dissonante con le circostanze che stiamo vivendo (Coronavirus?) ed apre uno squarcio su un tipo di capitalismo, quello dei sindaci, che sembra non avere steccati politici, Iren unisce tutti: dal centro destra di Marco Bucci, sindaco di Genova, all’ancora sedicente No Tav Chiara Appendino (5 stelle), al reggiano Luca Vecchi (Pd).

Un triangolo geografico, quello costituito dai sindaci azionisti di maggioranza, che denuncia un appiattimento della politica verso l’affare: chi vi è entrato per vocazione, come tutto il centrodestra berlusconiano e post-berlusconiano e chi alla stessa logica vi si è consegnato (Pd e, sempre di più, 5 Stelle). Le maggioranze bulgare con cui si sanciscono i compensi ed i benefit, garantiscono agli strateghi dell’azienda, nella logica del mercato, naturalmente: continuità d’approccio, fiducia degli investitori, tempo e risorse da dedicare all’analisi di mercato, e soprattutto, costruzione di solidi vantaggi competitivi.

A maggior ragione in questo indecifrabile momento storico, foriero di un’economia incerta, persone non garantite, nuove povertà ad aggiungersi alle vecchie, vorremmo recuperare qualche categoria etica e dire che avallare dei “delta” stipendi così ingenti è semplicemente una smisurata vergogna.

Ci sono discorsi dimenticati nei cassetti, che è l’ora di recuperare, perché, ogni anno che passa, risulta sempre più chiaro che Iren, al netto di quanto potrà dichiarare nelle proprie mission e vision aziendali, non ci pare orientata al “bene comune”, ma appartiene al mercato ed è aperta alle logiche dei maitre a penser del management industriale. Allora, ecco invece la nostra di vision, molto semplice: l’acqua, l’energia e la gestione dei rifiuti, non devono generare profitti.

Siamo convinti che ci sia bisogno di rompere con la politica e l’ambientalismo a geometria variabile, che la politica debba tornare ad essere un quotidiano scambio fra cittadini per il bene comune, una forza costruita “dal basso”. La nostra garanzia per mettere le istituzioni locali al servizio dei cittadini, è l’assemblea municipalista, perché anche noi sappiamo che a parole, soprattutto oggi, nell’età della comunicazione, tutti sanno dirsi etici, del resto, si legge sulla vision di Iren: “Migliorare la qualità della vita delle persone”.