Il grido d’allarme dei piccoli imprenditori: “Rischiamo di scomparire”

28 maggio 2020 | 12:54
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Il grido d’allarme dei piccoli imprenditori: “Rischiamo di scomparire”

Viaggio lungo la via Emilia per mettersi nei panni di chi dirige una delle tante Pmi del territorio, tra una burocrazia folle ed una grande difficoltà nel dialogare con le banche

MODENA – Andrà tutto bene? I cartelloni amichevolmente esposti con tanto di tinta arcobaleno non riescono di certo ad alleviare le sofferenze di una piccola e media impresa dimenticata da tutti, sempre in secondo piano, utile solo quando lo Stato bussa a denari, pronto ad appesantire il carico della locomotiva con vagoni stracolmi di burocrazia e fastidiosi cavilli.

Probabilmente non andrà tutto bene, la disoccupazione crescerà e la macchina degli ammortizzatori è lenta e spesso incredibilmente malfunzionante. Il bonus monopattino non ha certo dato una mano a chi, per due mesi, ha controllato l’estratto conto non trovando però l’accredito della cassa integrazione.

Numeri, titoli, economisti della domenica: l’unico modo per avere il quadro completo è salire in macchina e percorrere la via Emilia, lungo i quartieri artigiani dove troviamo maestranze e aziende che rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Abbiamo chiesto a cinque imprenditori emiliani, del comparto metalmeccanico, se è vero che andrà tutto bene. Queste le risposte.

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Prevedo un calo del fatturato vicino al 50%, per non parlare delle difficoltà nel gestire l’enorme mole di pratiche burocratiche alla quale si aggiungono tutte le nuove norme relative all’emergenza sanitaria

La prima tappa ci porta alla Malagoli Aldebrando. Ad attenderci troviamo Enrico Malagoli che, col fratello Gabriele e con tutta la famiglia, porta avanti l’attività.

Ci racconta: “A settembre sicuramente dovremo fare i conti con delle grandi difficoltà, prevedo un calo del fatturato vicino al 50%, per non parlare delle difficoltà nel gestire l’enorme mole di pratiche burocratiche alla quale si aggiungono tutte le nuove norme relative all’emergenza sanitaria”.

Così Enrico, con alle sue spalle una stampa della Ghirlandina in bella mostra, perché l’imprenditore emiliano ama la sua terra e sente di farne parte. Continua: “Noi della famiglia non prendiamo alcun compenso, stiamo dando il massimo per salvaguardare l’azienda e i posti di lavoro, ma il futuro è incerto, ci vorrebbe la sfera di cristallo per capire che situazione ci sarà tra qualche mese”.

La burocrazia è certamente uno dei fardelli più pesanti, a questo fardello si aggiunge una sorta di mancanza di fiducia reciproca tra Stato e tessuto imprenditoriale. Conclude Enrico: “Seguo quotidianamente ciò che accade, sia sui giornali che dalla prima linea. L’impressione è che ci sia una sorta di mancanza di fiducia reciproca tra le imprese e il Governo e questo sicuramente non aiuta, è una situazione da risolvere perché così non si va da nessuna parte”.

Burocrazia insostenibile e una sorta di distanza incolmabile tra mondo del manifatturiero e governo, queste le problematiche evidenziate da Enrico Malagoli.

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Dispiace vedere che, nonostante tutto, a ricevere aiuti e prestiti garantiti dallo Stato siano ancora delle multinazionali con sedi in tutto il mondo

L’amarezza e la delusione albergano sovrane anche tra le parole di Antonella Carani, una donna che si è fatta largo nel mondo della metalmeccanica, mondo che ancora oggi è dominato dagli uomini. Antonella Carani ha parlato a lungo di diverse problematiche, come potrete vedere nel video con l’intervista integrale, ma di certo queste parole pesano come macigni.

Ci dice: “La maggior parte delle aziende di piccolo calibro ha anticipato la cassa integrazione, noi non siamo delle multinazionali, conosciamo nome, cognome e storia di ciascuno dei nostri dipendenti e vi assicuro che la situazione è umanamente difficile. Dispiace vedere che, nonostante tutto, a ricevere aiuti e prestiti garantiti dallo Stato siano ancora delle multinazionali con sedi in tutto il mondo mentre a noi nessuno tende una mano, anzi. Sono ancora più arrabbiata nel notare che, nella squadra che si accinge a ricostruire il paese mancano le donne, ancora una volta siamo in questa situazione sintomo che il Paese in cui viviamo è davvero arretrato. Non solo, noi imprenditori stiamo facendo di tutto per tenere in piedi le nostre attività, ancora una volta stiamo reinvestendo tutto nonostante le cicatrici ancora da sanare del 2011, ma quanto possiamo resistere? Rischiamo di vedere una Via Emilia vuota, con tante aziende scomparire nel nulla”.

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I miei clienti sono tutti agricoltori e faticano a trovare operai agricoli, problema che mette a dura prova uno dei settori più importanti. Eppure paghiamo 1 milione di redditi di cittadinanza…

Non ha buone notizie per noi nemmeno Marco Vanzini della Scova Impianti, azienda con 25 dipendenti che si occupa di impianti di irrigazione e di attrezzature per il mondo dell’agricoltura.

Racconta: “La situazione è chiara, basti pensare alla beffa del click day, quello per ricevere degli aiuti per acquistare dispositivi per la sicurezza individuale. Noi ci siamo collegati, ma i fondi erano già terminati dopo pochi secondi. Mi scappa da ridere, ma che metodo è questo? Con quale criterio si danno questi fondi? Vince il più lesto a cliccare sul portale? Noi siamo rimasti sempre aperti, perché l’agricoltura non si può fermare, e siamo una di quelle aziende che ha acquistato le mascherine a caro prezzo, pagandole a peso d’oro, ma erano essenziali. Quella giornata del click day è la conferma che certi metodi vanno rivisti”.

Vanzini ci parla anche del mondo dell’agricoltura, parlando di uno dei problemi che alimentano la discussione pubblica: “I miei clienti sono tutti agricoltori e faticano a trovare operai agricoli, problema che mette a dura prova uno dei settori più importanti. Eppure paghiamo 1 milione di redditi di cittadinanza, ora capisco che il problema sia più complesso, ma comunque credo che ci sia un problema alla base, o no?”.

La banca deve tornare a fare la banca, senza questo rapporto il nostro tessuto imprenditoriale è destinato a lacerarsi e a scomparire.

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La banca deve tornare a fare la banca, senza questo rapporto il nostro tessuto imprenditoriale è destinato a lacerarsi e a scomparire

Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Canova, imprenditore metalmeccanico come gli altri, uno che conosce il mondo del lavoro e che parla senza peli sulla lingua.

Sbotta: “Il problema principale? Parliamo troppo delle grandi aziende mentre l’Italia siamo noi, il problema è che se chiude una piccola impresa nessuno se ne accorge. Chiaro che, il problema principale, è la difficoltà con la quale noi abbiamo accesso al credito. La banca deve tornare a fare la banca, senza questo rapporto il nostro tessuto imprenditoriale è destinato a lacerarsi e a scomparire. Impresa e istituto di credito devono tornare a parlare la stessa lingua altrimenti è finita per tutti. A ottobre? Prevedo diverse difficoltà, molte aziende passeranno tempi difficili perché oggi stiamo evadendo gli ordini di febbraio mentre le nuove commesse tardano ad arrivare ed inoltre molti colleghi della zona mi raccontano di ordini annullati o posticipati”.

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Per l’autunno? Prevedo diverse chiusure, disoccupazione in aumento e con diversi problemi sociali

Chiude la nostra mattinata lungo la via Emilia l’imprenditore Gianluca Lambertini, che dirige una solida azienda che produce minuteria metallica, la Washers. Lambertini ha scommesso molto sull’estero e sull’internazionalizzazione aprendo anche una filiale in Marocco.

Dice: “L’internazionalizzazione della piccola e media impresa certamente sarà da rivedere, ci saranno enormi difficoltà ma non vedo altre vie d’uscita se non puntare tutto sul mercato estero. Per l’autunno? Prevedo diverse chiusure, disoccupazione in aumento e con diversi problemi sociali. L’unico lato positivo è che, quando il mondo è diventato improvvisamente grande, molte aziende del nord Europa hanno rinunciato a cercare prodotti in Asia e si sono arrangiate con quello che trovavano in Europa, trovando tempi di spedizione certi, una qualità decisamente più alta a prezzi comunque onesti e questo può dare il via ad una nuova era del manifatturiero in Italia, ma per riuscirci bisogna arrivare sani e salvi al 2021 e ad oggi non è così semplice per tutti”.

Il video con le interviste, montaggio a cura di Francesca Iattici:https://www.youtube.com/watch?v=ezdTP3WsQg8&feature=emb_title

Iniziativa a cura di www.tgimprese.com