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Vezzano, ci sono 57 anziani positivi nella Rsa “Le Esperidi”

20 aprile 2020 | 16:58
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Vezzano, ci sono 57 anziani positivi nella Rsa “Le Esperidi”

I sindaci Olmi, Vescovi e Giberti: “Nessuno caso nelle strutture di Albinea e Quattro Castella. Il sistema fin da subito ha reagito con professionalità per ridurre il rischio”

REGGIO EMILIA – “Ad oggi ad Albinea Insieme Casa Cervi e al Pensionato San Giuseppe di Quattro Castella non risultano casi di ospiti positivi. Alle Casa residenza anziani Le Esperidi di Vezzano, nell’arco di pochi giorni, un alto numero di ospiti sono risultati positivi, in tutto 57, di cui solo 9 sintomatici al momento, 11 sono negativi e 4 sono in attesa del risultato del tampone. Le famiglie sono state prontamente informate e il personale della struttura così come il sindaco rimane in contatto con loro”.

Lo comunicano i sindaci Alberto Olmi (Quattro Castella), Stefano Vescovi (Vezzano sul Crostolo) e Nico Giberti (Albinea). Scrivono i tre primi cittadini: “Se è necessario dare i dati, è anche giusto raccontare ciò che sta dietro a quei numeri. Nella nostra esperienza non ci sono case protette senza casi ‘buone’, e case protette con casi di contagio ‘cattive’. C’è un sistema che sin da subito ha reagito con professionalità per ridurre il rischio. Perché è un interesse comune, di operatori, gestori e famiglie quella di preservare la salute degli anziani e avere una casa senza contagio. Ma in cui, come nelle nostre case, il contagio a volte può entrare. C’è un dialogo continuo tra la direzione delle case protette, i sindaci, l’ASL per far fronte ai problemi che ogni giorno sorgono, e pensare a soluzioni coordinate. E ci sono tanti operatori che hanno risposto con grande dedizione e umanità a una emergenza che li ha visti protagonisti al pari del personale sanitario per continuare, accettando il rischio che ciò comporta per s e la propria famiglia, il lavoro di cura verso chi è più fragile”.

Continuano i tre sindaci: “A nome della comunità tutta vogliamo perciò esprimere vicinanza alle famiglie e agli ospiti, e la nostra riconoscenza verso gli operatori delle case protette e dei servizi domiciliari dei nostri tre comuni per ciò che quotidianamente fanno per i nostri anziani, in circostanze chiaramente straordinarie, dovendo aggiungere alle normali difficoltà che tutti i lavori di cura presentano anche la complessità creata da un virus ad alta contagiosità. Il nostro grazie è rivolto a tutte le operatrici e gli operatori socio sanitari, al personale infermieristico, a quello ausiliario e amministrativo, a chi ha un ruolo di guida e coordinamento e a tutti coloro che continuano a svolgere con dedizione e senza clamori un lavoro di cura e di servizio”.

Olmi, Vescovi e Giberti fanno notare come nelle tre strutture “dall’inizio dell’emergenza sono state adottate misure via via più stringenti per limitare i rischi di contagio e preservare la salute degli ospiti che vi vivono e degli operatori che vi lavorano. Dalla riduzione fino alla totale sospensione delle visite di amici e familiari a fine febbraio, a sistemi per gestire in sicurezza l’arrivo di fornitori e approvvigionamenti, all’adozione di nuovi protocolli a seguito delle raccomandazioni sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale emanati dall’Istituto Superiore di Sanità e ASL regionale, al difficile reperimento dei DPI, ai sistemi di monitoraggio quotidiani della temperatura corporea per ospiti e lavoratori, alla creazione di zone di quarantena per pazienti covid, sospetti covid o in isolamento precauzionale, alla formazione del personale svolto da una equipe medica dell’ASL sul corretto utilizzo dei presidi e sul rafforzamento delle procedure interne. Tutte queste azioni sono state intraprese mentre aumentavano gli sforzi del personale per far sentire gli ospiti meno soli, facilitando attraverso gli strumenti tecnologici la comunicazione con le famiglie, rafforzando l’animazione interna e l’assistenza psicologica”.

Concludono i tre sindaci: “Tutte le nostre tre strutture per anziani quindi hanno sin da subito compreso la serietà della situazione e preso misure per ridurre la possibilità di contagio. Ma le case protette non sono immuni. Sono un luogo comunitario, dove il distanziamento fisico non è praticabile, perchè ci si prende cura di persone non autosufficienti. E il virus, è bene ricordarlo, colpisce chi abita in una casa protetta così come sta colpendo chi vive a casa, molto spesso anziani, con tante situazioni a domicilio in cui, nonostante le precauzioni prese, interi nuclei familiari risultano positivi”.