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Storia di Luciano, quando l’affetto sconfigge il Coronavirus

5 aprile 2020 | 15:18
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Storia di Luciano, quando l’affetto sconfigge il Coronavirus

L’anziano istruttore di guida, contro ogni pronostico, ce l’ha fatta e ora è tornato nella sua casa di riposo

REGGIO EMILIALa signora Norma Guerrini ci scrive per raccontare una storia a lieto fine in questo periodo tragico. La storia di Luciano che, scrive la lettrice, “fa bene al cuore e a quel senso di comunità che la vicenda del virus Covid-19 si spera abbia risvegliato nella popolazione”.

Luciano probabilmente è conosciuto da molti carpigiani e correggesi, perché abita a Carpi da tantissimi anni e, per altrettanto tempo, è stato l’istruttore di guida, per antonomasia, a Correggio. Molte generazioni di Correggio hanno preso la patente con Luciano.

Luciano è sempre stato una persona positiva, altruista e politicamente impegnata. Da completamente autosufficiente che era, a ottobre 2019 è stato colpito da una profonda emorragia cerebrale che lo ha reso paralitico nella parte destra del corpo e muto. Tuttavia, pienamente in possesso della memoria, della personalità e di tutte le facoltà mentali.

Da allora ha iniziato un percorso di recupero in una Casa Protetta della zona: un luogo dove lavorano professionisti fantastici. Alla voce “fare la differenza” del dizionario sarebbe corretto trovare i nomi di tutti gli operatori che lavorano li, che erogano cure e assistenza in un clima sereno e ricco di affetto, dove la dignità della persona viene indiscutibilmente messa al primo posto nella scala dei valori.

Pur con la frustrazione degli esiti dell’emorragia, Luciano si è rimesso in pista. Fa fisioterapia con sottofondo musicale dei Rolling Stones, sfoglia riviste di auto d’epoca, legge il quotidiano tutti i giorni, guarda la televisione, gioca a carte e a sua volta tiene compagnia agli altri ospiti e operatori suoi amici.

Fino al 19 marzo 2020, quando, in piena pandemia Covid, arrivano i primi sintomi di una patologia che per gli anziani è letale. Arriva il ricovero in ospedale e arrivano giorni in cui eravamo perfettamente coscienti che un uomo anziano, affetto da patologie polmonari e con tutti gli esiti dell’emorragia cerebrale di pochi mesi prima, è il tipico caso che la Letteratura Scientifica ti consegna come perso.

Arriva la difficoltà nel poter comunicare con lui. Il figlio consegna un telefono al personale del reparto. Sono giorni difficili, dove lo puoi vedere per pochi minuti e trarre le tue conclusioni sul suo andamento in base all’impressione che ti ha fatto durante la videochiamata dell’unico infermiere che si è preso del tempo per farla. Ascolti il telegiornale e ti senti addosso il dolore degli altri.

Viverlo sulla tua pelle è tutta un’altra sensazione. Viverlo da fuori non trasmette appieno la sensazione di dolore dell’essere gravemente malati in solitudine. Lo stesso dolore che provano i tuoi parenti al di là degli schermi. Non sapremo mai se è stata la tempra del buon sangue emiliano di Luciano o la sua voglia di vivere e lottare perché sapeva che dall’altra parte delle barricate l’affetto dei suoi familiari e dei suoi amici lo stava supportando, ma Luciano sta guarendo dalla polmonite interstiziale da Coronavirus.

Nei giorni del ricovero, durante le videochiamate abbiamo sempre esortato Luciano a tenere duro, ricordandogli le persone, e le cose che lo stavano aspettando dopo la sua dimissione. Contro ogni previsione scientifica e statistica Luciano è tornato nella sua Casa Protetta dove, dopo un periodo di ulteriore ripresa dall’ospedalizzazione, riprenderà il suo percorso di recupero e la sua nuova vita lì. Circondato dal nostro affetto e da quello dei suoi amici.

La storia di Luciano non vuole essere la storia di un miracolo, ma il racconto di una storia andata a lieto fine contro ogni previsione. La sua storia va raccontata per ricordarci che possiamo e dobbiamo tornare a gioire per ciò che alla fine, anche nella sfortuna, va bene. Per reimpossessarci dell’importanza degli eventi che hanno un esito positivo, soffermandoci a riflettere sul loro valore.

Ci siamo ritrovati increduli davanti a questa guarigione e l’unica spiegazione che ci siamo sentiti di dare è che Luciano, attraverso lo schermo di un telefono si sia sentito pensato ed esortato. Sentirci pensati è una delle sensazioni più potenti che abbiamo per essere felici.