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Mauro Del Bue: “Runner, dagli all’untore”

4 aprile 2020 | 17:16
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Mauro Del Bue: “Runner, dagli all’untore”

L’ex assessore e parlamentare socialista: “Impedire di correre é come impedire a una persona di andare in farmacia”

REGGIO EMILIAImpedire di correre é come impedire a una persona di andare in farmacia. Sì, perché la corsa, quando non é competitiva, è una cura. Anzi correre é un farmaco gratuito che non necessita di una farmacia. Ovviamente in solitario, oggi, come prevedono le norme approvate dal governo e, per di più, nel raggio di duecento metri da casa, come opportunamente si precisa nell’ultimo decreto.

In queste settimane si sono dipinti i runner (che brutto nome), diciamo i podisti o gli aspiranti tali, come dei pericolosi portatori di virus, o quanto meno delle persone insensibili nei confronti dei tanti che lottano con la morte e dei numerosi eroi che dalla corsie di ospedale si battono, spesso a rischio della vita, per strappare al pericolo di una fine drammatica i malati. In mezzo a noi ci sono tanti volontari che stanno facendo appieno il loro dovere.

I gruppi podistici e i semplici appassionati di podismo sono stati attivi e presenti in tutte le emergenze nazionali. Dobbiamo ripetere poi che la corsa che affievolisce l’ansia, che abbatte la depressione, che previene l’infarto e l’ictus toglie dagli ospedali molti letti che possono servire oggi per malati più gravi. Per questo, nel difendere un diritto che non solo non produce effetti negativi, ma ne crea di positivi, fino a plasmare un carattere migliore e più generoso, magari oggi utile anche per togliere dalle ambasce famigliari ed amici in queste cupe giornate d’isolamento, ho deciso di scrivere.

Perché non sopporto l’immagine che di noi qualche televisione, nonché taluni amministratori e medici, hanno abusivamente dato, come fossimo presuntuosi fuorilegge che a rischio di contagio scorazzano per le città italiane. Quel che mi pare assurdo é la criminalizzazione della corsa. Se vado a far la spesa di passo bene, se accelero e trotterello corro il rischio di essere insultato. E questo altro non é che la conseguenza della semina prima ricordata.

Forse un mondo in cui lo sport praticato, compresa la corsa, acquistasse una dimensione di massa potrebbe essere maggiormente avvantaggiato nel combattere questa ed eventuali ulteriori epidemie, e sarebbe migliore per i valori di lealtà e di generosità che lo sport immancabilmente si porta con sé. Altro che untori, signori, miei.

Mauro Del Bue