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Legame Covid-smog, lo scienziato: “Nel mondo ci danno ragione”

29 aprile 2020 | 14:43
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Legame Covid-smog, lo scienziato: “Nel mondo ci danno ragione”

Lo dice Leonardo Setti, biochimico e ricercatore dell’Alma Mater di Bologna che aggiunge: “Ma la Regione Emilia-Romagna è scettica su questo punto”

REGGIO EMILIA – Sullo studio che teorizza il legame tra smog e diffusione del covid-19 “il confronto e’ aperto con gli scienziati di tutto il mondo. E le risposte che ci danno dicono e’ che e’ plausibile”. Lo rivendica Leonardo Setti, biochimico e ricercatore dell’Alma Mater di Bologna, fra gli autori del ‘position paper’ diffuso nelle settimane scorse dalla Societa’ italiana di medicina ambientale, che mette in relazione appunto il livello di inquinamento sulla Pianura Padana con l’esplosione dell’epidemia da coronavirus.

“Che il particolato diffonda il virus nell’aria a chilometri – precisa Setti, sentito oggi in commissione Ambiente del Comune di Bologna – noi stessi diciamo che non e’ cosi'”. Altra cosa invece e’ dire che il covid-19, “interagendo col particolato, puo’ portare la contaminazione anche a sei o sette metri di distanza, come dicono altri studi”. Su questo, afferma il biochimico, “il confronto e’ aperto con gli scienziati di tutto il mondo e le risposte che ci danno dicono che e’ plausibile”.

Quindi lo studio “va approfondito – sottolinea Setti – il nostro obiettivo era aprire una discussione su questo e dare modo a tutti gli scienziati di lavorare su questi elementi”. La ricerca continua pero’ a non convincere la Regione Emilia-Romagna, come ribadisce anche Paola Angelini, tecnico dell’assessorato alla Sanita’ di viale Aldo Moro.

“Abbiamo valutato di scarso interesse, allo stato attuale delle conoscenze, uno studio sul trasporto del covid per mezzo del particolato – spiega Angelini, anche lei in collegamento con la commissione di Palazzo D’Accursio – al momento ci sembra un’ipotesi scientifica di scarso interesse: aver trovato tracce genetiche del virus nel particolato ci da’ informazioni sulla sua presenza, ma non sulla carica infettiva e sulla quantita’ di virus necessaria per far partire l’infezione”.

Secondo la Regione, invece, e’ “piu’ interessante studiare se le nostre popolazioni piu’ esposte all’inquinamento sono piu’ suscettibili all’infenzione e se su di loro il virus ha effetti diversi”. Per questo, insieme alle altre Regioni del Bacino Padano, l’Emilia-Romagna ha dato il via a uno studio sia sugli effetti del lockdown sui livelli di smog sia, dal punto di vista epidemiologico, sull’aumento del rischio sanitario dovuto agli effetti dell’inquinamento atmosferico. E’ proprio la concentrazione di sostanze nell’aria della Pianura padana ad aver spinto i ricercatori della Sima ad avviare lo studio.

“Dove c’e’ stata una maggiore virulenza del covid c’erano anche livelli di inquinamento piu’ elevati – ricorda Setti – e abbiamo cercato una correlazione tra questi fenomeni”. Nelle settimane scorse, quindi, “siamo usciti con un ‘position paper’ perche’ i decisori politici avessero ulteriori elementi da tenere in considerazione nelle decisioni da prendere, in base al principio di precauzione”.

Secondo il modello proposto nello studio, continua Setti, le piccole goccioline di saliva contenenti il virus “possono legarsi nell’aria con il particolato di dimensioni simili. Sappiamo che ci sono virus che si muovono attraverso l’aerosol e sappiamo che il microbioma nel particolato contiene fino al 4% di rna virale- continua il biochimico- sulla base di questo abbiamo detto che e’ ragionevole pensare che ci sia una diffusione del covid” per mezzo delle polveri sottili.

“Se poi il modello e’ sbagliato o giusto, solo la scienza lo dira’”, aggiunge Setti, ricordando pero’ i recenti risultati di una seconda fase dello studio, che ha trovato la presenza di tracce del virus nel particolato analizzando alcuni campioni presi dalle centraline dell’aria di Bergamo (fonte Dire).