I sindacati a Storchi: “La salute dei reggiani al primo posto”

2 aprile 2020 | 17:21
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I sindacati a Storchi: “La salute dei reggiani al primo posto”

Cgil, Cisl e Uil: “Utilizzare in modo distorto i codici Ateco rischia di aprire una voragine nelle misure governative di contenimento del contagio. Prima di mandare le autocertificazioni alla Prefettura è necessario il confronto sindacale con i lavoratori, i delegati e il sindacato”

REGGIO EMILIA – “Aprire le tutte aziende da lunedì significa chiedere ai lavoratori di correre un rischio e questo rischio va limitato e ridotto al minimo. Utilizzare in modo distorto i codici Ateco dei clienti rischia di aprire una voragine nelle misure governative di contenimento del contagio. Per evitare uno scontro sociale in città è necessario il dialogo. Per questo prima di mandare le autocertificazioni alla Prefettura è necessario il confronto sindacale con i lavoratori, i delegati, il sindacato”.

Lo scrivono i tre segretari dei metalmeccanici Giorgio Uriti, Simone Vecchi e Jacopo Scialla, rispettivamente di Fim Fiom Uilm, che stamattina hanno inviato una lettera a Confindustria provinciale in merito alla spinosa questione aperture delle aziende sul territorio. Una lettera in cui i sindacati metalmeccanici avanzano la proposta di un accordo quadro provinciale per condividere uno schema di confronto preventivo con i rappresentanti sindacali all’interno delle imprese che, di fronte alla volontà di queste di riprendere o continuare l’attività, metta al primo posto la salute pubblica e la salute dei lavoratori.

I tre sindacalisti ricordano che nelle settimane scorse “costruttive relazioni industriali nella provincia di Reggio Emilia hanno dato positivi frutti nell’applicazione dei contenuti del Protocollo del 14 marzo nella stragrande maggioranza delle imprese metalmeccaniche ancor prima della firma del protocollo stesso. Questa positiva esperienza crediamo che vada valorizzata e allargata”.

In sostanza i tre sindacati auspicano che “la progressiva riapertura delle attività avvenga senza atti unilaterali da parte delle imprese, senza scorciatoie legali che mettano i lavoratori e i loro rappresentanti di fronte a dati di fatto a cui poter rispondere inevitabilmente solo con ulteriori atti unilaterali”.

E aggiungono: “Proponiamo, con questa lettera, un accordo quadro provinciale da applicare in ogni azienda con la previsione della convocazione delle rappresentanze sindacali unitarie presenti in azienda prima di qualsiasi comunicazione alla Prefettura. In questo confronto riteniamo necessario che le rappresentanze dei lavoratori possano avere cognizione di queste informazioni, nell’ottica della massima trasparenza e responsabilità reciproca: 1. La volontà di continuazione/apertura di attività o di sua estensione. 2. Le motivazioni alla base di questa volontà, in particolar modo le filiere considerate essenziale in cui l’azienda avrebbe l’obbligo di fornire la propria attività/prodotto al fine di garantire i settori farmaceutici/sanitari/alimentari. 3. Il numero di addetti e le funzioni eventualmente coinvolte in questa attività. 4. I tempi, relativamente alla realizzazione/consegna di quegli ordini specifici. 5. La comunicazione che si vuole inviare alla Prefettura di Reggio”.

E concludono: “In quest’ottica, riteniamo inoltre fondamentale che le direzioni aziendali convochino il Comitato di verifica del protocollo del 14 marzo 2020 per valutare congiuntamente la garanzia di tutte le condizioni di necessarie alla sicurezza dei lavoratori (distanziamento sociale, presenza dpi, presenza igienizzanti etc) comunicando inoltre ai presenti il numero di persone fino a quella data contagiate in azienda, prima di riaprire o estendere le attività produttive e quindi comunicare ai singoli lavoratori la ripresa. Riteniamo infine che tutti i Gruppi e/o le aziende che fino ad oggi hanno già comunicato alla Prefettura di Reggio Emilia la volontà di riprendere le attività produttive, possano e quindi debbano impegnarsi a ricondurre le proprie scelte all’interno di un alveo di relazioni industriali corrette e responsabili evitando quindi atti unilaterali che oggettivamente oggi faremmo fatica a comprendere e che sicuramente non verranno condivise”.