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Coronavirus, sono saliti a 200 gli anziani morti nelle case protette

30 aprile 2020 | 19:38
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Coronavirus, sono saliti a 200 gli anziani morti nelle case protette

Il 40% dei decessi nella nostra provincia è purtroppo relativo a persone ospitate nelle Cra. I contagiati sono invece 659

REGGIO EMILIA – Sono 200 gli anziani deceduti nelle case protette della nostra provincia su un totale di circa 3mila presenti in queste strutture, pubbliche e private, prima che esplodesse la pandemia. Il dato è stato fornito dalla dottoressa Elisabetta Negri, direttore Attivita socio-sanitarie del distretto Ausl di Reggio Emilia ascoltata questa sera (in videoconferenza) dalla commissione speciale sull’emergenza Covid del Consiglio comunale. La Negri ha precisato che dei duecento ce ne sono 184 con tampone positivo che ha confermato l’infezione e 16 con sintomi sospetti riconducibili a Coronavirus. Gli anziani positivi presenti nelle Cra (Case residenze anziani) sono attualmente 659.

Il dato risalente al 7 aprile, fornito sempre dalla Negri, era di 153 decessi e 607 anziani positivi. Sono purtroppo morti, dunque, nell’arco di tre settimane, altri 50 anziani nella nostra provincia, mentre ne sono rimasti contagiati altri 50. I decessi che si sono verificati nella nostra provincia sono attualmente 525. Si può quindi dire che circa il 40% è relativo ad anziani ospitati nelle case protette.

Ha detto la dottoressa Negri: “Abbiamo sottoposto a tampone moltissimi ospiti delle Cra e molti di loro, per fortuna, si stanno negativizzando. Si cominciano a intravvedere delle prospettive positive all’interno di queste strutture. Abbiamo allestito delle zone rosse e questo è stato molto importante per affrontare il virus. Come azienda abbiamo insistito molto su un lavoro congiunto con le strutture e sulle modalità di gestione di questi spazi. Abbiamo supportato le strutture anche con degli specialisti. Faremo tesoro di queste esperienze. Negli ultimi tempi, avendo rallentato il ritmo dei ricoveri ospedalieri, ne abbiamo approfittato per sollevare le strutture e ospitare gli anziani positivi all’interno degli ospedali. In particolare nella struttura di Albinea”.

Prima della dottoressa Negri aveva preso la parola la dottoressa Cristina Marchesi, direttore sanitario dell’Ausl, che aveva detto: “I contagi oggi si verificano principalmente nelle Cra e nei domicili. Stiamo lavorando in modo puntuale, come dei detective, su tutti i casi positivi con un’indagine epidemiologica per individuare i contagi lontani nel tempo. Stiamo indagando nella vita delle persone per cercare di stroncare il più possibile le trasmissione del contagio, sia nell’ambito familiare che in quello lavorativo. Dal 4 ripartiranno molte attività e non vi nascondiamo una preoccupazione. D’altro canto alla Fase due bisognava arrivarci e questo ci costringe a stare alla finestra per vedere cosa accadrà dopo il 4, perché potremmo avere un nuovo picco”.

Ha aggiunto la Marchesi: “Abbiamo verificato che l’isolamento domiciliare, spesso, non è rigido come dovrebbe essere. Stiamo proponendo molto gli hotel per un isolamento corretto. Abbiamo una squadra di persone che lavorano per gli hotel per valutare gli ingressi e per fornire assistenza medica dentro quelle strutture. Teniamo monitorata la salute delle persone negli hotel. Mandiamo le Usca (Unità speciali di continuità assistenzale) per garantire un monitorggio corretto. C’è ottimismo per il futuro, ma sempre con una grande attenzione a quello che potrebbe accadere”.