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Coronavirus, guariti in 57mila in Italia: è record

23 aprile 2020 | 19:55
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Coronavirus, guariti in 57mila in Italia: è record

Borrelli: “Dati confortanti”. Tamponi a oltre un milione di italiani. In Lombardia dimezzate le terapie intensive e nuovi casi in calo a Milano. Medici del lavoro: abilitateci fare tamponi ai lavoratori

REGGIO EMILIA – Sono 57.576 i guariti dal Coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 3.033. E’ il numero più alto dall’inizio dell’emergenza, mentre l’aumento ieri era stato di 2.943. Il dato è stato reso noto dalla Protezione civile. Continua, per il quarto giorno consecutivo il calo dei malati di coronavirus in Italia. Sono 106.848 gli attualmente positivi, 851 in meno di ieri. E’ il calo maggiore dall’inizio dell’emergenza.

Prosegue ancora il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus. Ad oggi sono 2.267, 107 in meno rispetto a ieri. Di questi, 790 sono in Lombardia, -27 in meno rispetto a ieri. Dei 106.848 malati complessivi, 22.871 sono ricoverati con sintomi, 934 in meno rispetto a ieri e 81.710 sono quelli in isolamento domiciliare.

Sono 25.549 le vittime per coronavirus in Italia, con un incremento di 464 in un giorno. Ieri l’aumento era stato di 437. Sono oltre un milione gli italiani che sono stati sottoposti a tampone. Dai dati della protezione civile emerge che gli esami effettuati fino ad oggi sono stati infatti 1.579.909 che hanno riguardato complessivamente 1.052.577 persone. L’incremento del numero dei tamponi rispetto a ieri è di 66.658.

Per la prima volta i “numeri sono particolarmente confortanti: il numero di dimessi e guariti supera il numero di nuovi casi nel Paese”, ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli facendo il punto sui dati del contagio in conferenza stampa.

L’ ‘R con zero’, l’indice di contagiosità del coronavirus, è sceso ad una percentuale compresa tra lo 0,5 e lo 0,7. Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli in conferenza stampa alla protezione civile. Locatelli ha anche sottolineato che a partire dal 5 aprile, “con la sola eccezione di una giornata, c’è stata una riduzione del numero dei pazienti ricoverati. E dal 3 aprile c’è stata costantemente ogni giorno una riduzione del numero dei pazienti che erano ricoverati in terapia intensiva”.

Riaprire le scuole vorrebbe dire riportare l’indice di contagio, l’R con Zero’, ben sopra l’1. Lo ha detto il presidente del Css Franco Locatelli sottolineando comunque che si tratta di un suggerimento del Comitato tecnico scientifico e che la “scelta spetta al ministro e al governo”. “La scelta di raccomandare e di mantenere le interruzioni” delle lezioni, ha spiegato, “è stata dettata dal fatto che la riapertura delle scuole in concomitanza con il ripristino delle attività produttive avrebbe comportato l’andare oltre, e non di poco, l’incide di R con zero oltre l’uno”.

L’estate – ha detto ancora Locatelli – può essere “un momento di recupero dell’attività ludico-sportive” per i bambini, “però scordiamoci i campi estivi e scordiamoci gli oratori, questo deve essere chiarissimo. Ho diverse perplessità su come si possa garantire il distanziamento dei bambini”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Cts Franco Locatelli sottolineando invece che, per quanto riguarda la possibilità di andare nei parchi, anche per i più piccoli, “è una cosa da considerare ma deve avere un accesso contingentato, per evitare le aggregazioni”.

Ci vorranno “dei mesi prima di poter pensare alla commercializzazione di un vaccino” e per capire quanto “potrà durare la protezione”. Lo ha detto il presidente del Css Franco Locatelli sottolineando che “oggi c’è evidenza” che “due potenziali vaccini negli Usa, uno in Inghilterra, uno in Germania e uno in Cina vi è una fase avanzata di sviluppo. Ma deve essere chiaro che ciò non significa affatto un’imminenza di commercializzazione, ma messa a punto di approcci vaccinali in grado di sviluppare una risposta immunologica protettiva per chi verrà sottoposto al vaccino”.