Editoriali

Il Coronavirus fa paura, ma è peggio il batterio dell’indifferenza

4 marzo 2020 | 09:52
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Il Coronavirus fa paura, ma è peggio il batterio dell’indifferenza

E’ questo germe, che sta intossicando le nostre coscienze, quello che dovremmo maggiormente temere e che sta provocando molte più vittime

REGGIO EMILIA – Non è mai stato così straziante e straniante, nel mio mestiere di giornalista, toccare con mano la distanza fra la percezione delle nostre insicurezze e paure e di quelle altrui. Mentre scrivo della paura del Coronavirus che si sta diffondendo in tutto l’Occidente, sullo schermo del mio computer scorrono le immagini e i video di un’umanità disperata che bussa alle porte dell’Europa.

Decine di migliaia di siriani in fuga dalla guerra che si accalcano ai confini della nostra fortezza e vengono presi a bastonate, respinti oltre fili spinati. Bambini che muoiono di freddo nei campi profughi o tentano il suicidio e implorano che i medici gli diano pillole per non sentire la fame. Bombardamenti su Idlib che, ogni giorno, fanno strage di civili.

E io sono qui, al caldo, nella mia casa, che scrivo della nostra paura del Coronavirus e di come un piccolo batterio, che sostanzialmente provoca i sintomi di una grave influenza, sta sconvolgendo le vite dell’intero Occidente e sta mandando a picco l’economia e le Borse. Di là c’è mio figlio, sul divano, al sicuro, che gioca sul Nintendo e affronta la sua seconda settimana a casa da scuola. Mia moglie, insegnante, è pure lei a casa e sta studiando. Non ci manca niente, abbiamo una casa calda e accogliente, un ospedale perfettamente attrezzato, a poche centinaia di metri da qua e il frigo pieno. Nella nostra situazione ci sono milioni di persone. Eppure abbiamo paura.

Quel padre e quella madre siriana, nella loro tenda di rifiugiati da qualche parte, ai confini con la Turchia o sull’isola di Lesbo, scambierebbero volentieri, anche con il rischio di contrarre il Coronavirus, la loro condizione con la nostra. Due genitori che guardano dormire i loro figli piccoli al freddo e non sanno se riusciranno a passare la notte, non credo che si preoccuperebbero troppo di questo piccolo batterio. E allora penso che questa paura, di cui tutti soffriamo, abbia qualcosa di osceno. Sì, osceno nel senso di immorale.

Intendiamoci, con il mestiere che faccio lo so benissimo che alla gente interessano molto di più le cose vicine a loro rispetto a quello che sono lontane. Un incidente di metropolitana con due morti a Milano ha più copertura mediatica che centinaia di persone che muoiono sotto le bombe a Idlib. Però, mai come in questo momento, questa mia cinica certezza giornalistica vacilla.

E allora inizio a pensare che ci sia qualcosa di molto peggiore del Coronavirus che, da decenni, si sta silenziosamente infiltrando nelle nostre coscienze occidentali. E’ il virus dell’indifferenza che, unito a quello della paura (non solo del virus, ma anche dell’altro e dell’estraneo), sta intossicando le nostre coscienze e non ci permette di renderci conto che, in realtà, è proprio di questo, ovvero della nostra insensibilità alle sofferenze altrui e del timore dello straniero, che dovremmo avere paura. Sì, perché alla fine sarà, come sempre accade, il virus dell’indifferenza, della paura dell’altro e della guerra, quello che mieterà più vittime.

Paolo Pergolizzi