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Coronavirus, sono 73.880 i malati in Italia: morti in calo

29 marzo 2020 | 19:11
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Coronavirus, sono 73.880 i malati in Italia: morti in calo

Risale il numero dei contagiati. In totale le vittime salgono a 10.779 e sono 13.030 le persone guarite. Il Comitato tecnico scientifico: “Grandi cambiamenti, misure funzionano”. Speranza: ‘Tenere guardia alta’. Boccia: ‘Misure oltre il 3 aprile

REGGIO EMILIA – Secondo i dati della Protezione Civile, sono complessivamente 73.880 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 3.815. Sabato l’incremento era stato di 3.651. Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 97.689.

Sono 10.779 i morti, con un aumento rispetto a ieri di 756. Sabato l’aumento era stato di 889. Sono 13.030 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 646 in più di ieri.

Negli ultimi 3 giorni si è verificato un calo sia del numero delle vittime sia dei ricoveri in terapia intensiva, “grandi cambiamenti nell’ordine del 10-15%” che dipendono dalle “misure messe in atto” e da un “sistema sanitario che sta rispondendo”, ha detto il pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi in conferenza stampa. “Non dobbiamo fermarci ai numeri – aggiunge – ma sono dati che devono far riflettere e ci incoraggiano nel messaggio che con i nostri comportamenti salviamo delle vite”.

“Mi associo all’importante messaggio del ministro Speranza – ha aggiunto Richeldi -, i dati sono un motivo per continuare a comportarci così, ma anche ad essere più stretti. Visti risultati dobbiamo essere ancora più convinti nel rispetto delle misure. La battaglia è molto lunga, non dobbiamo abbassare la guardia. In particolare il calo dei deceduti e dei ricoveri in terapie intensive danno dati solidi e concreti che si riflettono sulla vita dei cittadini”.

Sul coronavirus in Italia “c’è stata una impreparazione inevitabile iniziale: i primi dati molecolari ci dicono che circolasse in Italia i primi giorni di gennaio e il primo caso diagnosticato è del 20 febbraio. Eravamo impreparati, non è colpa di nessuno ed è inutile recriminare”, ha detto ancora Richeldi. Secondo lo pneumologo “ci siamo trovati di fronte a una situazione senza precedenti, a un virus sconosciuto fino a 3 mesi fa”. “I dispositivi di protezione individuale sono una base indispensabile per la protezione degli operatori, ma nelle ultime settimane gli ospedali si sono dotati anche di percorsi dedicati. Non ci aspettavamo così tanti malati e il virus ci ha trovato sguarniti negli ospedali, ora ci sono percorsi pre definiti per i pazienti Covid. Percorsi e procedure sono importanti quanto i dispositivi”.

Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, a “L’Intervista di Maria Latella” su Sky TG24, ha ribadito che “le misure in scadenza il 3 aprile inevitabilmente saranno allungate. I tempi li deciderà, come è sempre accaduto, il Consiglio dei Ministri sulla base di un’istruttoria che fa la comunità scientifica. Penso che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile. Tutti noi vogliamo tornare alla normalità, ma prima dobbiamo riaccendere un interruttore per volta”.

“Siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora”, dichiara il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Si finirebbe – afferma il ministro della Salute – per vanificare quanto fatto fino ad oggi. I sacrifici di queste settimane sono seri”. “Gli epidemiologici affermano che si vedono i primi effetti del contenimento. Non siamo però ancora al cambio di fase. Servirà – avverte – tempo e gradualità”.