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Coronavirus, il contagio rallenta in Emilia-Romagna: ecco i dati

27 marzo 2020 | 16:01
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Coronavirus, il contagio rallenta in Emilia-Romagna: ecco i dati

I nuovi casi, in rapporto ai tamponi eseguiti, sono passati dal 22-23 al 18 per cento negli ultimi cinque giorni

REGGIO EMILIA – Il contagio in Emilia-Romagna sta iniziando a rallentare. I dati che vi forniamo sono stati elaborati partendo dalla piattaforma che Tekapp, un’azienda informatica di Formigine, ha messo a disposizione per illustrare l’andamento del contagio. Abbiamo analizzato i dati, che potete trovare anche qui, raccogliendo le giuste sollecitazioni del sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha fatto notare come non abbia più molto senso l’aggiornamento quotidiano delle cifre sui contagi, vista la difficoltà di interpretarle e, soprattutto, l’impossibilità di sapere davvero quanto sia già diffusa l’epidemia da coronavirus.

Abbiamo così deciso di darvi le percentuali di contagiati rispetto ai tamponi effettuati e di suddividere i dati in pacchetti di cinque giorni dal 24 febbraio al 26 marzo (nel caso del primo pacchetto abbiamo preso i dati di 7 giorni, ndr). Ebbene, il risultato è che osserviamo un andamento percentuale del numero dei contagiati che sostanzialmente, dal 6 al 21 marzo, sta sul 22-23 per cento mentre negli ultimi 5 giorni, dal 22 al 26 marzo, scende al 18%. Questo mostra un rallentamento del contagio che cala del 4% per quel che riguarda i nuovi casi.

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Un altro dato che vi vogliamo offrire, sempre estrapolato dalla piattaforma di Tekapp, è quello complessivo dei contagiati e dei decessi. Il totale di contagiati, in Regione, dall’inizio dell’epidemia, è di 11mila. Al 26 marzo i positivi sono 8850, i deceduti sono 1.174 e i dimessi guariti sono stati 792. Circa il 60 per cento degli attuali positivi, ben 5.195 persone sono in isolamento domiciliare, mentre chi ha bisogno di cure ospedaliere è il restante 40% (una percentuale sicuramente non bassa). Dei 3.655 ospedalizzati sono 301 quelli che hanno bisogno di una terapia intensiva, ovvero quelli molto gravi che rappresentano circa un 3 per cento dei malati.

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