Coronavirus, i piccoli imprenditori: “Fermarci è un lusso che non possiamo permetterci”

18 marzo 2020 | 12:21
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Coronavirus, i piccoli imprenditori: “Fermarci è un lusso che non possiamo permetterci”

Il grido di dolore del manifatturiero: “E’ come il terremoto. Tedeschi e olandesi rescindono gli accordi per andare a cercare fornitori in Polonia, in Ucraina, in Ungheria, in Romania”

REGGIO EMILIA – “Fermarci sarebbe meglio, ma è un lusso che non possiamo permetterci. Tra due settimane, tra due mesi, l’emergenza finirà e la gente si vorrà tornare a lavorare e noi, come sempre, dovremo avere il capannone aperto, gli uffici in funzione, la produzione vivace e le commesse estere vive”.

E’ quel che scrive un gruppo di imprenditori del modenese e del reggiano, proprietari di aziende nel settore manifatturiero.

Continuano: “Ci sono ordini importanti congelati, commesse annullate da parte dei tedeschi e degli olandesi. Temono l’eventuale fermo produttivo e scelgono di rescindere gli accordi per andare a cercare fornitori in Polonia, in Ucraina, in Ungheria, in Romania. E noi? Come faremo a garantire la sopravvivenza delle aziende? La nostra non è cattiveria, non è cinismo. Siamo in ginocchio e rischiamo una situazione simile a quella che ha seguito il sisma, dove tutti smettevano di pagare e le aziende andavano a farsi benedire”.

Fanno presente gli imprenditori: “Il ristorante riaprirà ed io tornerò in quel locale dove sono cliente da sempre, stessa cosa per l’ottico o per il bar vicino alla stazione. Tornerò in quei luoghi, come d’abitudine. Il problema sarà rimpiazzare il cliente di Stoccarda, il cliente di Hannover o quello di Rotterdam, commesse che rappresentano una grande parte del fatturato delle nostre piccole attività”.

Poi gli imprenditori passano a spiegare nel dettaglio la situazione che vivono tutti i giorni: “Chi può aiutarci a tenere in vita l’azienda da casa lavora da remoto, ma noi andiamo tutte le mattine in azienda, in sala di lavorazione, perché dobbiamo portare a termine gli ordini, perché dobbiamo resistere per il bene di tutti. Proprio per questo chiediamo una politica estera più forte, che faccia valere il nostro comparto produttivo, chiediamo maggiore chiarezza e maggiore trasparenza nelle comunicazioni in diretta tv. Chiediamo una mano per poter tenere viva l’occupazione, perché i posti di lavoro vanno difesi”.

La lettera si chiude così: “Oggi ci siamo attrezzati con mascherine e gel disinfettante, con operai che lavorano a grande distanza, in angoli diversi del capannone. Cosa ci aspettiamo per il domani? Noi piccoli imprenditori di provincia siamo tartassati di tasse, ogni giorno, ci auguriamo che questa marea di denaro, in futuro, venga speso anche a favore della sanità e della ricerca, affinché l’Italia si faccia trovare più forte davanti a queste emergenze”.