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Coronavirus, Conte ha firmato il decreto: “chiuse” Reggio Emilia, la Lombardia e altre 14 province

8 marzo 2020 | 07:26
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Coronavirus, Conte ha firmato il decreto: “chiuse” Reggio Emilia, la Lombardia e altre 14 province

Il governo, per fronteggiare il Coronavirus, blinda, da oggi fino al 3 aprile, la vita di 15 milioni di italiani e limita fortemente le attività di altri 45 milioni di cittadini. L’appello del premier: “Entrare nell’ottica della responsabilità, senza furbizie”

REGGIO EMILIA – Da oggi, sostanzialmente, la Lombardia e altre 14 province del nord Italia, si trasformano in Whuan e, a tutta Italia, vengono applicate le stesse restrizioni utilizzate nella provincia cinese dell’Hubei. A notte fonda, in una delle ore più drammatiche del nostro Paese dal Dopoguerra in poi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il decreto che blinda, da oggi fino al 3 aprile, la vita 16 milioni di italiani e limita fortemente le attività di altri 45 milioni di cittadini circa.

Per tutta la Lombardia e per Parma, Piacenza, Rimini, Reggio-Emilia, Modena, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli e Asti c’è il “vincolo di evitare ogni spostamento”. L’ingresso e l’uscita da questi territori sono consentiti solo per motivi gravi e “comprovati”, di lavoro o di famiglia (leggi qui le precisazioni del presidente della Provincia Zanni). Garantita la possibilità di rientro al proprio domicilio per chi era fuori da queste zone quando è stato preso il provvedimento.

Conte ha definito la divulgazione anticipata di questi documenti “inaccettabile”. Tuttavia il testo definitivo presenta solo alcune differenze rispetto alle bozze (in particolare per quanto riguarda le province coinvolte), ma, nella sostanza, i provvedimenti presi sembrano ricalcare quelli che erano già stati diffusi con la bozza anticipata dagli organi di stampa.

Non è un “divieto assoluto”, spiega Conte, “non si ferma tutto”, non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute (e qui non è chiaro se un lavoratore che deve andare in un’azienda in una provincia limitrofa potrà spostarsi o no, ndr). Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.

“Mi assumo la responsabilità politica” delle decisioni che vengono prese in queste ore: “Ce la faremo”, dice Conte a notte fonda. E lancia un appello alla “auto responsabilità”: per fermare il contagio non si può più “fare i furbi”, dice invitando i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni.

Sono le due di notte quando il premier arriva sala stampa di Palazzo Chigi a illustrare le misure. Nel dpcm finale ce ne sono alcune generalizzate per tutta Italia, tra cui lo stop a pub, discoteche, sale gioco e manifestazioni di cinema e teatro. E ce ne sono altre, molto più rigorose, che riguardano un’ampia fascia del nord Italia.

“Non c’è più una zona rossa – spiega il premier – scomparirà dai comuni di Vo’ e del lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l’intera Lombardia e poi le province di Modena, Parma, Piacenza,Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli,Padova, Treviso e Venezia”.

“Qui fino al 3 aprile – per fare solo due esempi – saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro. Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire”.

Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia. E Conte assicura che si lavora anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi annunciato dal governo, incontrerà le opposizioni Ma, sottolinea, è il governo a gestire. Intanto, l’appello ai cittadini è “entrare nell’ottica della responsabilità, senza furbizie” ma accettando qualche restrizione: il governo, assicura Conte, sta facendo la sua assumendo decisioni “coraggiose”.