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Egitto, Ong: “Patrick Zaky picchiato e sottoposto a elettroshock”

8 febbraio 2020 | 19:11
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Egitto, Ong: “Patrick Zaky picchiato e sottoposto a elettroshock”

L’Egyptian initiative for human rights per cui lavora: “Chiediamo il rilascio, basta arresti arbitrari e violenze”. Lo studente dell’Univeristà di Bologna è accusato di sedizione via Facebook. Rischia una condanna per terrorismo

REGGIO EMILIA – “Patrick George Zaky e’ stato picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato in merito al suo lavoro e al suo attivismo. I legali ci hanno assicurato che sul corpo mostra segni visibili delle violenze”. Lo ha riferito all’agenzia Dire l’Egyptian initiative for human rights (Eifr), l’ong per cui il ricercatore egiziano collabora.

“Pubblicazione e diffusione di false notizie sul proprio profilo Facebook”. Questa l’accusa che la magistratura egiziana ha mosso contro Patrick George Zaky. Il giovane studente egiziano di 27 anni e’ stato arrestato giovedi’ all’aeroporto internazionale del Cairo, dove era appena atterrato con un volo partito dall’Italia. Nel nostro Paese e’ iscritto da settembre al master in Gender studies (Gemma) dell’Universita’ di Bologna.

“E’ stato arrestato nella notte tra giovedi’ e venerdi’ al Cairo. Per ore abbiamo perso le sue tracce, non sapevamo chi lo avesse preso ne’ cosa volessero. Non gli hanno permesso di contattare nessuno”, ha confermato Thabit.

Stamattina infine la famiglia, gli amici e i colleghi di Zaki hanno saputo che “Zaky e’ stato trasferito nel commissariato della sua citta’, Mansoura. E’ ancora li’ e lo stanno interrogando”. Finalmente sono stati resi noti i capi d’accusa, con cui e’ stato spiccato un mandato d’arresto nel dicembre 2019, ma di cui lo studente non era a conoscenza. “Patrick e’ stato accusato di diffondere false notizie sui social media, spingere le persone a protestare contro le istituzioni, spingere le persone a sollevarsi contro le istituzioni e usare i social media in modo da danneggiare la sicurezza nazionale”.

Tutti reati, prosegue l’attivista, “che il regime impiega per mettere facilmente la gente in carcere. Eppure- insiste Thabit- non sono accuse fondate: Patrick e’ un ragazzo tranquillo, non ha mai fatto niente di male e non ha precedenti. E’ solo un attivista per i diritti”. Da quando il presidente Abdel Fattah Al-Sisi e’ salito al potere, nel 2013, in molti in Egitto hanno denunciato una stretta alle liberta’ individuali e allo spazio di espressione. Migliaia le persone incarcerate in processi definiti dalle ong come “sommari”.

Ora, Mina Thabit conferma il clima di repressione: “Vengono arrestati attivisti, giornalisti, avvocati o anche persone che non hanno mai partecipato a manifestazioni o attivita’ particolari, solo perche’ non sono dalla parte del governo”. La sensazione, prosegue il responsabile, “e’ che non solo vogliano prevenire critiche e proteste, ma anche punire le persone per il movimento di piazza del 2011”. In quell’anno, imponenti cortei per chiedere riforme democratiche portarono alla caduta del presidente Hosni Mubarak, al potere da trent’anni.

Cosi’, le cause giudiziarie diventerebbero uno strumento di repressione: “Tutti i capi d’accusa contestai a Zaky – avverte Thabit – conducono all’accusa di terrorismo”. Vale a dire, “appartenenza a un gruppo oppure propaganda terroristica”, date le accuse relative alle fake news e al “cattivo uso” dei social network. Per questo, “e’ molto probabile che dopo l’interrogatorio, Zaky sara’ incarcerato”.

Quanto alle notizie che circolano su possibili torture? “Non abbiamo ancora conferme, ma purtroppo – conclude l’attivista – e’ una pratica frequente”.

Il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio sta seguendo con attenzione, attraverso l’ambasciata al Cairo, la vicenda dell’arresto in Egitto di Patrick George Zaky, lo studente egiziano arrestato al Cairo, appena rientrato dall’Italia (fonte Dire).