Diodato: “Taranto c’è in tutto quello che faccio”

28 gennaio 2020 | 14:25
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Diodato: “Taranto c’è in tutto quello che faccio”

Il cantante si racconta alla vigilia del suo terzo festival di Sanremo e presenta il suo nuovo album, “Che vita meravigliosa”, che uscirà nel giorno di San Valentino

SANREMO – “Taranto c’è in tutto quello che faccio, inevitabilmente: è teatro di una faccenda umana, particolare, tragica”. È la sintetica confessione di Antonio Diodato sulla sua Taranto, alla vigilia del suo terzo festival di Sanremo.

“Sono anni che suono al Primo Maggio Tarantino che ha sempre stigmatizzato l’ex Ilva – ha aggiunto – La mia posizione in questi anni è stata chiara: sono successe tante cose positive e un futuro alternativo è possibile, dopo tanti sacrifici; ho faticato a star dietro a tutta questa storia che mi avvelena, anche se lavoro a Milano. La vita degli esseri umani deve essere la prima cosa da salvaguardare, tutto il resto è solo propaganda: non riesco a sopportare più di tanto questi discorsi perché il problema ambientatale è da risolvere e darò il mio contributo con un megafono”.

Questo è il terzo Sanremo per Diodato. “È il terzo in gara – ha ricordato – Tutto è cominciato nel 2014 con “Babilonia” fra i giovani, nel 2018 ho portato “Adesso” insieme a Roy Paci e quest’anno ci sarò con “Fai rumore””.

Di cosa parla questa canzone? “Invito a rompere il silenzio, le barriere delle incomprensioni che amplificano alcune considerazioni – ha riflettuto – Ciò che l’altro può pensare di noi, annulla le distanze e stenta a manifestarsi. Non ho mai scritto pensando di portare una canzone al festival di Sanremo: è successo sempre il contrario e sono state le canzoni a portarmici. Ho scritto “Fai rumore” e quando ho capito di essere riuscito ad esprimere con una certa forza ciò che volevo dire, ho pensato che quello potesse essere il palco giusto per amplificare quel messaggio e in certo senso rendere giustizia a quella musica che dove suonare in un certo modo”.

“Fai rumore” farà parte dell’album “Che vita meravigliosa”. “C’è il vissuto degli ultimi due anni ed è molto personale – ha confidato – Dò uno sguardo ad alcune considerazioni di vita vissuta, a volte intime, sulla società con cui ho interagito in questi anni: ci sono canzoni che provano a raccontare tutto ciò che mi circonda e lo sguardo si allarga al mondo esterno”.

“Che vita meravigliosa” è anche il singolo colonna sonora del film di Ozpetek “La dea fortuna”. “La considero canzone manifesto dell’album – ha sottolineato – Racconto la condizione di navigante disperso in mezzo al mare, in cui talvolta ci si diverte e talvolta se ne ha paura, montagne russe che mi sono scelto per mettersi in discussione. Ho iniziato a raccontare queste sensazioni e il mio editore mi ha parlato di Ozpetek che stava girando il nuovo film: ho sentito che c’era un legame della canzone con il film dopo aver letto la sceneggiatura e il regista se n’è innamorato. Vengo da un percorso molto lungo: sto lavorando in quella direzione forse perché ho studiato cinema, sono amante dei film di Ozpetek e ho sentito una influenza cinematografica in quello che faccio”.

Diodato si era già approcciato al cinema per aver dato il suo contributo alla realizzazione della colonna sonora del film di Daniele Luchetti “Anni felici” interpretando il brano di Fabrizio De André “Amore che vieni, amore che vai”.

L’album “Che vita meravigliosa” esce nel giorno di San Valentino. “Non è un caso perché è un disco sull’amore, cui sono molto attento – ha ammesso – Utilizzo la musica per andarvi in profondità e questa data del 14 febbraio è per omaggiare la musica e l’ondata d’amore di questi giorni”.

Nella serata di giovedì dedicata alla celebrazione dei 70 anni del festival, Diodato propone “24 mila baci” di Adriano Celentano in coppia con Nina Zilli.

“Mi pareva giocare in contrapposizione con il brano che porto in gara – ha fatto notare – Nel 2014 mi sono cimentato con l’album “A ritrovar bellezza” in cover di grandi artisti come Modugno, Dalla, Lauzi, Tenco, Endrigo, Gaber, Bindi e Paoli e non c’era Celentano che credo sia uno dei più grandi artisti in Italia: è anche un omaggio al rock n roll che lui ha portato nel nostro Paese, e poi ha un arrangiamento particolare. Chi è venuto almeno una volta a un mio concerto non sarà sorpreso più di tanto da questa scelta. Ho chiesto a un’artista come Nina Zilli, che stimo e che questa materia la conosce molto bene, di venire a duettare con me”.

Cosa si aspetta Diodato da questo Sanremo. “Mi faccio guidare dal motore della canzone – ha sostenuto – Il suo messaggio è molto presente e l’ho vissuto cercando di portare me stesso, a raccontare la mia musica. Sono già molto contento di come arrivo a questo festival dopo la colonna sonora ne “La dea fortuna” di Ozpetek: si crea quella tensione emotiva che è impossibile da evitare, spero di fare bene, delle buone performance su quel palco e non penso alla gara”.

La copertina dell’album è un’opera di Paolo De Francesco: un disegno di figure retoriche quasi surrealista; c’è un palazzo alveare e una piscina di calma apparente che sta per essere sconvolta da un missile, metafora degli accadimenti, del male e del bene che sconvolgono le nostre vite; sullo sfondo una fabbrica che nell’immaginazione di Antonio richiama l’ex Ilva che ha avvelenato Taranto e per cui si batte assiduamente.