Tentato sequestro di imprenditore, due arresti a Reggio Emilia

12 dicembre 2019 | 12:46
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Tentato sequestro di imprenditore, due arresti a Reggio Emilia

In manette Antonio Cerqua, 56 anni e Salvatore Guzzo, 47 anni. Uno è un autista di Seta. Fermate in tutto undici persone che sono accusate di tentato rapimento in concorso. Secondo l’accusa volevano torturare la vittima per costringerla a fare dei bonifici su conti esteri

REGGIO EMILIA – Due reggiani di origine campana, Antonio Cerqua di 56 anni e Salvatore Guzzo, di 47 anni, entrambi residenti a Reggio Emilia, sono stati arrestati per tentato sequestro di persona a scopo estorsivo e rapina a mano armata in concorso e ora sono nel carcere di via Settembrini. L’operazione,sul nostro territorio, è stata condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Bologna insieme ai colleghi di Reggio che li hanno aiutati per la loro individuazione.

Uno dei due arrestati reggiani, Salvatore Guzzo, considerato dagli inquirenti la mente del gruppo è un autista degli autobus Seta da oltre vent’anni: al termine del proprio servizio alle 22 avrebbe dovuto raggiungere i suoi complici a Milano. Da Seta confermano, in effetti, che “è qualche giorno che non viene a lavorare”.

Come riscontrato dalle indagini, la vittima e’ un imprenditore del settore informatico, residente in centro a Bologna e con uffici commerciali anche a Milano. Il sequestro sarebbe dovuto avvenire nei pressi della stazione ferroviaria, nel tragitto dell’imprenditore da li’ al proprio ufficio.

È quanto emerge sul gruppo smantellato dai carabinieri di Bologna e di Milano, accusato di tentato sequestro di persona a scopo estorsivo in concorso. In questo ambito, nelle province di Milano, Verona e Napoli i Carabinieri del nucleo investigativo di Bologna e della compagnia di Corsico (Milano) hanno dato esecuzione a un decreto di fermo della Procura di Bologna, emesso nei confronti di sei soggetti, e proceduto al fermo di iniziativa nei confronti di altri cinque.

In seguito al decreto questa mattina, a Napoli e a Modena, i carabinieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Bologna, per rapina aggravata in concorso in una sala slot modenese, a carico di sei individui, due dei quali (i reggiani) sono anche destinatari proprio del fermo per il tentato sequestro.

Allo stesso tempo, i carabinieri di Milano hanno proceduto al fermo di quattro napoletani, ossia i soggetti che avrebbero dovuto materialmente eseguire il sequestro dell’imprenditore di Bologna nello stesso capoluogo lombardo. L’obiettivo era quello di costringerlo ad operare transazioni telematiche su conti esteri, per somme che variano da 1,5 a quattro milioni di euro.

A quanto pare, i malviventi avevano pensato a tutto o quasi. Ad esempio, sono stati ritrovati non solo indumenti per camuffare chi avrebbe eseguito il sequestro ma anche oggetti utili a legare e ‘torturare’ la vittima, forzandola a procedere coi bonifici, tra cui bende e anche uno storditore, cosi’ come diverse sue fotografie, oltre che 30.000 euro e distintivi di guardie giurate.

Come spiega il colonnello Pierluigi Solazzo, comandante provinciale dei carabinieri di Bologna, “le indagini di questi mesi hanno dimostrato che siamo di fronte a persone pronte a tutto per raggiungere il loro obiettivo, persone che avevano pianificato nei minimi dettagli il sequestro. Insieme ai carabinieri di Milano, la nostra preoccupazione principale era quella di tutelare la vittima e quindi siamo intervenuti prima della commissione del reato, evitando la moltiplicazione di rischi connessi”.

L’imprenditore in questione era stato individuato perche’ era gia’ conosciuto da alcuni degli indagati, che sapevano delle sue disponibilita’ finanziarie e allo stesso tempo avevano bisogno di rientrare da alcuni debiti verso altri personaggi, sui quali nel frattempo altre indagini stanno tuttora proseguendo.

In tutto questo alcuni componenti della banda sono pure riconducibili o contigui ad alcuni ambienti mafiosi, in particolare al clan Formicola, “ma al momento non si puo’ ricondurre questo progetto criminoso alla criminalita’ organizzata campana in senso stretto”, precisa Solazzo. Il gruppo aveva cercato per oltre un mese e mezzo di individuare un immobile nel territorio bolognese, sia in citta’ sia in provincia, ma dopo aver riscontrato intoppi e difficolta’ logistiche aveva optato per Milano.