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Manovra, ok definitivo della Camera. Conte: “Guardiamo con fiducia al futuro”

24 dicembre 2019 | 14:40
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Manovra, ok definitivo della Camera. Conte: “Guardiamo con fiducia al futuro”

Il premier: “In 100 giorni meno tasse e più soldi a famiglie, sanità, sicurezza”

REGGIO EMILIA – “Via libera alla #Manovra2020. In 100 giorni: meno tasse per i lavoratori, più soldi per famiglie, Comuni, vigili del fuoco, sanità, incentivi alle imprese. Crescita, sostenibilità, ambiente, welfare, lotta all’evasione fiscale: con fiducia guardiamo al futuro dei cittadini”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Nella notte c’è stato, infatti, il via libera definitivo dell’Aula della Camera alla Manovra, su cui il governo ha incassato la fiducia. I voti a favore sono stati 312, 153 i contrari, due gli astenuti. In Aula al momento della votazione era presente il presidente del Consiglio.

A pochi minuti dal voto finale sulla Manovra, durante l’intervento di Leonardo Donno di M5S, i deputati di Fdi hanno esposto uno striscione in Aula alla Camera con la scritta “M5S parlava di rivoluzione, ora pensa solo a mangiare il panettone”. E’ bagarre. Intervengono i commessi. Federico Mollicone, tra i deputati Fdi che espone lo striscione, sale sui banchi ed il presidente Fico lo espelle. Mollicone dapprima fa resistenza, poi viene accompagnato fuori dall’Emiciclo dai commessi mentre la maggioranza urla “Fuori, fuori!”.

Decine di micronorme, molti rinvii e un impegno complessivo passato da 30 a 32 miliardi. Arriva al traguardo la prima manovra giallorossa che blocca 23 miliardi di aumenti dell’Iva, stanzia 3 miliardi per alleggerire le buste paga dei lavoratori con redditi medio bassi, punta sul piano ‘Cashless’ per la lotta all’evasione e lancia il ‘Green new deal’ per la riconversione verde dell’economia.

Una manovra riscritta più volte sia prima di arrivare in Parlamento sia tenendo in stand by i lavori delle Camere per i bisticci in maggioranza, dal carcere per gli evasori alle “microtasse”, e che in gran parte si “vedrà” da metà del prossimo anno in poi: il taglio al cuneo fiscale e la discussa plastic tax, più che dimezzata, arriveranno a luglio, così come la lotteria degli scontrini – che doveva partire a gennaio ma è stata rinviata di sei mesi – e l’abbassamento da 3000 a 2000 euro del tetto al contante. Il superticket sparirà da settembre, la sugar tax partirà a ottobre.

E nel frattempo, a tappe, scatteranno altri rincari di tasse ‘etiche’, da quelle sul gioco d’azzardo al tradizionale aumento sulle sigarette che dal nuovo anno colpirà anche filtri e cartine di chi ‘rolla’ il tabacco. Il governo che ha incassato la fiducia anche alla Camera con 334 sì, qualche defezione nelle file di M5S, Pd e Iv (ma giustificata, assicurano dai gruppi) e un voto finale, in nottata, condito dalle polemiche dei deputati delle opposizioni e l’ostruzionismo in Aula di Fdi, tutti in protesta per i tempi strettissimi e pronti a fare ricorso alla Consulta.

Trovare i soldi per evitare un aggravio dell’Iva da circa 500 euro a famiglia è stato un “piccolo miracolo”, ripete il ministro Roberto Gualtieri, che vede nel voto la dimostrazione che la maggioranza “è solida” e il governo ha un orizzonte “di legislatura” davanti nel quale avviare la tanto attesa riforma dell’Irpef: per ora, comunque, l’Iva non si tocca, anche se si era accarezzata, all’inizio, l’idea di una rimodulazione, che potrebbe essere rispolverata in primavera. Anche perché le clausole restano pesanti, circa 20 miliardi, compreso un rischio stangata sui carburanti da 1,2 miliardi che Gualtieri promette di “eliminare completamente”.

Intanto da gennaio si aprirà il tavolo con le parti sociali per scrivere il taglio delle tasse per i dipendenti: l’ipotesi di partenza è estendere il bonus degli 80 euro ai redditi fino a 35mila euro.

Tre miliardi è anche la cifra che il governo, su spinta del premier Giuseppe Conte, ha annunciato per il “bonus della Befana” che nel 2021 dovrebbe premiare chi, da luglio 2020, paga con carta di credito. Incentivare l’uso delle carte, con una serie di norme inserite nel decreto fiscale che ha viaggiato in parallelo alla manovra, è la leva su cui il governo punta nella lotta all’evasione.

Insieme all’inasprimento delle pene per i grandi evasori, con misure più dure per carcere e confisca. Ma i due mesi della sessione di bilancio si sono concretizzati più fuori che dentro le Aule parlamentari, segnati da tormentati vertici di maggioranza e da liti sulle microtasse, tutte ridotte (sulle auto aziendali praticamente azzerate) o rinviate. A farne le spese sono le tasse sulla “fortuna”. E i concessionari di autostrade, aeroporti e porti, con l’addizionale Ires del 3,5% per tre anni.

Mentre non paga dazio la sanità, che riceve anzi 2 miliardi in più per l’edilizia, e nuove assunzioni oltre allo stop al superticket. Mentre per la famiglia arrivano 600 milioni in più, un piano per gli asili nido, il bonus bebè per tutti e pure un bonus per il latte artificiale per le mamme che non possono allattare. Molte misure saltano, alcune, come il rinvio del mercato libero dell’energia, ripescate nel Milleproroghe, altre, come la legalizzazione della cannabis light che la maggioranza promette di riproporre alla prima occasione tra le proteste, soprattutto leghiste.