Le imprese di Cna investono nelle assunzioni

19 dicembre 2019 | 16:22
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Le imprese di Cna investono nelle assunzioni

Presentati i dati sui fabbisogni professionali. Rinnovato impegno di Cna con l’area Education e Ecipar per azioni formative mirate a colmare il gap tra imprese e mondo accademico

REGGIO EMILIA – Quali sono i reali fabbisogni professionali delle imprese reggiane? Quali profili sono maggiormente ricercati e in quali aree organizzative? Da queste domande ha preso il via la seconda edizione dell’indagine promossa da Cna ed Ecipar, ente di formazione del sistema, per orientare i giovani verso le reali esigenze delle imprese, con la finalità di progettare e realizzare azioni formative mirate e volte alla creazione di profili coerenti con le qualifiche e le specializzazioni più ricercate.

I dati della ricerca sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa alla presenza del presidente Cna Giorgio Lugli, del direttore generale Azio Sezzi e della responsabile Area Education Cna Ughetta Fabris.

Un’occasione per sancire il rinnovato impegno dell’Associazione sui temi formazione e lavoro, come dimostrato dalla creazione una anno fa della nuova area dedicata denominata Cna Education e dai numerosi progetti e accordi di collaborazione siglati con gli Atenei di Modena e Reggio, Parma, Bologna, e i principali istituti scolastici della provincia.

“Il tema della difficoltà di reperire figure professionali adeguatamente preparate – ha spiegato il direttore generale Cna Azio Sezzi, nel corso del suo intervento – e la percezione della distanza tra la scuola e il mondo dell’impresa è stato certamente il più ricorrente nella fase di ascolto degli imprenditori, che ha preceduto la realizzazione del piano strategico Cna 2018-2021. Preoccupa, inoltre, il rischio dell’esaurirsi di alcuni “mestieri” proprio per l’impossibilità di trasmettere i saperi e le competenze ad essi legati alle nuove generazioni. Riteniamo sia un preciso dovere della nostra Associazione colmare questo gap, superare gli stereotipi e dare pari dignità a tutti i mestieri, soprattutto a quelli manuali, depositari del “saper fare” che ci ha resi famosi in tutto il mondo”.

“Cna si è sempre posta come partner di istituti scolastici e Università portando in aula gli imprenditori e nelle aziende gli studenti – ha sottolineato il presidente Cna Reggio Emilia Giorgio Lugli – e abbiamo da subito colto le potenzialità di uno strumento come l’alternanza scuola-lavoro. L’impiego nelle micro e piccole imprese di giovani diplomati e laureati serve anche a facilitare il passaggio verso la nuova “rivoluzione digitale” di cui Cna da tempo si sta facendo portavoce, rafforzando il suo impegno nella diffusione dell’innovazione e della cultura digitale tra gli imprenditori, che non si esaurisce negli obblighi normativi come quello della fatturazione elettronica ormai alle porte, ma apre le porte a nuovi modelli produttivi e gestionali”.

A tal proposito, rispetto alla precedente indagine, sono state inserite anche domande su scuole e Università, per capire la propensione delle pmi reggiane verso questo mondo.

Come ha spiegato Ughetta Fabris: “Sono positivi i dati delle imprese intervistate che confermano l’interesse verso il tema del rapporto con gli Istituti per azioni di alternanza (Pcto) e progetti specifici o sono interessate a prendere contatti (in primis con Istituti tecnici e professionali). Più difficile l’accesso al mondo Universitario per attività di trasferimento tecnologico o tirocini, intra ed extra curriculari. Tra le prossime azioni, quella di lavorare anche su questo filone in sinergia con Ecipar, con attività specifiche sulle tematiche 4.0 e incentivare lo strumento del tirocinio, pensando alle lauree triennali o professionalizzanti”.

I numeri
Il sondaggio è stato effettuato su un panel di 121 imprese appartenenti ai settori manifatturiero (58%), servizi (29%) e costruzioni (13%). Percentuali altissime nell’assunzione di nuovo personale nell’ultimo triennio (il 94% nel settore costruzioni, il 70% nella manifattura, e il 54% nei servizi), principalmente nelle aree di produzione (56%) e amministrazione (16%), anche se più del 50% delle imprese intervistate ha avuto difficoltà nel reperire determinate figure professionali.

Il contratto privilegiato resta quello a tempo determinato (37%), seguito dall’apprendistato (22%) e dall’indeterminato (21%). Il 10% assume tramite tirocinio formativo, mentre solo il 3% privilegia il lavoro occasionale e le partite iva. Considerando che il panel si compone principalmente di aziende piccole che hanno da 0 a 10 dipendenti (54% delle aziende manifatturiere, 69% delle costruzioni, 68% dei servizi), non sorprende il fatto che il 96% degli intervistati abbia risposto che non ci sono figure professionali non più necessarie all’interno delle proprie aziende.

Sempre pensando alla dimensione aziendale, è un bel segnale che il 13% delle aziende stia pensando di assumere nei prossimi 3 anni personale da impiegare nell’area ricerca e sviluppo e il 12% nell’area commerciale/marketing. Si fa sempre più strada l’idea che occorre puntare su innovazione e strategia per rimanere competitivi sul mercato, oltre alla qualità del prodotto/servizio.

La nota dolente arriva con i rapporti con il mondo accademico: l’annosa questione del gap tra sapere e saper fare non sembra preoccupare molto i nostri imprenditori. Gli interessati a collaborare con le scuole per azioni di alternanza scuola-lavoro o progetti specifici sono il 54% delle imprese manifatturiere, il 57% dei servizi e il 44% delle ditte di costruzione.

L’attrazione è ancora meno forte sulle relazioni da avviare con l’Università per la ricerca di profili e/o per progetti specifici: il 69% dei servizi, il 79% della manifattura e ben l’88% delle costruzioni ha risposto di non essere interessato. Ecco che diventa fondamentale l’azione di Cna Education su un duplice fronte: da un lato, occorre agire sui ragazzi per abbattere gli stereotipi sui lavori manuali e sulle piccole imprese che appaiono meno attrattive come brand ma che, grazie al bisogno di flessibilità delle risorse, offrono esperienze di più ampio respiro; dall’altro, attraverso seminari informativi, focus group, corsi di formazione mirati, bisogna stimolare gli imprenditori a ricercare sinergie con scuole e Università per intercettare giovani professionisti e aprire gli orizzonti verso ricerca e innovazione.