Agac infrastrutture, storia di un mutuo pagato a peso d’oro

6 dicembre 2019 | 17:41
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Agac infrastrutture, storia di un mutuo pagato a peso d’oro

La società partecipata dal Comune, per un prestito di 64 milioni del 2005, ne arriverà a pagare ben 26 di interessi, oltre un terzo della cifra inizialmente prestata, fino al 2034. L’assessore Marchi: “Valutiamo un ricorso”

REGGIO EMILIA – Il Comune ci ha informato ieri che “dopo un percorso giudiziale di anni, la pronuncia definitiva sul Lodo (relativo a un derivato stipulato nel 2005 con Unicredit) è avvenuta in questi giorni, con il riconoscimento ad Agac Infrastrutture di 662.167,70 euro”. Detta così sembra un’ottima notizia, ma, in realtà, non lo è per niente perché quei 662mila e rotti euro sono briciole in confronto alla cifra che la partecipata del Comune ha perso in questi anni stipulando quel derivato e che dovrà ancora pagare nei prossimi 15 anni (26 milioni di euro in tutto).

Dice l’assessore al Bilancio, Daniele Marchi: “La sentenza riconosce il fatto che, nel contratto sottoscritto, non erano stati esplicitati tutti i costi e quindi il lodo condanna Unicredit a risarcire Agac per quella cifra. Purtroppo non annulla il contratto che era il nostro obiettivo. Adesso dobbiamo capire se fare ricorso”.

Agac Infrastrutture, una società partecipata da 42 Comuni reggiani (tra cui quello di Reggio che ha il 55% delle quote, ndr), aveva in pancia quel derivato dal 2005. Era collegato al mutuo di 64 milioni che Agac stipulo’ 11 anni fa con la banca, allo scopo di calmierare i tassi di interesse del mutuo stesso, che scade nel 2034.

Le condizioni pattuite allora, tuttavia, con il cambio di rotta dei mercati soprattutto dopo la crisi, hanno portano la societa’ a pagare interessi passivi rilevanti che Agac ha voluto ridefinire. Se l’arbitrato fosse andato come la società sperava, Agac Infrastrutture avrebbe potuto recuperare i soldi fino ad oggi versati. Invece ha portato a casa solo 662mila euro e dovrà pagare fino al 2034 gli interessi. In tutto, per un prestito di 64 milioni, ne arriverà a pagare ben 26, oltre un terzo della cifra inizialmente prestata. Una bella cifra, non c’è che dire.

Agac infrastrutture non è una società di poco conto, ma è una pedina importante nel piano varato dal Comune di Reggio per la costituzione di una societa’ mista pubblico-privata per la gestione dell’acqua pubblica. L’azienda partecipata dai Comuni reggiani detiene la proprietà degli acquedotti reggiani e navigherebbe in acque anche migliori se non dovesse pagare circa due milioni di euro l’anno per quel maledetto derivato.

Sì, perché il contratto, come scritto dal nostro giornale in passato, aveva determinato perdite per 2 milioni e 37mila euro nel 2016; 2 milioni e 5mila euro nel 2015; 1 milione e 953mila euro nel 2014. Fanno sei milioni di perdite in soli tre anni e fonti attendibili parlano di un totale superiore ai dieci milioni.

Ma perché Agac Infrastrutture nel 2005 sottoscrisse un contratto derivato? Lo si poteva leggere nel bilancio 2016 della società. “Il presente – si legge nel documento – è un contratto derivato, avente finalità di copertura, quotato sul mercato bancario, con il quale le parti si impegnano a versare o a riscuotere a date prestabilite importi determinati in base al differenziale di tassi di interesse diversi. Il derivato è stato stipulato a febbraio 2005 con finalità di copertura dal rischio di tasso relativamente al mutuo passivo stipulato con la banca (…), di originari euro 65,5 milioni; il tasso applicato è variabile e, essendo la durata del finanziamento molto lunga, la società ha inteso tutelarsi da un eventuale lievitare dei tassi di interesse. Il presente derivato prevede la liquidazione dei differenziali due volte all’anno (al 30 giugno 2016 e 31 dicembre 2016) e pertanto rientra nella tipologia dei c.d. contratti pluriflusso perciò i differenziali maturati nel corso dell’esercizio figurano tra gli interessi passivi”.

Unicredit

Scriveva allora il nostro giornale: “In sostanza a metà del decennio scorso la società si impegnò con un mutuo a scadenza a lungo termine: i soldi servivano per gli investimenti sulla rete idrica pubblica provinciale. Il problema era rappresentato dal tasso di interesse variabile: si immaginava il rischio di un possibile aumento del tasso negli anni a venire. Per questo Agac, in via precauzionale, fece ricorso al derivato: uno strumento che avrebbe controbilanciato il rischio di esborsi maggiori per l’ente pubblico, prevedendo un meccanismo che avrebbe portato la banca a versare somme alla società. Il problema è che i tassi di interesse, invece di aumentare, per effetto della crisi crollarono. E in questo caso era la società pubblica a dover sborsare alla banca”.

Commenta Cinzia Rubertelli, capogruppo di Alleanza civica in consiglio comunale: “I 662.167,70 euro riconosciuti a titolo di risarcimento del danno sono una bella cifra, ma poca cosa se rapportati ai 26 milioni che si sarebbero potuti risparmiare con la vittoria del Lodo e delle spese di oltre 130.000 euro che dovrà sostenere Agac Infrastrutture.  E che ora, seppur indirettamente, vanno a pesare sulle tasche dei cittadini. Da parte nostra non nascondiamo la preoccupazione per l’eventuale “coda” futura che potrebbe avere questa vicenda. Non dimentichiamo che Agac sarà protagonista della nuova società mista pubblico/privata per la gestione dell’acqua. Ci saranno conseguenze? Su questo aspettiamo una parola chiara dal sindaco Luca Vecchi”.