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Svezia abbandona le indagini per stupro su Julian Assange

19 novembre 2019 | 19:09
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Svezia abbandona le indagini per stupro su Julian Assange

Il fondatore di WikiLeaks è attualmente in prigione in Gran Bretagna

REGGIO EMILIA – La procura svedese ha interrotto le indagini preliminari sulle accuse di stupro avanzate nei confronti del fondatore di WikiLeaks Julian Assange. Un procuratore ha affermato che le indagini sono state interrotte.

Cade così definitivamente l’accusa di stupro nei confronti del fondatore di Wikileaks, che resta in carcere in Gran Bretagna in attesa della possibile estradizione negli Usa dove lo attende una controversa imputazione di spionaggio. La notizia è subito rimbalzata sui media britannici da Stoccolma, dove la vice procuratrice Eva Marie Persson ha annunciato l’archiviazione di questo secondo fascicolo, aperto e chiuso a più riprese negli ultimi 10 anni evocando un indebolimento degli indizi legati al tempo passato.

Julian Assange, che si è sempre proclamato innocente, era stato chiamato in causa a suo tempo da due conoscenti svedesi che lo accusavano di aver approfittato nel dormiveglia per fare sesso senza preservativo, dopo un primo rapporto protetto consensuale. Una delle accusatrici si era poi ritirata ed era rimasta in piedi una sola denuncia.

“La ragione della decisione di archiviare il caso è che gli indizi si sono considerevolmente indeboliti a causa del lungo arco di tempo trascorso dagli eventi in questione”, ha detto Persson, aggiungendo tuttavia di ritenere che la presunta parte lesa abbia presentato “una ricostruzione degli eventi coerente, ampia e dettagliata”.

La viceprocuratrice aveva riaperto l’indagine, dopo che in un prima fase altri colleghi della procura avevano valutato l’accusa come infondata. Poi l’aveva chiusa quando l’attivista australiano, oggi 48enne, aveva ottenuto asilo politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, avanzando il sospetto di una macchinazione per consegnarlo agli Usa che gli danno la caccia da anni a causa della diffusione da parte di Wikileaks di una montagna di documenti riservati assai imbarazzanti per Washington, relativi fra l’altro a crimini di guerra attribuiti alla forze americane in Iraq e Afghanistan.

In ultimo ne aveva chiesto una nuova riapertura nei mesi scorsi, dopo la fine della protezione ecuadoriana e la cattura di Assange da parte della polizia britannica, richiesta tuttavia respinta in primo grado un tribunale di Uppsala. Fino alla rinuncia finale di oggi, accolta come un successo e un atto di giustizia, seppur tardivo, da Wikileaks.