Editoriali

Le sardine, “pesci pilota”: ma è il Pd che deve battere Salvini

22 novembre 2019 | 18:16
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Le sardine, “pesci pilota”: ma è il Pd che deve battere Salvini

Sbaglierebbe il Partito Democratico a lasciarsi irretire da quelle piazze, perché quelli sono solo bravi “pesci pilota”: la soluzione sta fuori dalla bolla in cui i dirigenti spesso vivono e va trovata in acque più profonde

REGGIO EMILIA – Le sardine. Confesso che il primo ricordo che mi evoca questo pesce è la Grecia. Quei gustosissimi e sapidi piatti di sardine che puoi mangiare in uno dei tanti ristoranti affacciati sul mare, magari dopo una bella nuotata, in un porticciolo che sembra una piscina tanto l’acqua è trasparente. Un piatto povero, ma saporito. Perfetto nella sua essenzialità. Fino ad ora, dunque, non mi era mai venuto in mente di associarlo alla politica.

Però, a pensarci bene, visto che tutto sommato quella delle sardine non è propriamente politica, nella sua semplicità la sardina può interpretare bene il movimento che si sta diffondendo in questi giorni. Essenziale, dal basso, povero, ma fresco, senza fronzoli e croccante. Come lo sono tutti quei giovani che, scendendo in piazza, chiedono un cambiamento nella politica. Li si vuole, in particolare, contro Salvini. Certo, lo sono, ma sarebbe un errore chiuderla lì perché le sardine, nell’incipit del loro manifesto, si proclamano contro i populisti di tutti gli schieramenti.

Estrapolo un pezzo del testo scritto da loro: “Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie”. La critica, dunque, è rivolta verso tutti i politici e non solo verso il leader della Lega Nord, come qualcuno, in particolare nel Pd, vorrebbe pensare.

Le sardine, in ogni caso, non sono un partito e non forniscono soluzioni ai problemi nel loro manifesto. Li indicano, ma poi serve qualcuno che li risolva. E qui siamo al ruolo della politica. Il Partito democratico farebbe un errore se pensasse che le sardine mostrino il risveglio del popolo italiano e che mischiarsi a loro, in quelle piazze, possa essere la sola alternativa valida a Salvini e alla Meloni. Lo è solo in parte per tre motivi: il primo perché, appunto, le sardine non fanno propriamente politica e quindi non offrono soluzioni, il secondo perché la loro critica al populismo è rivolta a tutti i politici e il terzo è perché non basta dirsi contro qualcuno per fare cambiare idea a chi lo vota (ricordate i girotondini contro Berlusconi?).

Ma c’è un quarto motivo, forse il più importante di tutti, su cui il Pd dovrebbe riflettere. Il popolo delle sardine è composto da persone che, per la maggior parte, già votano centrosinistra, più o meno deluse. Non è mischiandosi a loro che il Partito Democratico può sperare di recuperare i consensi perduti. Per farlo i Dem devono abbandonare le acque sicure in cui nuotano le sardine e avventurarsi in mari molto più profondi dove si muovono altri branchi di pesci con cui, in questi anni, hanno perso i contatti.

Sto parlando degli operai (sì esistono ancora, basta dare un’occhiata alla vicenda ex Ilva, ndr), ai pendolari che viaggiano sui treni, agli insegnanti, agli impiegati, alla gente che affolla i mercati e le piazze delle nostre città. A quello che, una volta, si sarebbe definito il popolo. Ebbene, gli eredi del Pci e della Dc hanno perso il contatto con quel popolo regalandolo a Salvini che in quei luoghi spadroneggia con una sicurezza assoluta. I dirigenti del Pd, invece, sembrano averne quasi paura per rifugiarsi spesso in una bolla sicura formata da persone che, più o meno, già condividono il loro pensiero.

E’ quello che accadrà sabato in piazza Prampolini. I vertici e i dirigenti del Pd locale, senza bandiere, saranno tutti là, a pensare che il momento della riscossa contro Salvini è arrivato. Ma sarebbe un errore, perché le sardine, come abbiamo detto, stanno solo indicando una strada, sono “pesci pilota”, come ha titolato efficacemente qualche giorno fa l’Huffington Post, ma non sono la soluzione del problema. Quella sta fuori dalla bolla e la si può trovare solo immergendosi nel mare profondo in cui vivono tutte le creature che oggi votano il centrodestra e che, magari, un tempo votavano centrosinistra. Se il Pd non convince loro, lasciandosi irretire da quelle piazze piene di sardine, magari potrà portare a casa lo scalpo in Emilia-Romagna fra due mesi, ma non potrà mai diventare maggioranza nel Paese.

Paolo Pergolizzi