Giustizia riparativa, Modena adotta il modello reggiano

18 novembre 2019 | 14:54
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Giustizia riparativa, Modena adotta il modello reggiano

Firmato accordo con coop reggiana per chi sconta pene alternative

REGGIO EMILIA – Si estende anche a Modena il modello di “giustizia riparativa” da anni sostenuto a Reggio Emilia dalla cooperativa sociale L’Ovile. Tra la coop di via De Pisis, l’Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe) di Modena e la Caritas diocesana d’oltre Secchia e’ stata infatti firmata una convenzione che, ricalcando il modello reggiano, getta le basi per un nuovo approccio ai temi della detenzione e dell’inclusione.

Il documento e’ stato siglato dall’Arcivescovo di Modena-Nonantola don Erio Castellucci, dalla direttrice dell’Uepe modenese Monica Righi e dal presidente dell”L’Ovile’ Valerio Maramotti. “I percorsi che vanno sotto il nome di ‘giustizia riparativa’ – spiega proprio Maramotti – non annullano il reato e non cancellano la pena inflitta in sede giudiziaria, ma evitano che la risposta allo stesso reato sia esclusivamente punitiva, proponendo al reo, alle vittime e alla comunita’ occasioni di riscatto, riconoscimento reciproco, rispetto e, dove possibile, riconciliazione”.

Questo approccio, prosegue il presidente, “riguarda, ovviamente, quanti scontano la pena con misure alternative al carcere e non e’ solo rispettoso della dignita’ umana e della giustizia, ma si basa su principi di responsabilita’ e di solidarieta’ che, tra l’altro, consentono di evitare quella reiterazione del reato che troppo spesso coinvolge quanti escono dall’esperienza carceraria”. Anche per questo, osserva infine Maramotti, “ai percorsi offerti a quanti anche a Reggio Emilia sono seguiti dall’Uepe, da diversi anni associamo un’attiva collaborazione con l’amministrazione penitenziaria per offrire ai detenuti occasioni di lavoro che li tengano anche in relazione con quel mondo esterno che si ritroveranno poi ad affrontare con maggiori strumenti per il riscatto e l’integrazione”.

La convenzione firmata a Modena prevede in particolare la promozione di azioni di sensibilizzazione nei confronti della comunita’ locale rispetto al sostegno e al reinserimento di persone in esecuzione penale, lo sviluppo di attivita’ e incontri riparativi a favore delle vittime e della collettivita’ e la costituzione di una rete di risorse che accolgano i soggetti ammessi a misura alternativa o ammessi alla sospensione del procedimento con messa alla prova, che hanno aderito ad un progetto riparativo. In aggiunta, anche la realizzazione di percorsi di “mediazione penale” in favore degli utenti dell’Uepe.

Ad oggi la casa circondariale modenese Sant’Anna accoglie 520 detenuti, mentre 744 persone sono prese in carico dall’Uepe. La Caritas di Modena, tra l’altro, mettera’ a disposizione i locali per consentire le mediazioni, ovvero dare la possibilita’ a reo e vittima di incontrarsi e dialogare. La stessa Caritas si impegna su misure di inclusione sociale che passano per l’accoglienza in termini abitativi, il reinserimento lavorativo e percorsi di volontariato o educazione civica con laboratori guidati dai propri operatori e da volontari.