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Forsu, i sindaci: “Atto di responsabilità per dare risposte all’emergenza climatica”

2 novembre 2019 | 15:29
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Forsu, i sindaci: “Atto di responsabilità per dare risposte all’emergenza climatica”

Sull’impianto di biometano un documento firmato da 32 primi cittadini della provincia di Reggio

REGGIO EMILIAI Comuni della provincia di Reggio Emilia hanno fatto una scelta chiara e lungimirante, in termini di trattamento dei rifiuti: hanno spento un inceneritore scegliendo di non costruirne uno nuovo, hanno chiuso progressivamente le discariche esistenti e hanno investito al tempo stesso per ridurre la quantità di rifiuti prodotti ed ottenere altissime performance di raccolta differenziata.

Una scelta in controtendenza, quasi unica se si guarda al panorama nazionale, che mette al centro l’interesse per la tutela della salute e dell’ambiente. Troppo spesso queste conquiste vengono date per scontate, ignorando gli sforzi che gli enti locali e le comunità hanno compiuto, in questi anni, per arrivare sino alla soglia record dell’80% di differenziata, attraverso modalità di raccolta spinta i cui veri protagonisti sono stati proprio i cittadini, virtuosi e capaci di cambiare, insieme agli amministratori, le nostre abitudini quotidiane.

L’impianto “Forsu-Biometano” proposto da Iren parte da qui: dalla necessità di rendere realmente sostenibile il ciclo completo dei rifiuti. Un atto di responsabilità che Reggio Emilia e la sua Provincia devono affrontare in maniera concreta: non si può pensare, infatti, che ai propri rifiuti, seppur raccolti in maniera differenziata, debba pensare “qualcun altro”. Non è né serio né sostenibile.

Non di meno, nella progettazione di questa tecnologia, non si è abbandonata la strada intrapresa in passato. Al contrario, è stata proprio l’attenzione verso l’ambiente, la salute delle persone e l’agricoltura a guidare la progettazione di un impianto che, dagli scarti organici e verdi, è in grado di produrre energia e compost di qualità, sulle orme delle migliori esperienze di economia circolare.

Il Biometano prodotto andrà ad alimentare mezzi privati e del trasporto pubblico. L’utilizzo di questo tipo di energia – e non di quella prodotta da combustibili fossili – eviterà l’immissione in atmosfera di circa 14.000 tonnellate di CO2, corrispondenti all’assorbimento di 2.500 ettari di bosco. Il compost prodotto sarà di altissima qualità. Su questo punto non possono esserci dubbi. Tutti i necessari pareri in questo senso sono stati scritti, messi nero su bianco, da parte delle autorità che vigilano in materia di salute e ambiente (Ausl e Arpae), mentre i tecnici della Regione hanno verificato la compatibilità della tecnologia adottata nell’impianto con la filiera del Parmigiano-Reggiano.

Oltre all’utilizzo delle migliori soluzioni tecnologiche disponibili è stata pensata una vasta gamma di misure di mitigazione ambientale per il territorio che ospiterà la “Forsu-Biometano”. Al contempo, questa operazione porterà ad una cancellazione di quasi 600.000 mq di aree potenzialmente urbanizzabili in territorio agricolo grazie alla scelta compiuta dai tre Comuni coinvolti.

L’Italia è un Paese nel quale troppo spesso si tende a dire di no a tutto, salvo poi svegliarsi una mattina e scoprirsi “in emergenza”. Una emergenza che è spesso dovuta ad un pervicace quanto prolungato rifiuto a guardare in faccia la realtà e ad approcciare i problemi con spirito pragmatico e aperto: ascoltando le istanze che vengono dal territorio, consultando le migliori competenze scientifiche del settore ed infine scegliendo la soluzione più sostenibile ed avanzata.

I Comuni della provincia di Reggio Emilia, questo percorso, lo hanno compiuto per intero, senza negare ad alcuno confronti, contributi e suggerimenti che, in larga parte, sono stati colti e fatti propri per migliorare ulteriormente il progetto. Dire no, oggi, a questa tecnologia significherebbe rinunciare ad un’esperienza di economia circolare fra le più avanzate, perdere l’occasione di realizzare un impianto che dà risposte, concrete e misurabili, all’emergenza climatica che abbiamo di fronte.

Soprattutto, vorrebbe dire vanificare l’impegno di centinaia di migliaia di cittadini coinvolti in un processo sempre più spinto di raccolta differenziata sull’intero territorio provinciale, tradendo quell’impegno preso ormai quindici anni or sono, quando si decise di spegnere l’inceneritore e di non costruirne uno nuovo.

Come amministratori, quell’impegno vogliamo invece rinnovarlo, in modo sostenibile ed innovativo, e dimostrare che questa provincia ha in sé la capacità di continuare a dare le migliori risposte ambientali al tema dello smaltimento dei rifiuti, con senso di responsabilità e capacità di risoluzione dei problemi.

L’impegno dei sindaci reggiani continuerà nel monitorare le fasi successive con il massimo rigore, di concerto con Arpae, Ausl e tutti i soggetti deputati ai controlli ambientali e sanitari, al fine di garantire che le prestazioni effettive dell’impianto siano quelle attese e documentate a livello progettuale nell’iter autorizzativo. Allo stesso modo, i sindaci reggiani si attiveranno nelle sedi opportune – a partire da Atersir – per far sì che la realizzazione di questo impianto dia un beneficio a tutti i cittadini in termini di risparmio sui costi di smaltimento rifiuti, attraverso gli strumenti consentiti dalle norme.

I Sindaci di Albinea, Baiso, Bibbiano, Boretto, Brescello, Cadelbosco di Sopra, Campagnola Emilia, Canossa, Castellarano, Castelnovo di Sotto, Cavriago, Correggio, Fabbrico, Gattatico, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Poviglio, Quattro Castella, Reggio Emilia, Reggiolo, Rio Saliceto, Rolo, Rubiera, San Martino in Rio, San Polo d’Enza, Sant’Ilario d’Enza, Scandiano, Vetto, Vezzano sul Crostolo e Ventasso