Editoriali

Calcio e razzismo, quando a pagare sono solo le vittime

28 novembre 2019 | 11:37
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Calcio e razzismo, quando a pagare sono solo le vittime

Con la sentenza relativa a Bagnolese-Agazzanese il giudice sportivo Carlo Frongillo ha perso l’ennesima buona occasione per dimostrare mano ferma contro le violenze verbali e le discriminazioni negli stadi

REGGIO EMILIA – Con la sentenza che, di fatto, ha punito le vittime e ha dato un buffetto a chi, invece, avrebbe dovuto vigilare su quello che accadeva sugli spalti, identificare e fermare l’autore degli insulti razzisti di Bagnolo, il giudice sportivo Carlo Frongillo ha perso l’ennesima buona occasione per dimostrare mano ferma contro le violenze verbali e le discriminazioni negli stadi.

Stiamo parlando della oramai nota vicenda della partita di Eccellenza giocata a Bagnolo fra la squadra locale e la Agazzanese, durante la quale il portiere ospite, Omar Daffe, di origini senegalesi, è stato offeso da un tifoso che dagli spalti gli ha urlato più volte “negro di m…”. L’estremo difensore, dopo l’ennesimo insulto, ha abbandonato il campo e così pure, per solidarietà, hanno fatto i suoi compagni di squadra.

Risultato. Il giudice ha squalificato per un turno Daffe. La squadra piacentina ha perso la partita 3-0 a tavolino e ha subito la penalizzazione di un punto in classifica. E la Bagnolese? E’ stata messa in osservazione per un anno e, se in questo periodo non succederà nulla, tutto tornerà come prima. Il messaggio del giudice sportivo, in sostanza, è questo: se vieni offeso con insulti razzisti da un tifoso e abbandoni il campo vieni punito insieme alla tua squadra, ma la società ospite non rischia nulla.

E nemmeno l’arbitro bolognese Andrea Paccagnella che, pure, non può non avere sentito quegli insulti e che, in base al regolamento Figc, avrebbe dovuto fermare la gara. Cosa che invece non ha fatto. Anche lì nessun provvedimento è stato preso, sancendo così l’impunità di chi offende dagli spalti.

Francesco Ghidini, direttore generele dell’Agazzanese, ha detto alla Gazzetta di Reggio: “Rigiocare la partita sarebbe stata la scelta più giusta. Adesso mi chiedo cosa accadrà la prossima volta. Chiunque si sentirà autorizzato a insultare i nostri giocatori di colore? Si parla tanto di razzismo, ma poi quando c’è l’occasione concreta di fare qualcosa, non si fa nulla”.

Ci sentiamo di sottoscrivere, parola per parola, il pensiero di questo dirigente. Se i vertici della giustizia sportiva, dai campi di Eccellenza fino alla serie A, non danno il buon esempio e il messaggio giusto, le cose non potranno mai cambiare nel gioco del calcio che è sempre più un mondo a parte in cui, come in questo caso, le vittime diventano colpevoli. Per fortuna c’è anche un altro mondo, ovvero quella della giustizia italiana. A quello potrà rivolgersi Omar Daffe denunciando il tifoso che è stato individuato dai carabinieri, un modenese di 45 anni, mentre la questura valuterà se infliggergli un Daspo.

Paolo Pergolizzi