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Ragazzo ucciso a Roma, fermati due 21enni

25 ottobre 2019 | 19:34
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Ragazzo ucciso a Roma, fermati due 21enni

Sono accusati di concorso in omicidio: volevano vendere la droga poi lo scippo. Sequestrata mazza, si cerca la pistola. La famiglia della vittima: “Non faceva uso di droga”

REGGIO EMILIA – Sono stati fermati dopo l’interrogatorio in questura i due ragazzi sospettati per la morte di Luca Sacchi, il 24enne ucciso due sere fa a Roma. Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi 21enni e romani, sono accusati di concorso in omicidio. Uno in un’auto della polizia e l’altro dei carabinieri, sono stati portati nel carcere di Regina Coeli.

Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti Luca Sacchi e la ragazza avrebbero voluto acquistare droga ma poi le cose sarebbero degenerate fino al tragico epilogo. Dai primi accertamenti i due fermati, notando che nello zainetto della donna c’erano parecchi soldi, si sono offerti di procurare lo stupefacente per poi ritornare armati di pistola e rapinare la ragazza. Alla reazione di Luca hanno poi sparato in testa al giovane.

“La droga? Non c’entra niente. Luca era lì per guardare il fratellino piccolo che si trovava nel pub”. A parlare ai microfoni del Tg1 è Anastasia Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi. “Luca non ha mai incontrato gli spacciatori – ha aggiunto Anastasia -. Non ho visto e sentito nulla. Ho sentito solo la voce di un ragazzo romano e giovane. Mi ha detto ‘dammi sto zaino’. E Luca mi ha protetto come ha sempre fatto: l’ha messo a terra e forse per questo si sono spaventati”.

La pistola, forse una calibro 38, utilizzata dagli aggressori di Luca Sacchi, non è stata ancora ritrovata.

“Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell’omicidio di Luca Sacchi, ha fatto una cazzata”. Questo è quanto avrebbe detto la mamma del ragazzo sospettato di avere ucciso con un colpo di pistola il 24enne. La donna si è recata nella tarda serata di ieri in un commissariato accompagnata dall’altro figlio per comunicare i suoi sospetti. Da lì sono poi scattate le indagini dei carabinieri che con la polizia hanno poi bloccato i sospettati. A sparare sarebbe stato un incensurato, il complice avrebbe precedenti per droga.

“E’ stata un’indagine lampo”. Lo ha detto il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo, dopo il fermo dei due presunti responsabili della morte di Luca Sacchi. “Non si sono assolutamente costituiti – hanno detto gli investigatori – sono stati raccolti elementi e poi sono stati catturati fuori dal domicilio, in luoghi dove si nascondevano. Hanno usufruito di legami familiari e di conoscenze”. Uno dei due è stato rintracciato in un residence ed entrambi “non hanno opposto resistenza”. Il colonnello Mario Conio, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Roma, ha sottolineato: “Si è subito lavorato in piena coordinazione e sinergia tra Questura e comando provinciale dei carabinieri di Roma”.

I due fermati, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, si stavano nascondendo, hanno spiegato il capo della Squadra Mobile di Roma Luigi Silipo e il colonnello Mario Conio, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Roma. Uno è stato rintracciato in un residence mentre l’altro in una casa. Sono entrambi del quartiere San Basilio. L’auto con cui si sono dati alla fuga è stata sequestrata. Ai due si è arrivati anche grazie a una serie di testimoni che hanno fornito elementi determinati per individuare e rintracciare i presunti autori dell’omicidio.

Avevano gettato la mazza usata per colpire la ragazza nei campi vicino al Grande Raccordo Anulare. E lì nei pressi dell’uscita per Casal monastero polizia e carabinieri l’hanno trovata e sequestrata. La mazza è stata usata da Valerio Del Grosso e Paolo Pirino per colpire la fidanzata di Luca Sacchi prima di strapparle lo zainetto. Gli investigatori cercano ancora la pistola usata.

Intanto la famiglia di Luca Sacchi smentisce le voci secondo cui il ragazzo potesse fare uso di droga. “Prima di donare gli organi, come è stato scelto dalla famiglia – spiega il legale Domenico Pavone -l’ospedale ha effettuato tutti gli accertamenti clinici e tossicologici, che hanno dato esito negati e dunque si è proceduto all’espianto”. “Luca era un atleta, naturista e salutista – aggiunge il legale per voce dei genitori del ragazzo – e non usava nulla che potesse danneggiare il suo equilibrio sia nell’animo che nel corpo”. La famiglia, per il tramite del legale precisa che Luca non conosceva i due fermati nè aveva mai avuto contatti con loro.