Mafie, Delrio: “Nessuna propaganda politica a Cutro per elezioni 2009”

23 ottobre 2019 | 20:35
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Mafie, Delrio: “Nessuna propaganda politica a Cutro per elezioni 2009”

L’ex sindaco di Reggio: “Non ero lì come candidato, ma perché avevamo un patto di amicizia con quella città”

REGGIO EMILIA – “A Cutro non ho fatto campagna elettorale perche’ non ho fatto cartelloni o comizi e ho dormito a casa di persone di Reggio originarie di Cutro”. E ancora: “Andai non da candidato, ma da sindaco di una citta’ con cui c’era un patto di amicizia dal 1995”. Quindi “nessuna propaganda, ma solo un’azione di rappresentanza che si e’ svolta esclusivamente in compagnia del sindaco con appuntamenti pubblici”.

Cosi’ davanti alla commissione parlamentare antimafia l’ex sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio torna a parlare della visita compiuta a Cutro nella primavera 2009 (in occasione della Festa del Santo Crocefisso) quando la citta’ del Tricolore era nel pieno della campagna elettorale per le amministrative. Un episodio tornato alla ribalta e stigmatizzato nelle motivazioni della sentenza del processo Aemilia contro la ‘ndrangheta, di cui Delrio rivendica pero’ la correttezza e la mancanza di secondi fini.

Si tratto’, secondo l’esponente del Pd, di ricambiare la visita al sindaco di Cutro, intervenuto l’anno prima alla festa del 25 aprile a Reggio con un gruppo di giovani antimafia della Locride. Entrando nei dettagli del soggiorno, l’ex sindaco ha ricordato che partecipo’ solo alla messa della manifestazione religiosa disertando invece la processione. Poi Delrio e’ tornato sulla testimonianza resa nel 2011 alla Direzione distrettuale antimafia, in cui aveva affermato di non sapere chi fosse Nicolino Grande Aracri.

“Ho testimoniato il fatto che non conoscevo ne’ il suo luogo di nascita, ne’ la sua abitazione. Sapevo benissimo che era il boss del crotonese e della zona di Cutro, ma non sapevo dove abitava ne’ dove era nato”, puntualizza l’esponente del Pd, associato in una intercettazione delle carte processuali di Aemilia, come riporta la deputata del M5s Stefania Ascari, ad un certo “Nicola”.

Infine, l’ex sindaco ha spiegato nuovamente perche’, all’inizio del 2012, accompagno’ dal prefetto Antonella De Miro tre consiglieri comunali di origine calabrese. Il pentito Antonio Valerio ha descritto la vicenda invece come un’iniziativa della cosca, mentre per Delrio fu un incontro “cordiale in cui non era in discussione che il prefetto emettesse interdittive”, ma motivato dal timore della comunita’ calabrese per le “generalizzazioni” espresse poco tempo prima dal procuratore generale di Bologna nei confronti dei meridionali.

“Grazie anche a questo tipo di incontri abbiamo poi avuto la partecipazione di esponenti della comunita’ calabrese a iniziative pubbliche contro la ‘ndrangheta”, evidenzia Delrio. L’ex sindaco ha infine ripercorso tutte le iniziative contro le infiltrazioni mafiose fatte sotto la sua guida dal Comune di Reggio dal 2005 al 2011, ricordando tra l’altro che il successivo scioglimento del Comune di Brescello “e’ stato fatto dal Consiglio dei ministri di cui facevo parte anche io e l’ho votato convintamente”.

Per il deputato reggiano della Lega Gianluca Vinci l’audizione dell’ex sindaco lascia coni d’ombra su “una brutta pagina emiliana”, mentre il deputato Gianluca Cantalamessa, capogruppo del Carroccio in commissione Antimafia che ha chiesto l’audizione di Delrio, rivendica il merito di aver fatto una “operazione trasparenza”. Franco Miarabelli, capogruppo del Pd in commissione, lo contesta: “La richiesta di questa audizione non ha nessun fondamento se non una ragione strumentale dato che si vota per le elezioni in Emilia-Romagna nei prossimi mesi e, quindi, c’era chi aveva bisogno di risollevare una questione assolutamente gia’ chiarita, tra l’altro chiamando in causa persona che non ha alcuna responsabilita’ e a cui nessun magistrato attribuisce nessun tipo di responsabilita’”.

Delrio, afferma Mirabelli “ha dimostrato un rispetto per la commissione Antimafia e per il Parlamento che altri non hanno dimostrato in questi anni, come ad esempio il precedente ministro degli Interni che si e’ sottratto alle richieste della Commissione” (fonte Dire).