Imprese, calo export preoccupa le metalmeccaniche

1 ottobre 2019 | 16:54
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Imprese, calo export preoccupa le metalmeccaniche

Nel raffronto con il secondo trimestre del 2018, nel periodo aprile-giugno le esportazioni sono calate del 2,5%, insieme ad una produzione che registra una crescita quasi nulla

REGGIO EMILIA – Tre mesi fa era di stagnazione e oggi di stallo (“wait and see”) con prospettive future non troppo rosee. E’ la situazione delle imprese metalmeccaniche della Provincia di Reggio Emilia, secondo la consueta analisi trimestrale effettuata da Unindustria. A preoccupare maggiormente, spiega il referente del comparto per l’associazione Sandro Bordoni, e’ il trend in flessione dell’export – vera locomotiva dell’economia reggiana – alla luce della frenata del commercio internazionale causata dai fattori geo-politici in Medioriente, dagli scenari di guerre commerciali tra Stati Uniti e Cina e dall’avvicinarsi della Brexit.

In particolare, nel raffronto con il secondo trimestre del 2018, nel periodo aprile-giugno le esportazioni sono calate del 2,5%, insieme ad una produzione che registra una crescita quasi nulla (0,6%), che si riflette anche sulla dinamica del fatturato (1,1%).

Considerato il semestre gennaio-giugno, invece, l’export del settore metalmeccanico e’ calato di un punto percentuale scendendo dai 3,4 miliardi dell’analogo periodo dell’anno scorso ai 3,3 del 2019. A soffrire di piu’ le aziende che producono mezzi di trasporto come i trattori, per cui gli affari con l’estero si sono ridotti del 7,5%.

Ne’ puo’ rincuorare, secondo Unindustria, il dato dell’occupazione, che si mantiene stabile all’1,3%, ma in realta’ reagisce in ritardo alle dinamiche del mercato. La conferma arriva dai numeri della cassa integrazione straordinaria (ammortizzatore delle crisi piu’ strutturate, ndr) che nei primi sei mesi di quest’anno ha raggiunto le 506.000 ore erogate.

Cioe’ il 134% in piu’ delle 216.000 registrate nel 2018. Nonostante cio’ quasi un’impresa reggiana su due (il 48%) non riesce a trovare personale qualificato per mancanza di candidati. In tutti i settori, non solo nella metalmeccanica, sarebbero 5000 le figure specifiche richieste dalle aziende e mancanti all’appello.

Gli imprenditori sondati da Unindustria, infine, non sono ottimisti: il sentimento che prevale e’ quello di una possibile contrazione del personale esistente. “Purtroppo – commenta Bordoni – ci troviamo in una situazione che, dalla stagnazione di tre mesi fa, si sta deteriorando e le prospettive per il futuro non danno segnali di ripresa a breve”. Secondo l’imprenditore, quindi “nell’ultimo trimestre del 2019 e nel primo del 2020, ci sara’ da tirare la cinghia”.