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Brexit, il Parlamento vota per il rinvio. Johnson resiste: “No a proroghe”

19 ottobre 2019 | 18:32
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Brexit, il Parlamento vota per il rinvio. Johnson resiste: “No a proroghe”

Dura la replica di Corbyn: “Deve chiedere il rinvio, non può tenere il Parlamento sotto ricatto”. Gli anti-Brexit in marcia: “Siamo un milione”

REGGIO EMILIA – Nuovo colpo di scena sulla Brexit: La Camera dei Comuni rinvia il voto sul deal proposto dal premier Boris Johnson dopo l’intesa con l’Ue. Passa, infatti, l’emendamento che mira a imporre una proroga promosso dal dissidente Tory, Oliver Letwin – che afferma di essere favorevole all’accordo raggiunto dal premier Boris Johnson con l’Ue, ma di voler essere sicuro di evitare ogni rischio di no deal “per errore” – e che ha avuto il sostegno trasversale e decisivo di altri ‘ribelli’ conservatori, degli unionisti nordirlandesi del Dup e della gran parte dei deputati dei partiti di opposizione.

La proposta di modifica ha ottenuto 322 sì contro 306 no. Esso di fatto mira a imporre una nuova proroga della Brexit: suggerendo la sospensione della ratifica del deal fino all’approvazione di tutta la legislazione connessa, se necessario anche oltre la scadenza del 31 ottobre, contro il volere di Johnson.

La Commissione Ue “prende nota del voto britannico ai Comuni sul cosiddetto emendamento Letwin, che significa che l’accordo di recesso non è stato votato oggi. Starà al governo del Regno Unito informarci dei prossimi passi il prima possibile”: così la Commissione Ue su twitter.

Boris Johnson si rifiuta di chiedere un rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre, malgrado la legge anti-no deal approvata dalle opposizioni in Parlamento. E annuncia dopo l’ok all’emendamento di oggi di voler spostare l’accordo sul suo deal alla settimana prossima, allegato alla legislazione connessa.

Il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha accolto con favore il rinvio imposto a Boris Johnson sul voto sul suo deal sulla Brexit e lo ha ammonito a “rispettare la legge” anti-no deal e a chiedere ora una proroga dell’uscita dall’Ue oltre il 31 ottobre. Il Parlamento “non si farà ricattare”, ha aggiunto. Stesso avvertimento dalla LibDem Jo Swinson e dall’indipendentista scozzese Ian Blackford, secondo cui Johnson “non è al di sopra della legge” e “sarà portato in tribunale” se non chiederà la proroga.

Johnson nel suo interevento in apertura di seduta ha chiesto al Parlamento di approvare l’accordo sulla Brexit e avverte la Camera dei Comuni che “ora è arrivato il tempo” di decidere. Aprendo oggi il dibattito straordinario sul deal alla Camera dei Comuni, il primo ministro conservatore ha ricordato come l’aula non sia stata “in grado di trovare” una soluzione per oltre tre anni dopo il referendum del 2016. Johnson ha difeso il suo deal come “un nuovo accordo” che va ratificato per “riunire il Paese”.

Johnson ha rivendicato i meriti dell’accordo, indicato come “un nuovo modo per andare avanti”. Accordo, ha detto, che “rimuove il backstop”, “ci ridà il controllo” e che in particolare garantisce sia l’intesa di pace irlandese del Venerdì Santo sia il legame fra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. Il premier Tory ha notato inoltre come esso rispetti il referendum del 2016 e i sentimenti dei britannici: storicamente “scettici sull’Ue”, ma desiderosi di mantenere i legami con l’Europa.

Un rinvio sarebbe “insensato, costoso e corroderebbe profondamente la fiducia pubblica”, ha affermato. Un altro rinvio dopo tre anni e mezzo di attesa non ha senso, ha insistito, quando sul tavolo c’è “un nuovo grande accordo” che può essere approvato.

Il popolo anti-Brexit è sceso per la terza volta in piazza a Londra per la People’s Vote March con l’obettivo di invocare un secondo referendum sull’uscita dall’Unione Europea. Secondo gli organizzatori, alla marcia sta partecipando “un milione di persone”.