Regione, quasi tremila nomadi: uno su due vive a Reggio Emilia

16 settembre 2019 | 18:34
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Regione, quasi tremila nomadi: uno su due vive a Reggio Emilia

Sono 1.332 nella nostra provincia: il 47,8% del totale. Polemica sui sostegni economici per la casa fra Lega e maggioranza

REGGIO EMILIA – Sono 2.784 i rom e sinti presenti in Emilia-Romagna, lo 0,06% della popolazione residente. Il punto e’ stato fatto oggi in commissione Politiche sociali, in Regione, dove era in discussione la cosiddetta clausola valutativa sulle norme per l’inclusione sociale. Gli appartenenti alla comunita’ sinti rappresentano la stragrande maggioranza, con 2.752 persone censite. Solo 17 invece i rom, di cui 15 hanno cittadinanza italiana.

La provincia di Reggio Emilia si conferma quella con il numero piu’ elevato: nel reggiano, infatti, abita poco meno di un cittadino rom e sinti su due di quelli presenti in Emilia-Romagna (in totale, sono 1.332, il 47,8%). Di queste persone, il 99,4% ha cittadinanza italiana, lo 0,54% e’ di altri Paesi (Romania, Bosnia, Erzegovina, Marocco, Pakistan, India), mentre lo 0,04% e’ apolide. Il 38,9% dei presenti censiti risulta sprovvisto di titolo di studio, il 27,9% ha la licenza di scuola primaria e il 30,7% ha il diploma di secondaria di primo grado.

Al 31 dicembre 2017, risultano iscritti a vari ordini e gradi di studio 436 minori. I 51 iscritti al nido e alla scuola dell’infanzia rappresentano il 51,5% dei minorenni da zero a cinque anni. Il 64% della popolazione di 16-17 anni e’ studente, mentre il 36% non studia ne’ lavora. Per quanto riguarda l’occupazione, 184 maschi e 130 femmine hanno un impiego. Fra coloro che lavorano, il 58,6% svolge attivita’ di lavoro autonomo, soprattutto nell’ambito delle giostre, luna park, giochi gonfiabili. Segue il lavoro stagionale, che vede un occupato su cinque. Il 16,9% lavora nel commercio (prevalentemente gastronomia) e il 15,3% nei servizi (principalmente pulizie e manutenzione del verde).

Complessivamente, sono stati rilevati 144 insediamenti: 132 le aree sosta e 112 le micro aree. La precedente rilevazione, nel 2015, contava 182 insediamenti. L’analisi del numero di persone presenti per ogni singolo insediamento fa emergere che le aree piu’ grandi, che hanno una presenza tra le 71 e le 130 persone, sono cinque: tre sono a Reggio Emilia, una a Bologna e una a Piacenza. Sono invece 29 gli insediamenti che raccolgono tra le 21 e le 40 persone: due a Piacenza, 15 nella provincia di Reggio Emilia, otto tra Modena e provincia, due nel bolognese e due nel riminese. Gli insediamenti piu’ piccoli, che raccolgono fino a 20 persone, sono in tutto 87: 11 a Parma, 54 nel reggiano, otto nel modenese, cinque nel bolognese, una a Ferrara e otto a Rimini. Immancabile la polemica politica.

Attacca il leghista Daniele Marchetti, che punta il dito sui 700.000 euro spesi da viale Aldo Moro per l’integrazione abitativa. “Perche’ i finti nomadi devono essere sostenuti con fondi pubblici per trovare una sistemazione abitativa e invece i cittadini emiliano-romagnoli che fanno magari fatica a pagarsi l’affitto devono fare da soli? La Regione Emilia Romagna mostra ancora una volta la sua vera faccia, discriminando, di fatto, cittadini che pagano le tasse e che lavorano con regalie e fondi a rom e sinti”. Critico anche Fabio Callori di Fratelli d’Italia.

“Se sei nomade – scrive in una nota- devi nomadare, non puoi essere stanziale. Per i nomadi la nostra proposta e’ che si allestiscano delle piazzole di sosta temporanee dove si pagano le utenze e si sosta massimo sei mesi, dopodiche’ ci si deve spostare, punto”. Per i cittadini “italiani” di etnia rom “quindi non nomadi” occorre “che si mettano in fila – aggiunge – proprio come tutti gli altri per avere una casa popolare e accedere ai servizi sociali, senza favoritismi o privilegi”.

Replica per il centrosinistra Giuseppe Boschini (Pd): “Non vorrei portare questo dibattito sul piano della semplificazione, ma dal punto di vista del cittadino che si sente insicuro, non e’ meglio averli sotto controllo in un posto individuato, piuttosto che averli in un campo dove non si sa chi paga la luce? Noi stiamo facendo una politica che aiuta delle persone a integrarsi. Se vogliamo una situazione regolarizzata dobbiamo trovare soluzioni e fare politiche per migliorare l’integrazione. Non stiamo togliendo niente a nessuno”.

La consigliera di sinistra Silvia Prodi afferma che “l’invasione e’ tutta nella testa di chi ne parla, queste persone sono cittadini emiliano-romagnoli a tutti gli effetti”. Per Igor Taruffi (Sinistra italiana) “se si utilizzano le commissioni solo per propaganda politica e per comizi, sviliamo il nostro lavoro”. Secondo gli esponenti del Movimento 5 stelle “i rom e i sinti sono persone che hanno bisogno si sostegno”, come sottolinea Andrea Bertani. “Quando c’e’ un benessere condiviso da tutti significa che tutti stanno meglio, se ci sono delle nicchie in cui alcuni vivono male o delinquono, tutta la comunita’ ne risente”. Raffaella Sensoli, altra M5s, sottolinea pero’ come “se non viene spiegato lo scopo della legge, ovviamente in certi quartieri si possono alimentare paure”.