Mazzette in prefettura, patteggiano in quattro

13 settembre 2019 | 09:30
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Mazzette in prefettura, patteggiano in quattro

Due anni di reclusione, pena sospesa, per corruzione impropria alla funzionaria a cui sono stati confiscati beni per 135mila euro. I difensori: “Nessun atto illegittimo, solo accelerate le pratiche”

REGGIO EMILIA – La 61enne Sonia Bedogni, funzionaria della prefettura e responsabile dell’ufficio cittadinanze, attualmente sospesa, ha patteggiato due anni di reclusione, pena sospesa, per corruzione impropria. Alla Bedogni, assistita dagli avvocati Nicola Tria e Giuseppe Benassi, sono stati confiscati soldi, gioielli e orologi per 135mila euro che per Procura sarebbero il frutto di anni di corruzione.

Secondo i difensori “i fatti non hanno mai portato alla produzione di atti illegittimi, ma semmai vi sono state delle accelerazioni delle procedure”.

La corruzione, dunque, c’è stata ma è stata considerata impropria e quindi sono state applicate pene di diversa entità. Questa la decisione del gup Dario De Luca che è uscito dalla camera di consiglio con la sentenza che avalla i quattro patteggiamenti.

Oltre alla Bedogni hanno patteggiato anche i fratelli pakistani Parvez, titolari di un’agenzia di pratiche per stranieri con sede legale a Reggio Emilia ma con gli uffici a Guastalla. Un anno e 10 mesi per il 29enne Irslan e un anno e 2 mesi per Umar Parvez. Per entrambi la pena è sospesa. Infine ha patteggiato 10 mesi di reclusione (pena sospesa) la 48enne Amina Doulali.

Sono invece stati assolti “perché il fatto non costituisce reato” sia il nordafricano 55enne Arif Muhamad, sia il cinese 50enne Kerong Chen.

Sonia Bedogni era stata arrestata il 31 luglio del 2018 con l’accusa di corruzione per aver chiesto soldi in cambio di accelerazioni sulle pratiche. La donna dallo scorso ottobre non è più ai domiciliari. Nella vicenda erano coinvolti anche due fratelli pakistani Irlasn e Umar Parvez (29 e 23 anni) titolari di un’agenzia di pratiche per stranieri con uffici a Guastalla e la 48enne italiana di origini marocchine Amina Douali che avrebbe fatto da intermediaria tra la Bedogni e diverse persone in attesa di cittadinanza.