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Fabbrico, nipoti boss della ‘ndrangheta firmano parco comunale

17 luglio 2019 | 09:36
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Fabbrico, nipoti boss della ‘ndrangheta firmano parco comunale

L’area verde in via Righetta realizzata dalla societa’ di Maria Teresa e Giuseppe Todaro, fratello e sorella e nipoti di Antonio Dragone ucciso nel 2004. Sospesa la cerimonia di inaugurazione. L’architetto: “Mai avuto rapporti con mio nonno e mai condiviso il suo modo di vivere”

FABBRICO (Reggio Emilia) – Il parco del Comune di Fabbrico in via Righetta è stato realizzato dalla societa’ di Maria Teresa e Giuseppe Todaro, fratello e sorella e nipoti del boss di ‘ndrangheta Antonio Dragone ucciso nel 2004.

La vicenda, svelata dal Fatto quotidiano, e’ al centro di un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro Matteo Salvini, annunciata dagli esponenti del M5s Maria Edera Spadoni (vice presidente della Camera e prima firmataria) insieme a Stefania Ascari (membro della Commissione antimafia) e Davide Zanichelli.

L’atto si propone di “far luce sulla corretta applicazione delle misure di prevenzione e contrasto sui tentativi d’infiltrazione criminale e mafiosa”. I pentastellati ritengono infatti “fondamentale” chiarire l’accaduto e “avere la massima attenzione soprattutto in un territorio come il nostro, permeato dalla criminalita’ organizzata, in primis dalla ‘ndrangheta”, spiegano. Inoltre “non va sottovalutato il fatto che i due fratelli Todaro sono soci in un’altra societa’, la Gmc Immobiliare srl, alla quale nel 2015 il prefetto nego’ l’iscrizione alla White List”.

Insomma “l’allerta deve essere massima, per questo abbiamo deciso immediatamente di portare il caso del parco comunale di Fabbrico in Parlamento” concludono Spadoni, Ascari e Zanichelli. Il parco avrebbe dovuto essere inaugurato l’8 giugno scorso, ma per “motivi tecnici” la cerimonia e’ stata annullata.

L’architetto Giuseppe Todaro precisa replicando su Facebook: “Il Parco è stato realizzato in virtù di una convenzione stipulata tra il Comune di Fabbrico e la società Immobiliare Raffaella sas di cui sono socio, insieme a mia sorella. La società non è mai stata raggiunta dall’interdittiva antimafia. Purtroppo sono e sarò sempre nipote del boss Antonio Dragone, deceduto 15 anni fa quando io avevo 18 anni. Non ho mai avuto rapporti con mio nonno e non ho mai condiviso il suo modo di vivere. Sono un architetto di 33 anni, ho due figli piccoli da mantenere ed ho sempre lavorato onestamente. Non ho mai subito condanne e non sono stato indagato nel processo Aemilia”.