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Bibbiano, la confessione: “Report falsi per togliere i bambini”

28 luglio 2019 | 11:58
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Bibbiano, la confessione: “Report falsi per togliere i bambini”

Cinzia Magnarelli, una delle indagate, dopo l’interrogatorio potrà tornare a fare l’assistente: “L’ho fatto a causa delle pressioni che subivo dai miei superiori. Mi sono adagiata per del tempo ma poi non ce la facevo più”

REGGIO EMILIA – “È vero, ho falsificato quelle relazioni ma l’ho fatto a causa delle pressioni che subivo dai miei superiori. Mi sono adagiata per del tempo ma poi non ce la facevo più: per questo lo scorso settembre ho chiesto il trasferimento”.

Lo ha detto al Gip Luca Ramponi, secondo quanto riporta la Gazzetta di Reggio, Cinzia Magnarelli, una delle assistenti sociali indagate nell’inchiesta “Angeli e Demoni” che, con questa confessione, ha ottenuto la revoca della misura cautelare e potrà tornare a lavorare come assistente sociale a Montecchio.

La donna, indagata per falso ideologico, frode processuale, violenza privata e tentata estorsione, difesa dall’avvocato Alessandro Conti, ha confermato nell’interrogatorio di aver falsificato quelle e altre relazioni per indurre il tribunale dei Minori a dare in affido a terzi dei bambini considerati vittime di abusi.

L’assistente sociale, nel corso dell’interrogatorio ha accusato la dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza Federica Anghinolfi, attualmente ai domiciliari, e ha criticato il metodo creato sotto di lei. La Magnarelli ha parlato di un gruppo di lavoro formato per la valutazione dei casi difficili che sarebbero stati aggravati per giungere poi agli affidamenti. Come è avvenuto per il caso dei due fratellini, dai quali si era recata dopo la segnalazione di una possibile violenza da parte del padre, poi archiviata dalla Procura di Reggio.

Scrisse Magnarelli in una delle relazioni: “Alla visita domiciliare svolta nel pomeriggio la casa si presenta piena di muffa, con una grave situazione di degrado. La camera da letto si presenta con dei materassi per terra, ceste di vestiti ammassati, mobili malmessi”. Relazione non veritiera già agli occhi dei carabinieri, che poi ha portato all’accusa di falso ideologico e la frode processuale per l’assistente sociale.