“Veleno” e “Angeli e Demoni”, quel filo rosso che lega la Bassa modenese e la val d’Enza

29 giugno 2019 | 07:19
Share0
“Veleno” e “Angeli e Demoni”, quel filo rosso che lega la Bassa modenese e la val d’Enza

Claudio Foti, arrestato recentemente per i fatti di Bibbiano, è responsabile del centro Hansel e Gretel, lo stesso da cui provenivano le psicologhe che, all’epoca, interrogarono i bambini di Massa Finalese e Mirandola

REGGIO EMILIA – C’è un filo rosso che lega le vicende dei presunti affidamenti illegali dei bambini a Bibbiano e una storia altrettanto terribile accaduta oltre vent’anni fa nella Bassa modenese. E’ rappresentato dal centro studi Hansel e Gretel, la onlus piemontese che è coinvolta nelle vicende del Comune della Val d’Enza, ma che era pure stata tirata in ballo vent’anni fa.

Parliamo del famoso caso “Veleno” portato alla luce dal giornalista Pablo Trincia autore dell’inchiesta sulla vicenda dei pedofili della Bassa. Al centro di tutto ci sarebbe sempre lui, Claudio Foti, responsabile del centro Hansel e Gretel di Torino, attualmente ai domiciliari per l’inchiesta di Bibbiano. Il centro è il medesimo da cui provenivano le psicologhe che, all’epoca, interrogarono i bambini di Veleno.

L’inchiesta nella Bassa modenese si riferisce ai fatti avvenuti tra il 1996 e il 1998 quando sedici bambini vennero strappati dalle proprie famiglie tra Massa Finalese e Mirandola su indicazione dei servizi sociali. Secondo le accuse i bambini sarebbero stati vittime di una rete satanica di pedofili, che li costringeva ad assistere e compiere sacrifici umani nei cimiteri. Nessuno dei sedici bambini è più tornato a casa: nel corso delle indagini, conclusesi nel 2014 con l’assoluzione di metà degli indagati, una madre si è suicidata gettandosi dal quinto piano e Don Govoni, il parroco accusato, è morto d’infarto.

“Se abbiamo contribuito anche in minima parte a salvare dei bambini e le loro famiglie dalla tortura del ricordo indotto, una delle peggiori forme di abuso che si possa immaginare, siamo soddisfatti. I carabinieri ci hanno ringraziato, perché abbiamo fornito loro una chiave investigativa che prima non avevano”. Queste le parole di Pablo Trincia a Business Insider Italia.

Nelle sette puntate pubblicate da Repubblica.it dall’autunno 2017, Trincia e Rafanelli ricostruivano i fatti, mettendo in luce i molti dubbi sul ruolo svolto da assistenti sociali, psicologi e ginecologi durante le indagini, criticandone i metodi e ponendo pesantissime domande sulle conclusioni.

I carabinieri hanno investigato su assistenti sociali e psicologhe, quelle rimaste al di fuori delle indagini di venti anni fa, che si erano concentrate solo sulle famiglie. Anche lì, come oggi, ci sono di mezzo i soldi delle consulenze pagate profumatamente. Nell’inchiesta Veleno di Trincia era emerso il conflitto di interessi della psicologa Cristina Roccia, la professionista che aveva scoperto gli abusi, che era diventata presidente di un centro privato (Hansel e Gretel, appunto, ndr) al quale erano stati poi affidati i bambini portati via alle famiglie, per un guadagno di oltre 2,2 milioni di euro.

Cristina Roccia, che non risulta indagata oggi, è la ex moglie proprio di Foti, che invece oggi è indagato ed è agli arresti domiciliari insieme all’attuale compagna Nadia Bolognini.

Foti aveva scritto contro il lavoro di Trincia e Rafanelli, facendo addirittura una petizione contro il podcast e aveva attaccato i giornalisti investigativi, “rei” di aver messo in dubbio il lavoro degli psicologi: “Le vittime di questa vicenda non sono state prese in considerazione con correttezza e rispetto da questa inchiesta. I giornalisti di Veleno hanno liquidato le testimonianze di allora, come se tutti gli intervistatori fossero suggestivi e manipolativi e tutti i bambini intervistati deliranti. Non solo. Non hanno evidenziato che quei bambini alle parole fecero seguire i fatti: per lunghi anni, pur avendone la possibilità, hanno rifiutato qualsiasi contatto con la famiglia d’origine e hanno evitato anche solo di informarsi sulla vita dei propri genitori”.

E ancora: “Contestualmente è mancata la correttezza e il rispetto anche per gli operatori che furono coinvolti dalla vicenda di 20 anni fa. I giornalisti di “Veleno” continuano a ricercare lo scontro con gli psicologi e degli assistenti sociali, che operarono allora facendo credere che sia la presunta coscienza sporca di questi professionisti a tenerli lontani da un incontro con i giornalisti, e non già lo scrupolo professionale che impedisce loro di discutere in piazza del lavoro clinico e sociale svolto”.

Oggi, a distanza di vent’anni, a pochi chilometri di distanza, la storia si ripete e i protagonisti sono sempre gli stessi.