Editoriali

Politica debole e dirigenti forti: troppe esternalizzazioni

29 giugno 2019 | 13:21
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Politica debole e dirigenti forti: troppe esternalizzazioni

Al di là delle responsabilità penali, tutte da dimostrare, nell’inchiesta di Bibbiano si profila anche una responsabilità politica che deve servire da monito e da stimolo per partiti e amministratori della nostra provincia

REGGIO EMILIA – Troppe esternalizzazioni di servizi delicati come quelli alla persona e ai minori, troppo potere ai dirigenti e controlli che rischiano di essere inadeguati da parte del potere politico. L’inchiesta a cui assistiamo in Val d’Enza ha caratteristiche che, in parte, la assimilano anche ad altre (vedi il recente caso di Reggio Emilia con numerosi dirigenti comunali indagati). I reati, tolti quelli ben più gravi di maltrattamenti su minori, violenza privata, tentata estorsione e lesioni gravissime, sono sempre gli stessi, tipici, della pubblica amministrazione: abuso d’ufficio e falso ideologico e turbativa d’asta (questo per Reggio).

Fatto salvo il rispetto per gli indagati e condannata l’intollerabile gogna sui social che si sta muovendo in queste ore e al di là delle responsabilità penali che, ovviamente, dovranno essere provate e sarà una cosa che richiederà tempi lunghi (si tranquilizzino seminatori d’odio e garantisti opportunisti di ogni risma), bisogna dire che, purtroppo, qui si profila anche una responsabilità politica che deve servire da monito e da stimolo per partiti e amministratori della nostra provincia.

Leggendo le carte del caso di Bibbiano emerge che il sindaco Andrea Carletti, che, lo ricordiamo, ha la delega alle politiche sociali, è indagato per concorso in abuso d’ufficio con Anghinolfi, Monopoli, Campani, Canei, Foti, Bolognini e Testa. Secondo la procura avrebbero “omesso di effettuare una procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento del servizio di psicoterapia che aveva un importo superiore a 40mila euro” e “intenzionalmente” avrebbero procurato “un ingiusto vantaggio patrimoniale al centro studi Hansel e Gretel, i cui membri Claudio Foti, Nadia Bolognino e Sara Testa, esercitavano “sistematicamente, a nessun titolo, l’attività di psicoterapia a titolo oneroso con minori asseritamente vittime di abusi sessuali o maltrattamenti, consentendo ai medesimi l’utilizzo gratuito dei locali della struttura pubblica “La Cura” di Bibbiano messo a loro disposizione dall’Unione Comune della Val d’Enza”.

Questi ultimi si sarebbero aggiudicati, in qualità di concorrenti “estranei” al reato di abuso d’ufficio (viene definito così chi non è pubblico ufficiale e partecipa al reato di abuso d’ufficio, ndr) “l’ingiusto profitto, di 135 euro l’ora per ogni minore (a fronte del prezzo medio di mercato della medesima terapia di 60-70 euro l’ora), nonostante l’Asl di Reggio potesse farsi carico mediante i propri professionisti e gratuitamente di questo servizio pubblico”. Questo, si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Luca Ramponi, “con pari danno per la pubblica amministrazione (Unione Comuni Val d’Enza e Asl Reggio Emilia, che compartecipava al 50% delle spese) ad oggi stimato in 200mila euro”.

Quindi, nel migliore dei casi, ovvero che il sindaco venga assolto (e glielo auguriamo) assistiamo a un mancato controllo politico sugli atti. Sostanzialmente Carletti è accusato di aver appaltato (legalmente o illegalmente lo deciderà il giudice) a cifre di mercato che sarebbero doppie rispetto a quelle abitualmente praticate, servizi che potevano essere eseguiti “gratuitamente” dall’Ausl locale. La domanda, a questo punto, è la seguente: perché lo ha fatto? Perché non si è servito degli psicologi e degli psicoterapeuti dell’Ausl reggiana?

Torniamo così all’inizio del nostro articolo. A nostro modesto parere, e lo scrivono spesso anche i sindacati, andrebbe fatta una riflessione seria nella nostra provincia (e non solo) sul grado di esternalizzazione a cui sono arrivati i vari servizi che i Comuni, sempre più spesso, appaltano all’esterno e sul controllo politico relativo alla qualità e ai risultati (e ai costi) ottenuti dai soggetti appaltanti. Tutto questo tenendo conto anche di un sano principio di rotazione per quel che riguarda i dirigenti e l’assegnazione degli incarichi e degli appalti.

Paolo Pergolizzi