Pedofilia, condannato a 7 anni e 4 mesi l’orco “collezionista”

19 giugno 2019 | 14:56
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Pedofilia, condannato a 7 anni e 4 mesi l’orco “collezionista”

L’uomo, un commerciante reggiano 60enne, nascondeva oltre mezzo milione di foto pedopornografiche e aveva abusato della nipote disabile

REGGIO EMILIA – E’ stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 7 anni e 4 mesi di carcere più 70mila euro di provvisionale alle parti civili, il commerciante reggiano 60enne a processo a Bologna con l’accusa di pornografia minorile, atti sessuali con minori infra quattordicenni e violenza sessuale aggravata commmessa con abuso delle condizioni di inferiorità psichica della vittima.

I carabinieri avevano arrestato l’uomo agli inizi di agosto dello scorso anno grazie al coraggio di una ragazzina, la nipote quindicenne, che si era rivolta alla Caramella Buona riconosciuta poi parte civile col proprio avvocato Monica Nassisi e all’impegno dei carabinieri. I reati sono stati tutti commessi tra il 2000 e il 2017.

L’indagine era stata avviata grazie alla collaborazione fra l’Arma e la onlus “La Caramella buona” attiva a contrasto della pedocriminalità sul territorio nazionale ed era iniziata con la perquisizione nell’abitazione dell’indagato, da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia. A casa del sessantenne era stato sequestrato materiale informatico idoneo all’archiviazione di file tra cui, in particolare, anche alcune Spy pen (penne con telecamera) che l’uomo usava per riprendere di nascosto minorenni, anche le stesse parenti, talvolta affidate alla sua vigilanza, mentre si spogliavano nella loro cameretta o facevano la doccia.

Il materiale pedopornografico detenuto dall’indagato consisteva in circa un milione di file illeciti nascosti in oltre 5.000 sottocartelle strutturate sotto forma di “matrioska” e alle quali l’uomo aveva talvolta attribuito denominazioni apparentemente ordinarie. Le analisi dei militari, anche attraverso l’ausilio di un apposito consulente tecnico nominato dal pubblico Ministero, hanno consentito di recuperare migliaia di file immagine e video già eliminati dall’uomo al momento del sequestro.

Si trattava prevalentemente di fotografie e video ritraenti bambine straniere, anche della tenera età di 7/8 anni, evidentemente scaricate dal web, spesso realizzate in maniera professionale in studi fotografici dove le bambine, sotto la guida di un vero e proprio regista, truccate e vestite “ad arte”, effettuano spettacoli erotici fino a rimanere completamente nude e simulare atti masturbatori, talvolta anche insieme tra loro e con l’utilizzo di innocenti bambole.

Altre migliaia di file ritraevano invece scene di nudo integrale delle bambine, scaricate sempre online e tratte da spiagge nudiste estere o di vita comune (piscine, spogliatoi, spiagge …) e “captate” evidentemente dalla rete dei pedofili per il relativo smercio online a sfondo sessuale .

Le indagini avevano poi accertato e documentato (anche attraverso le foto e i video “recuperati”, nonché con le testimonianze dirette delle bambine coinvolte, alcune oggi già maggiorenni) che il commerciante, approfittando della presenza in casa di parenti minorenni, nonché di amichette di queste ultime, aveva cercato con le piccole vittime il contatto fisico, sotto forma di “innocenti giochi”.

L’ossessione dell’indagato verso le bambine è stata confermata dal rinvenimento di altrettante migliaia di fotografie in cui l’uomo, attraverso l’apposito utilizzo di software di modifica immagini (il morphing), dopo aver scaricato alcune foto pornografiche ritraenti atti sessuali completi tra adulti, aveva poi sostituito al volto del porno attore il proprio volto, al corpo della porno attrice quella del corpo nudo di una bambina scaricata dalla rete ed infine al volto di quest’ultima il volto altre minorenni. Fotomontaggi raffinati e assolutamente verosimili, tali da configurare nel nostro codice penale un reato specifico (art. 600 quater-1), con i quali dava concretezza alle proprie fantasie morbose.

In numerose occasioni infatti l’indagato si era fotografato mentre commetteva atti sessuali sulla giovane nipote che era disabile e che era stata costretta per anni a subire violenze sessuali che lo zio filmava negli anni, avendo disseminato la casa, bagno e camere da letto, di microtelecamere, per collezionare le proprie follie.

“Questo caso – dichiara a fine udienza Roberto Mirabile, presidente de La Caramella buona – per l’ingente quantità di materiale pedopornografico ritrovato, oltre mezzo milione di file, rappresenta una delle maggiori operazioni italiane contro la pedofilia e voglio sottolineare come sia stato fondamentale accogliere e ascoltare subito la quindicenne che, impaurita e sostenuta solo dall’affetto dell’amichetta del cuore, si è presentata in associazione, chiedendo di essere creduta e protetta. Desidero anche ringraziare il tenente colonnello Dimichino che, con i suoi carabinieri, ha immediatamente stretto una sinergia con noi, nel pieno rispetto dei ruoli e delle competenze”.