Gavassa, l’impianto a biogas spaventa gli agricoltori

20 giugno 2019 | 20:52
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Gavassa, l’impianto a biogas spaventa gli agricoltori

In un faccia a faccia con Iren è stata chiesta la tutela del Parmigiano Reggiano

REGGIO EMILIA – In attesa degli “Stati generali” sull’ambiente annunciati per l’autunno dal sindaco Luca Vecchi, a Reggio Emilia prosegue il braccio di ferro sull’impianto di produzione di biogas da rifiuti, previsto da Iren in un’area di sua proprieta’ della frazione di Gavassa. Dopo tre riunioni della Conferenza dei servizi per la valutazione di impatto ambientale dell’impianto in cui sono state esaminate le quasi 200 osservazioni presentate al progetto della multiutility, e’ in corso oggi il primo “contraddittorio istituzionale” (mai organizzato in regione) tra il coordinamento dei comitati ambientalisti reggiani e Iren.

Riunione in cui sono stati ammessi non solo i cittadini che hanno presentato rilievi (tra loro anche Gianni Bertucci, che fara’ di nuovo parte in Consiglio comunale del gruppo M5s) ma anche associazioni ed organizzazioni di norma escluse dalla procedura strettamente amministrativa della Conferenza dei servizi. E’ il caso degli organismi di rappresentanza degli agricoltori, particolarmente preoccupati per le ricadute dell’impianto sui prati della filiera di produzione del Parmigiano reggiano.

I rifiuti in entrata nella centrale biogas, infatti, usciranno da un lato sotto forma di carburante per alimentare il trasporto pubblico, dall’altro come “addensanti” o “fertilizzanti” agricoli. Tuttavia “non abbiamo trovato riferimenti sul fatto che ci sia assoluto controllo su quello che entra nell’impianto – spiega Assuero Zampini di Coldiretti – da cui dipende quello che esce e che sara’ utilizzato in campagna”.

L’altro tema, prosegue Zampini, “e’ quello delle spore: siamo nella zona della zona del parmigiano reggiano. Se le spore di questi addensanti si diffondono, potrebbe essere impedita di fatto la produzione del parmigiano reggiano”. Dal consorzio del “re dei formaggi” aggiungono: “I nostri disciplinari sono molto rigidi. Non vorremmo che quello che esce dalla porta rientrasse dalla finestra con sostanze innocue per l’uomo, ma non per i foraggi e quindi per il latte e la produzione del formaggio”. Con specifiche osservazioni presentate, quindi, gli agricoltori chiedono a Iren “garanzie e tutela del territorio”.