Inchiesta su minori in val d'Enza |
0 - Copertina
/
Cronaca
/

“Elettrodi sui bambini”, come funzionava la macchinetta dei ricordi

28 giugno 2019 | 11:12
Share0
“Elettrodi sui bambini”, come funzionava la macchinetta dei ricordi

Il consulente tecnico della procura: “C’è un forte rischio di indurre falsi ricordi con questo strumento che non risulta in commercio. I colloqui contengono evidenti suggestioni, induzioni e pressioni a ricordare fatti che il bambino non ha riferito in sede giudiziaria”

REGGIO EMILIA – “Emerge un’attività di suggestione, induzione e condizionamento molto significativa rispetto a situazioni che dovrebbero invece essere di esclusiva competenza del contesto giudiziario”. E’ quanto scritto nella relazione che il consulente tecnico fa al sostituto procuratore Valentina Salvi relativamente all’indagine sui presunti affidi illeciti di minori che ha scosso la Val d’Enza.

Il consulente tecnico si basa su una intercettazione ambientale che capta l’incontro fra una madre affidataria, il bambino affidato e la psicoterapeuta della onlus piemontese Hansel e Gretel, attualmente agli arresti domiciliari. Nel corso di questo incontro, secondo gli inquirenti, viene utilizzata quella che chiamano “macchinetta dei ricordi”, ovvero “elettrodi che venivano applicati su corpo e fronte dei bambini, in grado di produrre stimolazioni elettromagnetiche durante i colloqui con gli psicoterapeuti”.

Scrive il consulente tecnico: “Anche nel caso di N. viene usato uno strumento che emette stimoli elettrici (non e possibile descriverlo meglio disponendo solo di audio e non di video registrazioni) e che sembra essere apposto su parti del corpo del bambino per indurre il recupero di ricordi. A tal riguardo non risulta che in Italia sia in commercio per gli psicologi italiani tale strumento, né vi sono studi di validazione dello stesso su popolazione italiana e, quindi, su eventuali effetti indesiderati, in particolare in soggetti in eta evolutiva. In altri termini, non esistono sperimentazioni che possano dirsi scientifiche nel nostro Paese sull’uso di uno strumento simile”.

Continua il consulente: “Inoltre, ci si chiede poi se ne è stato formalmente richiesto il consenso scritto a chi esercita la responsabilità genitoriale di N., illustrando chiaramente, meglio se per iscritto, i vantaggi e i limiti di tale strumento trattandosi, almeno dall’ascolto dei file audio esaminati, di qualcosa che viene apposto sul corpo del bambino. Poi, l’uso di tale strumento, oltre che essere potentemente suggestivo, in quanto viene detto che serve per rievocare eventi che non ricorda, corre il rischio di indurre nel bambino la convinzione che la sua mente sia manipolabile dall’esterno”.

Conclude il tecnico: “Ancora, appare molto pesante che tali suggestioni e induzioni siano poste in essere in prossimità di “ascolti” in sede giudiziaria di N. Anche nel caso di N. i colloqui contengono evidenti suggestioni, induzioni e pressioni a ricordare fatti che il bambino non ha riferito in sede giudiziaria. Il bambino viene letteralmente, per esempio, indotto a ricostruire quanto sarebbe successo con I, il che implica un forte rischio di indurre falsi ricordi. Tra l’altro ciò avviene alla presenza dell’affidataria per cui non si può escludere che di tali argomenti se ne parli anche in casa e quindi, se ciò fosse, aumenterebbe il rischio di indurre interferenze nei suoi eventuali ricordi”.