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Business affidi, bambini dati anche a titolari di sexy shop

27 giugno 2019 | 18:16
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Business affidi, bambini dati anche a titolari di sexy shop

Secondo i carabinieri ci sarebbero stati due stupri in nuclei affidatari e comunità

REGGIO EMILIA – Bambini allontanati in modo illegittimo dalle loro famiglie – erano suggestionati psicologicamente per convincerli della cattiveria dei genitori o di abusi mai avvenuti – e poi affidati ad amici e conoscenti degli operatori dei servizi sociali, tra cui titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche o con figli suicidi. E, secondo i carabinieri che indagano, si registrano due casi accertati di stupro nelle famiglie affidatarie ed in comunita’.

Sono i dettagli che aggiungono orrore ad orrore nella maxi inchiesta condotta tra Emilia-Romagna e Piemonte sul business degli affidamenti minorili soprannominata “Angeli e Demoni”. In tutto 16 le persone indagate: sei sono state sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Si tratta del sindaco Pd di Bibbiano (Reggio Emilia) Andrea Carletti appena rieletto oltre a una responsabile del servizio Sociale Integrato dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, una coordinatrice del medesimo servizio, un’assistente sociale e due psicoterapeuti di una onlus torinese.

Altre otto misure cautelari di natura interdittiva, costituite dal divieto temporaneo di esercitare attivita’ professionali sono state eseguite a carico di altrettanti soggetti, nelle relative qualita’ di dirigenti comunali, operatori socio-sanitari ed educatori. Infine due misure coercitive del divieto di avvicinamento ad un minore hanno colpito una coppia affidataria accusata di maltrattamenti. Oltre 100 i Carabinieri impegnati nell’esecuzione dell’ordinanza cautelare e in decine di perquisizioni domiciliari.

Per gli indagati le accuse sono, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Tra i reati contestati, in particolare, quello di lesioni gravissime ai minori in relazione ai traumi loro provocati. A riguardo alcuni di loro, oggi adolescenti, manifestano profondi segni di disagio (tossicodipendenza e gesti di autolesionismo. Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate del 2018 dopo l’anomala escalation di denunce all’autorita’ giudiziaria, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori che sarebbero stati commessi dei genitori.

L’analisi dei fascicoli vedeva pero’ puntualmente approdare le indagini verso la totale infondatezza di quanto segnalato. Nonostante cio’ i servizi sociali coinvolti proseguivano nel percorso psicoterapeutico richiesto piu’ volte. Da qui si e’ sviluppata l’intensa indagine che ha svelato i numerosi falsi documentali redatti dai servizi sociali in complicita’ con alcuni psicologi, artatamente trasmessi all’autorita’ giudiziaria. In pratica si realizzava la diagnosi di una mirata patologia post traumatica a carico dei minori, condizione questa necessaria a garantirne la presa in carico da parte di una Onlus di Torino.

Il pagamento delle prestazioni psicoterapeutiche avveniva quindi in assenza di procedura d’appalto: gli affidatari venivano incaricati dai servizi sociali di accompagnare i bambini alle sedute private di psicoterapia e di pagare le relative fatture a proprio nome. Mensilmente le stesse persone che avevano i minori in affido ricevevano rimborsi sotto una simulata causale di pagamento, falsando cosi’ i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti.

I Servizi sociali dell’Unione dei Comuni e l’associazione erano quindi legati a doppio filo. E si scambiavano favori. Da un lato la onlus era affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’ente e dei relativi convegni e corsi di formazione, organizzati in provincia. Dall’altra, alcuni dipendenti dello stesso ente ottenevano incarichi di docenza retribuiti nell’ambito di master e corsi di formazione tenuti sempre dalla onlus.

Il sistema era talmente consolidato che e ha portato all’apertura di un centro specialistico regionale per il trattamento del trauma infantile derivante da abusi sessuali e maltrattamenti (che di fatto e’ risultata una costola della onlus). In questa struttura, infine, veniva garantita l’assistenza legale ai minori attraverso la sistematica scelta, da parte dei servizi sociali, di un avvocato, anch’egli indagato per “concorso in abuso d’ufficio”, attraverso fraudolente gare d’appalto gestite dalla dirigente del servizio per favorirlo. Gli investigatori stanno ora vagliando le posizioni di decine e decine di minori seguiti negli anni passati proprio dai servizi sociali.