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M5s-Lega, scontro a tutto campo: anche sulla cannabis

9 maggio 2019 | 21:26
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M5s-Lega, scontro a tutto campo: anche sulla cannabis

Il ministro dell’Interno: “Chiusi i primi shop”. Lo studio, con gli shop calano i sequestri e i fatturati delle mafie. Il Carroccio rilancia per salvare le Province

REGGIO EMILIA – Lega-M5s, è scontro anche sulla cannabis. “Ringrazio le forze dell’ordine e la magistratura perché è in corso la chiusura di tre cannabis shop a Macerata, Porto Recanati e Civitanova Marche”, ha detto il ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini durante un comizio a Pesaro. “Da oggi comincia una guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città – ha aggiunto -. Gli spacciatori non li voglio, la droga fa male. Meglio un uovo sbattuto”.

“Sono sicuro che il ‘modello Macerata’ può essere replicato con successo in tutta Italia, oggi stesso manderò una direttiva con questa indicazione” continua Salvini. “Complimenti al questore e alla magistratura, lo Stato dimostra di non essere complice di chi vende prodotti che fanno il male dei nostri figli”, dice ancora Salvini.

“Dopo aver messo in panchina il sottosegretario della Lega Armando Siri, indagato per corruzione in un’inchiesta dove c’è di mezzo anche la mafia, come chiedeva il MoVimento 5 Stelle, scorgo un po’ di nervosismo da parte di qualcuno e mi dispiace. Mi sorprendono le provocazioni che la Lega ci sta muovendo contro in queste ore, ma credo facciano parte di una precisa strategia per cercare di riprendere consenso creando lo scontro su temi divisivi per la popolazione”. Così Luigi Di Maio su Facebook.

“Evidentemente nella Lega dopo aver visto gli ultimi sondaggi che davano in ripresa il MoVimento sono andati in paranoia. Non a caso hanno ricominciato a parlare di grembiulini, armi, province e ora arrivano persino ad inventarsi che siamo a favore della droga (che è folle solo pensarlo). E vedrete che fra poco inizieranno a buttare in mezzo altre provocazioni” ribatte Di Maio su Fb aggiungendo che “dispiace davvero che si arrivi a questo, ovvero a sparlare di tutto pur di riprendere qualche voto in più”.

“Dire di essere contro la droga è come dire di essere per la pace nel mondo, siamo tutti d’accordo: più controlli fa meglio è, nessuna volontà di non sostenere il ministro dell’Interno nella lotta alla droga. Controlli, per carità, e immagino anche lotta alla mafia”: così Di Maio, intervenendo a Radio anch’io su Radio Uno ha commentato le dichiarazioni del ministro dell’Interno.

“Combattere la droga significa anche combattere la mafia come dimostrano gli arresti delle ultime ore contro il clan Casamonica”. Così Salvini risponde a Di Maio chiedendo che “il senatore dei 5 Stelle Mantero ritiri la proposta sulla droga libera”. “Non è nel contratto di governo – conclude il ministro dell’Interno – e non voglio lo Stato spacciatore”.

“Ho un’agenda con un’ordine del giorno molto fitto, questo non è all’ordine del giorno”. Così il premier Giuseppe Conte ha risposto a chi gli chiedeva quale fosse la sua posizione sulla cannabis light.

“La piazza contro ogni proibizione”. Questo lo slogan che lancia la 19/ma edizione della Million Marijuana March, in programma sabato prossimo a Roma. “Nonostante gli anatemi di Salvini saremo in piazza – spiegano gli organizzatori -. Abbiamo l’autorizzazione della Questura e non crediamo si possa annullare tre giorni prima”. Il corteo, nato per promuovere la legalizzazione delle droghe leggere, partirà da piazza della Repubblica alle 14 e sfilerà per le strade del centro di Roma fino a piazza San Giovanni. “Legalizzare – sottolineano gli organizzatori – significa togliere dalla strada gli spacciatori, esattamente quello che Salvini va dicendo in tv”.

Intanto, la Lega lavora per maggiori stanziamenti e assunzioni nelle Province. A proporli è un emendamento della Lega al dl sblocca cantieri all’esame del Senato. La proposta destina agli enti 60 milioni l’anno in più nel biennio 2019-2020, incrementando ulteriormente i finanziamenti a 100 milioni l’anno dal 2021 al 2030 e a 200 milioni l’anno dal 2031. Le risorse sono pescate dal Fondo del Mef per la produttività e competitività legato a Industria 4.0. Vengono inoltre previste 120 assunzioni stabili di tecnici, prima in capo alla Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici nata con la L.di bilancio.

Lo studio
Riduzione dello spaccio e delle attività connesse (conseguentemente anche dei sequestri e degli arresti), e del fatturato delle mafie. La legalizzazione della cannabis light nuoce e indebolisce economicamente la malavita organizzata e non. Lo afferma lo studio ‘Light cannabis and organized crime: Evidence from (unintended) liberalization in Italy’ a firma italiana e pubblicato lo scorso aprile dalla rivista scientifica European Economic Review. Lo studio è stato condotto dal professore associato di Scienza delle Finanze, Vincenzo Carrieri, dell’Università della Magna Grecia di Catanzaro, e dai ricercatori Leonardo Madio dell’ateneo di Louvain in Belgio e Francesco Principe dell’Erasmus School of Economics di Rotterdam.

Lo studio è stato effettuato confrontando i dati mensili delle attività di prevenzione, controllo e repressione da parte delle forze dell’ordine nelle aree geografiche, provincia per provincia, dove sono stati aperti i cosiddetti shop di cannabis leggera. “Abbiamo scoperto – affermano gli studiosi – che la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione del 14% dei sequestri di marijuana illegale per punto vendita e a una riduzione dell’8% della disponibilità di hashish. I calcoli su tutte e 106 le province italiane prese in esame suggeriscono che i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali siano in una forchetta stimata tra i 90 e 170 milioni di euro all’anno. Si stima inoltre che la vendita di cannabis light abbia portato a un calo di circa il 3% degli arresti per reati di spaccio”.

Lo studio ha esplorato la “non intenzionale” liberalizzazione della cannabis leggera avvenuta in Italia nel dicembre 2016 attraverso un vuoto legislativo al fine di valutare il suo effetto sull’acquisto illegale di marijuana. “Sebbene la liberalizzazione interessasse l’intero territorio italiano – continua lo studio – a breve termine il livello di intensità variava in base alla configurazione del mercato di pre-liberalizzazione dei ‘grow shops’, cioè i rivenditori che vendevano prodotti industriali legati alla cannabis. Per arrivare ai dati, abbiamo sfruttato questa variazione utilizzando un design DID (differenze nelle differenze) con un set di dati univoco sulle confische mensili di droghe a livello provinciale durante il periodo 2016-2018 da parte delle forze di polizia, abbinandolo ai dati sulla posizione geografica dei negozi e delle variabili socio-demografiche”.