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In Europa i populisti avanzano, ma non sfondano: boom dei Verdi

27 maggio 2019 | 00:55
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In Europa i populisti avanzano, ma non sfondano: boom dei Verdi

Trionfo Farage in Gb, crollano i Tory. In Germania la Cdu primo partito ma in calo, volano i Verdi. In Ungheria trionfo di Orban, in Francia vince Marine Le Pen: “Sciogliere il Parlamento”. In Austria vincono i conservatori, in Grecia Tsipras secondo. Sanchez stravince in Spagna, è la speranza socialista nell’Ue

REGGIO EMILIA – Alle elezioni Europee trionfano Marine Le Pen e Viktor Orban. Ed è anche boom dell’affluenza, mentre arrivano i dati dei primi exit poll. “E’ la vittoria del popolo” che oggi ha “ripreso il potere”, ha detto Marine Le Pen commentando la vittoria del Rassemblement National. La Le Pen ha chiesto “lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale” dopo il voto di questa sera in Francia e la modifica del sistema elettorale in senso proporzionale. Al Parlamento si costituirà un “super gruppo” di sovranisti in grado di “pesare” sull’organizzazione dell’Unione europea, ha detto la Le Pen.

Intanto dalle prime proiezioni del Parlamento Europeo si profila una alleanza a tre Ppe-S&D e Alde, perché popolari e socialisti da soli non avrebbero la maggioranza richista di 376 seggi.

Il nuovo Brexit Party di Nigel Farage trionfa con il 32% alle Europee in Gran Bretagna, secondo una prima proiezione nazionale della Bbc, che dà i LibDem filo-Ue secondi al 19% (+11%), il Labour terzo in calo al 16, i Verdi (due punti in più) all’11, e i Tory solo quinti crollati al record negativo storico dell’8%.(

In Germania l’Unione Cdu-Csu di Angela Merkel si conferma il primo partito negli exit poll con il 27.5%, ma perde il 7,8%. Volano i Verdi sopra il 20%.

Secondo exit poll pubblicati dai media belgi, in Francia la lista del Rassemblent National di Marine Le Pen è primo partito con uno scarto di due-tre punti sulla lista Renaissance del partito di Emmanuel Macron. Il primo avrebbe ottenuto tra il 23 e il 25% contro il 19-22% della lista del presidente. Le Pen ha chiesto “lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale”.

Alle europee in Ungheria il partito di Viktor Orban, Fidesz, si conferma in testa ai primi exit poll con un netto 56%. Emerge dai numeri resi noti da Europe Elects. Il risultato è superiore di 4 punti percentuali rispetto alle elezioni europee del 2014.

In Austria vincono popolari di Kurz, Fpoe terzo. In Grecia Nuova Democrazia in testa a 34%, Syriza a 27%: secondo i primi exit poll, Alba Dorata arretra, al 6%. E il premier greco Tsipras chiede al presidente della Repubblica elezioni anticipate dopo essere stato battuto dal conservatore Nea Dimokatia (ND) di Kyriakos Mitsotakis.

In Spagna i socialisti del premier Pedro Sanchez si apprestano a vincere con un distacco di oltre dieci punti, secondo l’ultimo sondaggio. Il Psoe, in attesa dei primi exit poll, è dato al 28,9% e 18 seggi, 11 in più rispetto ai popolari, che crollano, come alle politiche di aprile, ottenendo circa il 17,3% dei voti. In Spagna si vota anche per il rinnovo di 12 parlamenti regionali e di migliaia di comuni.

In Olanda scivolone per il Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, alleato della Lega di Matteo Salvini, alle Europee in Olanda. Secondo Europe Elects, con l’85% dei voti contati, la formazione registra il suo record più basso e non raggiunge la soglia del 3,85% restando senza seggio all’Eurocamera.

A Malta si conferma la netta vittoria del partito laburista del premier Joseph Muscat, al 55%, secondo le stime delle 18 sulle Europee. I centristi del partito nazionalista seguono al 37%.

Il Fine Gael (Ppe, europeista) del premier Leo Varadkar si conferma primo partito nella piccola Irlanda, secondo le proiezioni aggiornate di queste ore, con un 29% di voti e una previsione di 4 seggi. Mentre restano al palo gli storici rivali del Fianna Fail (Alde) che nelle parallele elezioni locali sono testa a testa col partito di governo, ma alle Europee rischiano di cedere persino il secondo posto ai Verdi, che volano dall’1,6 al 15%.

Il partito ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS/Ecr) di Jaroslaw Kaczynski è in testa nel voto in Polonia col 42,40%. Lo segue a stretto giro la Coalizione europea, la lista unica formata dai principali partiti di opposizione, tra cui la Piattaforma civica di Donald Tusk. Emerge dalle stime sulla base degli exit poll, pubblicate dal Parlamento europeo. Kukiz’15, gli alleati del M5S, col 4,10% non riescono invece a superare la soglia di sbarramento, fissata al 5% in Polonia.

In Romania i primi exit poll danno testa a testa il partito socialdemocratico al governo (Psd) e il principale partito di opposizione, il Pnl (Partito nazionale liberale): entrambi si attestano, secondo i primi dati, al 25,8%. Ottimo risultato che va anche oltre le aspettative per la neoformazione (anche’essa di opposizione) dell’Usr (Unione Salvati Romania, una sorta di Movimento 5 stelle romeno), che secondo i primi exit poll della Curs-Avangarde, sfiorano il 24% delle preferenze. Molto più indietro le altre formazioni e crollo dell’Alde che, almeno per il momento, non ha toccato neppure il 5% delle preferenze.

In Finlandia, secondo gli exit poll, i conservatori del National Coalition Party sono in testa con il 20,9%, seguiti dai socialdemocratici al 16,7 (che perdono così il primato ad appena un mese dalle elezioni politiche), dai Verdi al 14,4 e dal Partito di Centro. Indietro i Veri Finlandesi alleati della Lega di Matteo Salvini, che sono al 13,1%: in calo di 4 punti rispetto alle elezioni politiche di aprile che li avevano consacrati come secondo partito.

L’affluenza
Alle elezioni Europee alle 19 ha votato il 43,84% degli aventi diritto, facendo registrare un aumento dell’1,7%. Nel 2014, infatto, gli elettori erano stati il 42,14%. Lo rende noto il sito del ministero dell’Interno. Nel 2014 l’affluenza finale alle ore 23 fu del 58,6%. Alle politiche del 2018 l’affluenza alle ore 19 fu del 58,4% (dato della Camera).