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Conte decide la revoca di Siri, Salvini: “Indagati di serie A e B”

8 maggio 2019 | 17:37
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Conte decide la revoca di Siri, Salvini: “Indagati di serie A e B”

Il premier ha illustrato la sua proposta in Cdm e ne è seguito un dibattito tra i componenti dell’esecutivo. Bongiorno ha spiegato le ragioni della Lega. Salvini attacca sulla Raggi: “Indagata da anni ed è sempre al suo posto”. Intanto dichiarazioni di Siri a pm e depositata memoria, atto istruttorio non in Procura

REGGIO EMILIA – Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha deciso la revoca del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione. Il decreto di revoca, a quanto si apprende, è stato adottato dal premier, sentito il Cdm che ha a lungo dibattuto. “Prendo atto – è andato all’attacco il leder della Lega, Matteo Salvini – del fatto che la Raggi è indagata da anni ed è al suo posto. I nostri candidati sono specchiati. Se ci sono colpe di serie A e colpe di serie B, presunti colpevoli di serie A e di serie B…. a casa mia se uno vale uno, inchiesta vale inchiesta”.

“Noi abbiamo nessun problema, la questione morale riguarda altri. Mi dispiace che qualcuno si stia sporcando la bocca su Attilio Fontana”, ha aggiunto.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha portato al tavolo del Consiglio dei ministri le motivazioni che sono alla base dell’opportunità di revocare il sottosegretario Armando Siri. Dopo il suo intervento è intervenuta la ministra della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno che ha illustrato la posizione della Lega, la Bongiorno, che già nei giorni scorsi si era spesa per la linea contraria alle dimissioni. Il dibattito si è allargato praticamente a tutti i ministri in Cdm.

Dopo gli interventi dei due “avvocati”, il premier e il ministro per la Pubblica Amministrazione, al tavolo del consiglio sull’opportunità della revoca di Siri sono intervenuti diversi ministri del M5S e della Lega, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Durante la discussione, che secondo quanto riferiscono fonti del Carroccio, si sarebbe svolta in maiera civile e pacata, il ministro dell’Interno avrebbe ribadito: “fiducia nel premier ma anche difesa del sottosegretario Armando Siri, innocente fino a prova contraria”.

“In una giornata come quella di oggi in cui l’Italia è scossa da inchieste su temi che riguardano la cosa pubblica, per me è altrettanto importante che il governo oggi abbia dato un segnale di discontinuità rispetto al passato”, dice Di Maio al termine del Cdm sul caso Siri.

“Basta coi litigi e con le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: Flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture: basta chiacchiere, basta coi no e i rinvii”. Lo dichiarano fonti della Lega al termine del Consiglio dei ministri.

“L’autonomia – scrivono intanto in una nota i capigruppo leghisti di Camera e Senato – rappresenta un passo epocale per tutto il Paese e si farà. Da Nord a Sud le 9 Regioni che vogliono gestire i soldi degli italiani in modo più efficiente, con meno sprechi e burocrazia e più vicino alle esigenze dei cittadini hanno il diritto di avere una risposta concreta. E’ scritto nella nostra Costituzione e il governo ha l’obbligo di rispondere. Chi non vuole la riforma prevista nel contratto di governo non vuole il bene del Paese”.

Prima della riunione Salvini ha riunito i ministri della Lega nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti. Non ci sarebbero stati contatti diretti, in mattinata, tra M5s e Lega.

Siri dai pm
Intanto è terminato il confronto tra l’oramai ex sottosegretario Armando Siri e i pm della Procura di Roma che indagano per una presunta dazione di denaro in suo favore da parte dell’imprenditore Franco Arata. L’atto istruttorio, durato circa una ora, si è svolto in un ufficio distaccato della Procura di Roma. In base a quanto si apprende Siri ha rilasciato dichiarazioni spontanee e messo a disposizione dei magistrati anche una ampia memoria difensiva.

Il senatore Siri “ha ribadito con fermezza di non aver mai ricevuto, né da Paolo Franco Arata, né da chiunque altro, promesse di pagamento o dazioni di denaro, che avrebbe rifiutato con sdegno, facenti riferimento al merito della sua attività di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato”: così in una nota l’avvocato Fabio Pinelli, difensore dell’esponente della Lega. Nel corso dell’atto istruttorio con i magistrati di Roma, Siri, così come spiega in una nota il suo difensore, “ha messo spontaneamente a disposizione dei pm la documentazione contabile nella sua disponibilità, avente ad oggetto il complesso dei propri movimenti bancari e finanziari”.