“Sindaco, iscriva all’anagrafe i richiedenti asilo”

Buona parte del terzo settore chiede al sindaco “disobbedire” al decreto “Salvini”

REGGIO EMILIAIl 19 gennaio scorso siamo scesi in piazza a Reggio Emilia portando il tema del decreto “Salvini” e delle conseguenze che questa normativa ha sulla vita dei migranti, ma anche nei territori: come una legge che invoca sicurezza provoca in realtà più insicurezza rendendo le persone irregolari e creando nelle città sacche di marginalità sempre maggiori.

Abbiamo richiesto un gesto concreto al Comune di Reggio Emilia, in quanto crediamo che anche a livello locale si possano mettere in pratica delle azioni di contrasto a questa normativa e che un’amministrazione debba “fare la sua parte”. Per cui abbiamo chiesto a lei, sindaco Luca Vecchi, di “disobbedire” al decreto “Salvini” iscrivendo i richiedenti asilo all’anagrafe.

In questi mesi abbiamo affrontato il dibattito in luoghi di formazione, in assemblee ed incontri pubblici evidenziando come, non iscrivendo i richiedenti asilo all’anagrafe, si metta in atto una discriminazione in termini di accesso ai diritti, oltre a non rispettare la normativa, sia in termini di iscrizione anagrafica che di immigrazione. Infatti la legge riconosce il diritto alla residenza a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti. La non iscrizione anagrafica di una categoria di persone inoltre è una forte esclusione anche in termini simbolici di appartenenza ad un territorio.

La conseguenza maggiore di tale applicazione della normativa , per chi inserito all’interno di un percorso di accoglienza, che abbiamo rilevato a Reggio Emilia e provincia, in termini pratici, è l’impossibilità ad aprire un conto corrente, questo significa non poter ricevere uno stipendio ed essere quindi esclusi dall’accesso al mondo del lavoro o da un tirocinio formativo. In particolar modo per i richiedenti asilo fuori dai progetti di accoglienza l’iscrizione anagrafica per i senza dimora assume un valore maggiore per accedere ad una serie di servizi.

Abbiamo portato l’interpretazione di alcuni giuristi dell’ASGI, utile affinché i richiedenti asilo possano essere iscritti all’anagrafe. Ad oggi non abbiamo avuto una risposta e per questo vogliamo riaprire la discussione. Riassumendo brevemente. La norma, introdotta con il decreto “Salvini”, stabilisce che il permesso di soggiorno per richiesta asilo non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica. Quindi per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta asilo quale è il titolo utile all’iscrizione anagrafica e che ne attesta la regolarità di soggiorno?

Per i richiedenti la protezione internazionale la regolarità del soggiorno è determinata dall’avvio del procedimento che avviene dalla compilazione del cd. “modello C3”, e/o dall’ identificazione effettuata dalla questura in occasione della formalizzazione della richiesta asilo. Per cui questa documentazione attesta la regolarità del soggiorno, assolvendo alle condizioni previste dalla normativa per l’iscrizione anagrafica.

Nel frattempo il Tribunale di Firenze con l’articolata ordinanza del 18 marzo scorso afferma il diritto dei richiedenti asilo all’iscrizione anagrafica, “ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale, deve intendersi comunque regolarmente soggiornante” per il tempo occorrente ad accertare il diritto alla protezione richiesta e che “la regolarità del soggiorno sul piano documentale” può essere provata, oltre che dal permesso di soggiorno da diversi documenti come ad esempio “gli atti inerenti l’avvio del procedimento volto al riconoscimento della fondatezza della pretesa di protezione ed in particolare attraverso il cd. “modello C3”, e/o mediante il documento nel quale la questura attesta che il richiedente ha formalizzato l’istanza di protezione internazionale”.

In Italia abbiamo visto Comuni e sindaci che da subito si sono adoperati per iscrivere i richiedenti asilo all’anagrafe e da ultimo il Comune di Crema che ha messo in atto l’interpretazione fornita dai giuristi di ASGI. In un tempo dove vengono violati trattati internazionali e accusato chi salva vite umane in mare di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, dove si continua a dire che i migranti devono essere riportati in Libia nonostante ci siano rapporti su rapporti che dichiarano come le persone siano torturate e picchiate all’interno dei campi in Libia, in un tempo dove le barriere per chi è sopravvissuto sono sempre più complesse, dove si fomenta odio e guerra fra gli ultimi, dove si vuole svuotare di senso il concetto di accoglienza e si criminalizza la solidarietà, sappiamo che il lavoro da fare è molto.

Noi insieme a tante e tanti altri ci adoperiamo nel nostro territorio affinché si possa costruire una comunità solidale, in grado di confrontarsi e mettersi in gioco , tenendo presente come ci sia un intero sistema legislativo che deve essere messo in discussione (e normative che esistono in tutela dei diritti umani ma che continuamente sono violate) affinché il mar Mediterraneo non sia un cimitero e perché nei territori si possa davvero mettere in pratica l’inclusione.

Al Comune di Reggio Emilia, e a lei sindaco Luca Vecchi, chiediamo un passo in avanti: l’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo. Una pratica che deve comunque essere estesa a tutti i Comuni della provincia.