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Noicontrolemafie: “I giornalisti siano sentinelle della legalità”

4 aprile 2019 | 08:43
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Noicontrolemafie: “I giornalisti siano sentinelle della legalità”
Noicontrolemafie: “I giornalisti siano sentinelle della legalità”
Noicontrolemafie: “I giornalisti siano sentinelle della legalità”
Noicontrolemafie: “I giornalisti siano sentinelle della legalità”

L’appello di Stefania Pellegrini che aggiunge: “La vera informazione viene troppo spesso lasciata a giovani freelance, mal pagati e privi di tutela, abbandonati a loro stessi di fronte a tante, troppe querele temerarie”. Si è parlato anche di calcioscommesse

REGGIO EMILIA – Giornalisti in cattedra nella terza giornata di Noicontrolemafie, il Festival della legalità che la Provincia di Reggio Emilia propone, per il nono anno consecutivo, in collaborazione con 18 Comuni e la direzione scientifica dello scrittore e storico dei fenomeni mafiosi Antonio Nicaso. Di “giornalismo al servizio della democrazia” si è infatti discusso ieri mattina all’auditorium Credem di Reggio, dove studenti di Canossa, Chierici, Filippo Re e Zanelli hanno avuto l’opportunità di ascoltare tre voci autorevoli nel campo dell’informazione. “Tre professionisti seri, che ci faranno riflettere sull’importanza di poter fare affidamento su giornalisti non militanti, ma onesti, consapevoli e coerenti che sappiano farci da pungolo”, come ha detto il direttore scientifico di Noicontrolemafie, Antonio Nicaso, introducendo insieme al consigliere provinciale Nico Giberti la mattina di lavori.

“Giornalisti che siano sentinelle di legalità – ha detto Stefania Pellegrini, docente di Mafie e antimafia all’Università di Bologna e dallo scorso gennaio portavoce di Articolo 21 Emilia-Romagna – che diffondano cultura e conoscenza, che ci aiutino a contrastare quella che è stata definita tautologia della paura e che, anche attraverso i media, mira a spostare l’attenzione dai problemi reali”. Un ruolo, ed una professione, sempre più difficili da svolgere oggi che la “vera informazione viene troppo spesso lasciata a giovani freelance, mal pagati e privi di tutela, abbandonati a loro stessi di fronte a tante, troppe querele temerarie”. Ma che oggi, anche grazie ad Articolo 21, possono trovare sostegno nella ‘scorta mediatica’.

“Perché è giusto rivendicare la libertà di informazione, ma soprattutto tutti i cittadini, a partire da voi ragazzi, devono rivendicare il diritto di essere informati”, ha aggiunto Stefania Pellegrini prendendosela con la “troppa disinformazione che circola anche attraverso i social media”. Ma non solo, perché anche i media tradizionali nazionali, con il caso Aemilia, non sono stati da meno: “Su stampa e tv si è parlato solo di Iaquinta e delle sue urla, si è detto poco e nulla sulle risultanze epocali di questo processo, sui tanti professionisti e imprenditori emiliani condannati per mafia”, ha concluso, dando invece atto “ai giornalisti locali di aver svolto un lavoro eccezionale”.

Sul palco, anzi su e giù dal palco per meglio coinvolgere gli studenti, è quindi salito il giornalista d’inchiesta inglese Declan Hill, autore del bestseller “The Fix”, un “personaggio atipico nel mondo accademico, insegnante di tecniche di indagine e massimo esperto mondiale dei legami tra sport, scommesse e criminalità organizzata”, lo ha presentato Nicaso. Dopo aver mostrato l’inquietante intervista a Michael Franzese, ex boss mafioso delle scommesse clandestine pentito e ravvedutosi, Hill ha messo in guardia i ragazzi dalla “nuova forma di corruzione che attraverso il mondo delle scommesse si sta diffondendo ovunque, anche in Italia, e che rischia di rovinare lo sport se non si farà qualcosa in fretta”.

“Siamo di fronte alla globalizzazione del mondo delle scommesse, parliamo di trilioni di dollari che fanno gola a una nuova alleanza criminale tra mafia italiana, balcanica e asiatica, perché lì c’è il mercato maggiore, lì c’è una società di scommesse che nessuno di voi ha mai sentito nominare, a differenza dell’Adidas, ma che fattura 5 volte tanto un colosso come Adidas”, ha detto Hill, per il quale “nessuno sport, dal calcio, al basket al cricket, e nessuna competizione, dal più piccolo campionato dilettantistico alla Coppa del mondo, sfugge a questa insidia”.

E semmai ci fossero dubbi, ci ha pensato Flavio Tranquillo – volto e, soprattutto, voce dell’Nba su Sky – a fugarli. “E’ importante che i giornalisti raccontino i fatti, ma è anche importante concentrarsi sui fatti: e un fatto è che, come ha scritto un paio di mesi fa il Corriere della sera, un bel giorno da Tokyo e dalle Filippine si sono messi a contattare l’Italia con ogni mezzo per sapere il risultato di una partita del campionato Under 20 di basket, e così si è scoperto che in Asia si scommette anche sui campionati giovanili, anche sull’Under 18 dove giocano dei minorenni: ma purtroppo la cosa è nata e morta lì”, ha detto.

Ma, per fortuna, ci sono anche altri fatti. “So di una squadra che, dopo aver letto quell’articolo, quando ha visto sugli spalti il ragazzino incaricato per pochi euro di dare attraverso un cellulare gli aggiornamenti al sito di scommesse lo ha mandato fuori, ed è anche questo è essere ‘noicontrolemafie’ – ha aggiunto – So anche del presidente di una piccola società del Nord Italia che milita nella Serie C gold che si è sentito dire da due giocatori di essere stati contattati da tre compagni di squadra, due lituani e un italiano, perché ‘se sabato vinciamo di 12 per noi ci sono dei soldi’. Lui è andato in Federazione a raccontarlo e ha cacciato i due lituani e l’italiano, e anche questo è essere noicontrolemafie”.

“Questi sono fatti, ma oltre a conoscere i fatti bisogna anche farsi delle domande, chiedersi ad esempio perché succede una cosa del genere, se magari può essere colpa di un modello economico dello sport italiano che è fallato, perché si gioca per due soldi, si viene pagati magari illegalmente e irregolarmente e allora visto che guadagno poco devo arrotondare…”, ha concluso il giornalista invitando a ragazzi a “farsi sempre delle domande e cercare di darsi sempre delle risposte, dalla prescrizione che non è assoluzione di Andreotti al processo Aemilia che non è solo Iaquinta, perché anche semplicemente verificando delle ipotesi fate qualcosa di importante”.

Nel finale, studenti protagonisti. Dapprima con Matteo e Alessia del liceo “Regina Margherita” di Palermo – accompagnati dalla loro professoressa di lettere Rosaria Cascio, “impegnata a far rivivere nel quotidiano l’insegnamento e i valori di don Puglisi, cercando di lasciare un segno nei miei studenti, mettendomi in ascolto e cercando di vibrare insieme a loro” – che hanno parlato del loro progetto di scrittura. Infine, con l’apprezzata performance teatrale degli studenti dello “Zanelli” di Reggio Emilia.