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Minacce a Vecchi: “In appello sei mesi a Brescia-Comberiati”

18 aprile 2019 | 19:09
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Minacce a Vecchi: “In appello sei mesi a Brescia-Comberiati”

Ribaltata la sentenza di assoluzione di primo grado nel processo Aemilia bis

REGGIO EMILIA – La lettera recapitata nel febbraio del 2016 al quotidiano ‘Il Resto del Carlino’ conteneva delle minacce di stampo mafioso nei confronti del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. Cosi’ hanno sentenziato i giudici della Corte d’appello di Bologna, che ribaltano l’assoluzione “perche’ il fatto non sussiste” decisa in primo grado dal gup Alberto Gamberini. In appello sono percio’ stati condannati a sei mesi di reclusione, ricevendo comunque uno ‘sconto’ rispetto agli otto chiesti dalla Procura generale e dalla Dda, Pasquale Brescia, imputato nel filone principale del processo Aemilia, e il suo legale Luigi Comberiati.

Al solo Comberiati sono state concesse la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, mentre per Brescia sono stati poi confermati i cinque mesi e 10 giorni decisi in primo grado dal gup per un’imputazione minore. Nella sentenza, pronunciata oggi pomeriggio dai giudici della seconda Sezione penale, spicca anche la condanna del collaboratore di giustizia Giuseppe Giglio per traferimento fraudolento di valori.

In primo grado, due anni fa, Giglio era stato condannato a due anni e cinque mesi. In appello, la pena decisa dai giudici e’ di un anno e sei mesi: tuttavia, questo reato e’ stato ritenuto legato “ai fatti definitivamente giudicati” nella tranche del processo Aemilia svoltasi con rito abbreviato, per i quali Giglio e’ stato condannato a sei anni. I giudici hanno, quindi, ‘sommato’ le due pene, portando il totale a sette anni e sei mesi. Sale invece a cinque anni totali, da quattro che erano, la pena per Giulio Giglio, a sua volta accusato di traferimento fraudolento di valori, mentre Giovanna Giglio, condannata da Gamberini a un anno e quattro mesi per lo stesso reato, si e’ vista ridurre la pena a un anno.

Quanto a Pierino e Pasquale Vetere e Francesco Lerose, condannati in primo grado a tre anni per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, la pena e’ stata diminuita di un terzo, attestandosi quindi a due anni e 600 euro di multa. Per tutti e tre e’ stata decisa la revoca della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, mentre ai soli Lerose e Pasquale Vetere e’ stata concessa la sospensione condizionale della pena.

Brescia e Comberiati sono inoltre stati condannati al pagamento delle spese processuali e dovranno quindi rifondere, in solido, 4.050 euro a Vecchi e alla Regione Emilia-Romagna – le parti civili che avevano presentato appello contro la sentenza di primo grado – e 1.500 euro a Libera, parte civile non appellante. Oltre a questo, i due dovranno anche pagare un risarcimento alle tre parti civili, risarcimento che dovra’ essere determinato in sede civile. Anche Giuseppe e Giulio Giglio sono stati condannati “al pagamento delle ulteriori spese delle parti civili Regione Emilia-Romagna e Libera”, per un ammontare di 3.000 euro per ognuna delle due parti.

La legale di Libera, Enza Rando, al termine dell’udienza preferisce non commentare la sentenza, dicendo di voler attendere le motivazioni, che dovrebbero essere depositate nel giro di 90 giorni.