Mafie, al via il processo sugli omicidi del โ€™92

5 aprile 2019 | 17:04
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Mafie, al via il processo sugli omicidi del โ€™92

Si torna indietro di 27 anni, alla guerra per lโ€™egemonia sul territorio tra le famiglie cutresi Grande Aracri e Arena-Dragone. Comune di Brescello e libera parti civili

REGGIO EMILIA โ€“ Sono solo lโ€™associazione โ€œLiberaโ€ e il Comune di Brescello le realtaโ€™ che si sono costituite parti civile in โ€œAemilia 1992โ€, il processo che riporta la โ€˜ndrangheta nelle aule del tribunale di Reggio Emilia e la cittaโ€™ indietro di 27 anni, alla guerra per lโ€™egemonia sul territorio tra le famiglie cutresi Grande Aracri e Arena-Dragone.

A sconvolgere le tranquille comunitaโ€™ reggiane furono due omicidi: quello di Nicola Vasapollo, avvenuto il 21 settembre 1992 nella casa del quartiere di Pieve Modolena dove scontava una pena ai domiciliari e quello del 22 ottobre successivo, quando a Brescello Giuseppe Pino Ruggiero, anche lui ai domiciliari, fu crivellato con la scusa di un controllo da un gruppo di fuoco che indossava finte divise dei Carabinieri. A far luce su quella stagione insanguinata sono state le dichiarazioni del pentito del troncone principale di Aemilia Antonio Valerio, che hanno portato nellโ€™ottobre del 2017 ad una nuova svolta investigativa sui due โ€œcold caseโ€.

Davanti ai giudici della Corte dโ€™Assise Dario De Luca โ€“ con a latere Silvia Guareschi e altri sei popolari โ€“ devono quindi ora rispondere di quei delitti anche il boss Nicolino Grande Aracri, il suo luogotenente in Emilia Nicolino Sarcone e Angelo Greco detto โ€œLinuzzoโ€. Lโ€™accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso eโ€™ la stessa anche per Antonio Ciampaโ€™ (detto โ€œConiglioโ€) e Antonio Lerose (ovvero il โ€œbel Rene'โ€). Gli odierni imputati si affiancano a Domenico Lucente e Raffaele Dragone, che per gli stessi omicidi sono stati condannati negli anni scorsi allโ€™ergastolo (Lucente si eโ€™ tolto la vita in carcere).

Intanto lโ€™ammissione delle parti offese non si eโ€™ svolta โ€œpacificamenteโ€. Gli avvocati della difesa hanno chiesto di escluderle obiettando in sostanza che il Comune di Brescello avrebbe dovuto avanzare le sue pretese allโ€™epoca dei fatti, quando Libera invece non era ancora ufficialmente costituita. Il Pm Beatrice Ronchi ha invece perorato la causa delle parti civili, evidenziando per lโ€™ente locale che โ€œi fatti sono gli stessi, ma le contestazioni diverseโ€ e appellandosi poi alla lunga giurisprudenza delle sentenze che hanno ammesso lโ€™associazione antimafia nei processi, a cominciare proprio da Aemilia. Il giudice De Luca ha quindi respinto le richieste dei difensori. Non eโ€™ infine passato inosservato che, tra i soggetti titolati a farsi pate civile, manca il Comune di Reggio Emilia dove Vasapollo fu ucciso.

Il sindaco di Brescello: โ€œEssere parte civile รจ un dovere eticoโ€
โ€œAbbiamo sentito come necessario e obbligatorio dal punto di vista etico costituirci parte civile in questo processo percheโ€™ un omicidio di stampo โ€˜ndranghetistico, con lo Stato che eโ€™ stato usato come travestimento per colpire la vittima, eโ€™ un fatto gravissimoโ€. Lo dice Elena Benassi, sindaco di Brescello, a margine della prima udienza del processo โ€œAemilia 1992โ€, centrato sui due omicidi di mafia di 27 anni fa, uno dei quali avvenuto proprio nel Paese di Peppone e Don Camillo.

โ€œLa comunitaโ€™- prosegue Benassi โ€“ eโ€™ uscita molto colpita da quegli eventi. E ancora oggi, a distanza di anni, rimangono residui di quellโ€™ontaโ€. Benassi, che a preso il testimone di sindaco da Marcello Coffrini dopo che nel 2016 lโ€™amministrazione comunale eโ€™ stata sciolta per โ€œcondizionamenti mafiosiโ€, non rinuncia infine ad un appunto ai giornalisti. โ€œFate sempre le interviste in un bar del paese che eโ€™ frequentato dai parenti degli imputati di Aemilia, ma questo non rappresenta la comunitaโ€™. Chiedendo alla gente porta per porta vi rendereste conto che cโ€™eโ€™ una nuova consapevolezza del fenomeno mafioso, su cui abbiamo anche creato un osservatorio per evitare che il passato si ripetaโ€.

Tra i testimoni anche le ex del boss e il pentito Valerio
I vecchi faldoni saranno rispolverati e le prove che contengono riesaminate alla luce delle nuove tecnologie. Sul banco dei testimoni, poi, saranno escussi gli investigatori dellโ€™epoca e quelli โ€œcontemporaneiโ€, oltre a imputati, collaboratori di giustizia, periti, vecchi compagni di cella e perfino le antiche compagne del boss Nicolino Grande Aracri e del pentito Antonio Valerio.

Eโ€™ lo scenario previsto nei prossimi mesi in tribunale a Reggio Emilia, dove oggi eโ€™ iniziato il processo Aemilia 1992, sugli omicidi di โ€˜ndrangheta di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero, avvenuti 27 anni fa nel capoluogo e a Brescello. Emerge dalla lista dei testimoni che la direzione distrettuale antimafia di Bologna, rappresentata dal Pm Beatrice Ronchi, e gli avvocati difensori dei cinque imputati coinvolti, hanno sottoposto in mattinata al giudice Dario De Luca, insieme alle prove che intendono presentare.

Tra queste anche alcune intercettazioni, che la Procura antimafia bolognese ha fatto riversare in formato elettronico da cassette a nastro. โ€œIn 27 anni โ€“ spiega lโ€™avvocato Filippo Giunchedi che difende Nicolino Grande Aracri โ€“ la tecnologia ha fatto passi da gigante. Ci sembra superficiale appiattirci solo sulla attendibilitaโ€™ delle dichiarazioni dei pentiti, considerando anche che per gli imputati questo eโ€™ un processo difficile, dovendosi difendere da accuse su fatti per cui allโ€™epoca non erano indagatiโ€.
Tre i periti che la difesa ha chiesto di convocare: un balistico, una biologa ed un esperto in tecniche di investigazione.

Per lโ€™accusa saranno invece sentiti, tra gli altri, il capo della squadra Mobile reggiana Guglielmo Battisti, 19 testimoni โ€œsempliciโ€ a riscontro delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e gli stessi Antonio Valerio, Giuseppe Liperoti, Salvatore Muto, e Angelo Salvatore Cortese. Questโ€™ultimo pentito dei due delitti oggetto del processo si era anni fa autoaccusato, venendo prima condannato e poi assolto e risarcito per quei fatti.