Bosco: “La Cgil è una sola, segreteria in 90 giorni da mia elezione”

19 aprile 2019 | 13:26
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Bosco: “La Cgil è una sola, segreteria in 90 giorni da mia elezione”

Il neo segretario, che arriva da Genova per ricomporre la frattura nel sindacato reggiano, risponde a chi gli chiede quanto resterà a Reggio: “Non sono uno yogurt che ha una scadenza”. E attacca il governo: “Disumano sui migranti e deludente sull’ecomomia”. Sul Pd di Zingaretti aggiunge: “Difficile fare peggio di prima”

REGGIO EMILIA – “Non esiste la Cgil della confederazione e quella delle categorie, ma ce n’è una sola. Si interloquisce bene con il resto della città e della società quando il sindacato parla con una voce sola”. E ancora: “Si può discutere sulle diversità e sulle strategie. Questa è una ricchezza della Cgil. Ma poi bisogna arrivare a una sintesi. C’è un voto e quel voto deve essere rispettato da tutti”.

Ivano Bosco, 62 anni, due mandati da segretario della Camera del lavoro di Genova, una lunga esperienza sindacale fra i portuali, è da un mese e mezzo il nuovo segretario della Cgil reggiana. E’ l’uomo che è stato chiamato a ricomporre la frattura determinatasi nel sindacato con la clamorosa bocciatura di Guido Mora non riconfermato, fra le polemiche, il 24 ottobre scorso. Bosco, un figlio avvocato di trent’anni, nonostante il suo accento ligure, ha origini nella montagna reggiana, dato che il nonno materno era originario di Ramiseto.

Se qualcuno gli chiede quanto resterà a Reggio, risponde: “Non sono uno yogurt che ha una scadenza. L’ho detto anche ieri nel direttivo. La scadenza ce l’abbiamo tutti ed è quella del congresso. Per quel che riguarda la nuova segreteria, vorrei rispettare il termine dei novanta giorni dalla mia elezione (il che significherebbe i primi di giugno, ndr)”. Tranciante la sua opinione sull’esecutivo nazionale: “Questo governo porta avanti politiche disumane nei confronti dei migranti. Dal punto di vista economico mi pare che stiamo andando alla deriva, perché non hanno una posizione precisa”.

E sul rapporto con il Pd dice: “Diciamo che era difficile fare peggio di prima. Trovo apprezzabile il fatto che Zingaretti abbia fatto degli incontri con i sindacati, mentre chi c’era prima manco si sognava di incontrarli. Poi, però, dopo le dichiarazioni bisogna anche fare qualcosa di concreto. Fino a che non ci sarà il riconoscimento che certe misure prese dai governi precedenti a guida Pd erano sbagliate…”.

Bosco, lei ha guidato una delle Camere del lavoro più grandi d’Italia, ma quella di Reggio è altrettanto importante come dimensioni. Quali sono le differenze?
Dal punto di vista degli iscritti siamo lì. Dal punto di vista economico, invece, sono realtà completamente diverse, anche come dislocazione delle attività produttive. Le attività più grosse, a Genova, sono lungo la costa e nel centro città. Qui c’è una realtà più variegata, con distinzione in zone. Avete grandi centri come Scandiano, Correggio e S. Ilario che sono caratterizzati da attività diverse. Quella di Reggio mi sembra una realtà molto vivace e con un tasso di disoccupazione fisiologico, molto basso. A Genova è il doppio. Si tratta di vedere, poi, cosa c’è dentro a questa occupazione. Qui c’è molta piccola e media industria, mentre Genova, da questo punto di vista, è molto in ritardo.

Lei è il primo segretario non reggiano della Cgil della storia. E’ anche la prima volta che un segretario non viene riconfermato a un congresso. Cosa ha pensato quando è stato chiamato ad assumere questo ruolo?
Subito ho creduto che fosse uno scherzo, viste le mie origini reggiane. C’è stato anche un po’ di orgoglio. Di solito succedeva il contrario, ovvero che erano gli emiliani che venivano mandati da altre parti perché era dall’Emilia che si produceva il meglio. Ma è durato poco, perché poi ho visto le problematiche che c’erano e ho capito che non mi stavano facendo un regalo.

Nel suo intervento, quando è stato eletto, ha detto di non avere “ricette per salvare tutti” e ha rinnovato ai suoi colleghi “una richiesta di collaborazione”. Ha detto: “Sono qua anche per ascoltare e offro lealtà”. Cosa intendeva?
Vede, tra le differenze, rispetto a Genova, c’è anche questo. Là certe situazioni e certi modi di collaborare tra Camera del lavoro e categorie erano normali e non c’era bisogno di fare grandi teorie o accordi per fare iniziative insieme e scambiarsi le idee. Il segretario della Camera del lavoro si confrontava spesso con tutti i segreteri generali delle altre categorie. Era informato di tutto e si decideva insieme. Qua vedo che si fa più fatica e viene visto un po’ come una cosa straordinaria. Poi, certo, penso che a volte ci può essere un po’ di naturale diffidenza, soprattutto con una persona nuova. Forse bisogna sciogliersi un po’ da questo punto di vista. Non esiste la Cgil della confederazione e quella delle categorie, ma ce n’è una sola. Si interloquisce bene con il resto della città e della società quando la Cgil parla con una voce sola.

Come intende lavorare per ricucire la frattura, indubbia, che c’è stata nella Cgil reggiana con la mancata elezione di Guido Mora? L’impressione vista la situazione dall’esterno, è che la linea di frattura sia fra fra un’ala più massimalista e una più moderata. Come pensa di affrontarla?
Con il dialogo, insieme a tutti compagni e le compagne della Camera del lavoro. Guardando avanti e provando a risolvere i problemi. Non sono io, da solo, che posso ricomporre la frattura, ma c’è bisogno della buona volontà di tutti e di sapere che si è qui dentro perché si è stati eletti. Nessuno ci ha messo una spada sulla spalla e ci ha investiti di un potere, ma dobbiamo sempre ricordarci che la nostra nomina arriva dall’assemblea di base e dai lavoratori e che a loro bisogna rispondere. Poi, se c’è un problema di linee politiche, allora ci sono i posti appositi dove discutere. Si può discutere sulle diversità e sulle strategie. Questa è una ricchezza della Cgil. Ma poi bisogna arrivare a una sintesi. C’è un voto e quel voto deve essere rispettato da tutti.

Ha sentito Mora da quando è arrivato a Reggio?
Certo, ci mancherebbe. Ci siamo parlati. Io ritengo che era doveroso. Un rapporto di conoscenza lo avevo anche prima, perché eravamo nel direttivo nazionale insieme.

Come costruirà la nuova segreteria? Quanto resterà a Reggio?
Non sono uno yogurt che ha una scadenza. L’ho detto anche ieri nel direttivo. La scadenza ce l’abbiamo tutti ed è quella del congresso. Poi è chiaro che la Camera del lavoro deve avere un segretario che sia espressione della città. Io, dopo un mese che sono qua, non mi sento straniero, anche perché sono in una mia Camera del lavoro e non mi pongo problemi di termini. Per la segreteria vedremo. Nei confronti, che sto continuando ad avere, dovrà venire fuori un’idea di segreteria da proporre all’assemblea generale che terrà conto della discussione che c’è stata in questa Camera del lavoro.

Tempistiche?
Lo statuto ci consegna quella dei novanta giorni dopo la mia elezione. I centri regolatori non mi hanno messo fretta su questa cosa e sanno che ci può essere bisogno di qualche tempo in più. Io, tuttavia, vorrei rispettare il termine dei novanta giorni.

Che differenza ci sarà secondo lei fra la Cgil della Camusso e quella di Landini?
Le differenze le portano le persone. Susanna è stata una grande segretaria generale in tempi difficili per questo Paese. Il lavoro è stato colpito in tanti modi durante questa crisi. Quello che è chiaro è che la segreteria di Maurizio avrà un senso di continuità con quella precedente, ma è anche vero che è diverso il quadro politico. Siamo in una fase diversa, con un governo che, se dobbiamo giudicarlo per i diritti civili e le tolleranze che ha verso certi rigurgiti fascitoidi, è da condananare. E’ un esecutivo che messo in piedi misure che bisognerà capire che validità hanno. Quota 100, per esempio, risolve dei problemi nell’immediato per certi lavoratori, ma non è certo la riforma previdenziale che noi avevamo chiesto. Sul reddito di cittadinanza non è giusto banalizzare se si danno soldi a chi è in una situazione di disagio. Però l’errore fondamentale è stato di portare avanti certe misure senza confronti con il sindacato. Qualcosa, ora, è cominciato. La cosa importante è che questi pezzi di incontri li stiamo facendo unitariamente.

Come vede il nostro sistema produttivo locale che, in base alle ultimi dati sul Pil, sta scontando qualche difficoltà?
Guardi, me la cavo con una battuta. Quando sono venuto a Reggio ho sentito delle lamentele rispetto al traffico e poi ho scoperto che, per lunghe code, voi intendete 15 minuti. A Genova durano anche un’ora e mezzo. Il Pil reggiano, nonostante tutto, è ancora su livelli molto positivi e la vostra è una città molto vivace. Facendo il paragone da dove vengo si vede molto. E’ chiaro che, se i dati venissero confermati, diventerebbero un campanello d’allarme che è bene non sottovalutare.

La Camera del lavoro è sempre stata in prima linea contro le infiltrazioni mafiose e ha seguito le vicende del processo Aemilia con un inviato. Come giudica quello che è accaduto in questa provincia?
Ha fatto bene la Cgil reggiana a seguire il processo in quel modo. Questa è una battaglia che deve caratterizzare il nostro sindacato, anche perché il processo non farà certo terminare il fenomeno della ‘ndrangheta a Reggio. Dopodiché penso che la ricchezza del tessuto sociale economico abbia facilitato la penetrazione mafiosa. E’ stato un processo molto lungo. La Cgil ha voluto sottolineare che c’è una parte di società che si deve ribellare.

Guaitolini, ex segretario Fiom, ha detto ai giornali, dopo le elezioni politiche, che molti della Cgil avevano votato Cinque Stelle. E’ così? Lei cosa ne pensa? E’ sembrato inoltre che anche Landini, tempo fa, facesse alcune aperture ai pentastellati
Landini è molto scaltro. Io le ho lette più come una critica alla politica che c’era allora, più che come un endorsement nei confronti dei Cinque Stelle. Peraltro noi siamo autonomi rispetto alla politica. Guaitolini, invece, ha detto una cosa vera che risulta da una ricerca dell’istituto Di Vittorio da cui emerge che il trenta per cento degli iscritti alla Cgil hanno votato per i pentastellati.

Come se lo spiega?
Non esiste più un legame fra partito e sindacato, come è giusto che sia. Credo che ci sia stata una forte delusione da parte dei lavoratori e degli iscritti alla Cgil rispetto ai governi precedenti. Con Berlusconi era normale, ma con i governi di centrosinistra un po’ di speranza era stata generata. Poi i lavoratori hanno visto che non c’è stata discontinuità fra centrodestra e centrosinistra. Pensi che c’è qualcuno che continua ancora a difendere la riforma dell’articolo 18 dopo le bastonate elettorali che ha preso…

Ci dia un giudizio sul governo giallo-verde, soprattutto sulle misure di reddito di cittadinanza e quota 100. Cosa pensa delle sue politiche migratorie?
Il giudizio è assolutamente negativo e regressivo per il nostro Paese. Per quel che riguarda le azioni fatte nei confronti dei migranti potremmo parlare di disumanità, soprattutto quando un ministro degli Interni si permette di fare certe dichiarazioni. Bisognerebbe fare sperimentare sulla loro pelle a certi politici cosa provano quelle persone che scappano da determinate situazioni. E questo vale per tutti i membri del governo. Io non faccio distinzioni. Inoltre, devo rilevare che rischiamo una forte regressione dal punto di vista dei diritti. Dal punto di vista economico mi pare che stiamo andando alla deriva, perché non hanno una posizione precisa. Mi pare che ci sia molto dilettantismo sul Def, dentro a cui non c’è nulla per gli investimenti e la crescita del nostro Paese.

Il PD ha eletto Zingaretti. Sembra che il rapporto con il sindacato sia migliore con i Dem oggi. O no?
Oddio, diciamo che era difficile fare peggio di prima. Trovo apprezzabile il fatto che Zingaretti abbia fatto degli incontri con i sindacati, mentre chi c’era prima manco si sognava di incontrarli. Poi, però, dopo le dichiarazioni bisogna anche fare qualcosa di concreto. Fino a che non ci sarà il riconoscimento che certe misure prese dai governi precedenti a guida Pd erano sbagliate…

E’ il suo Primo Maggio da segretario della Cgil reggiana. Come lo vede?
Il Primo maggio, quest’anno, si caratterizzerà soprattutto a Bologna dove ci sarà la manifestazione nazionale. Siamo alla vigilia, fra l’altro, delle elezioni europee e, anche se non è nostro compito dare indicazioni di voto, devo dire che siamo preccoupati di quello che sta avvenendo in questo continente, dato che non è l’Europa che avremmo voluto. Noi daremo continuità alla manifestazione che c’è sempre stata a Reggio chiedendo uno sforzo superiore, perché i nostri dovranno andare a Bologna e poi tornare a Reggio.