Start, Ligabue riparte dall’Italghisa fra i fan in delirio

18 marzo 2019 | 09:40
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L’artista chiude, idealmente, un quarto di secolo di carriera per ripartire trascinato dall’affetto di un pubblico di ventenni

REGGIO EMILIA – E’ quasi la fine del live quando Ligabue attacca “Balliamo sul mondo” e la platea dei fan del Fuori Orario, qualche centinaio, diventa una bolgia. Ventenni, che nel 1990 non erano ancora nati, si scatenano e cantano a memoria la hit che lanciò nel firmamento della musica italiana il rocker correggese, allora solo conosciuto dalle nostre parti per avere vinto Terremoto Rock e per i suoi concerti nei locali emiliani.

Lo “Start”, questo il nome dell’ultimo album di Ligabue, simbolicamente riparte da lì, dal suo primo successo. E, in effetti, questo ultimo lavoro ricorda molto le atmosfere dei suoi primi album. Un suono diretto, essenziale. Basso, due chitarre (e che chitarre quelle di Poggipollini e Cottafavi) e batteria. Niente di più e niente di meno. Ma Ligabue, con Start, riparte anche dall’Italghisa, lo storico locale reggiano dove si svolse il primo raduno del fan club di Ligabue, il bar Mario, nel 1992.

E così, come il buon Mario, il Liga dà un colpo di straccio all’ultimo quarto di secolo e riparte da un club. Al concerto partecipano qualche centinaio di fan sorteggiati. Sul palco il rocker è accompagnato dalla sua band: Luciano Luisi (tastiere, cori), Max Cottafavi (chitarre), Federico Poggipollini (chitarre elettriche, cori), Davide Pezzin (basso) e Michael Urbano (batteria, percussioni).

“Questa è una cosa fra me e voi”, esordisce Ligabue. E lo è veramente. E’ un modo per ripercorrere gli ultimi trent’anni di carriera di un artista che probabilmente, come molti dicono, continua a scrivere sempre le stesse canzoni e non brilla certo per originalità nei suoi testi, ma che, indubbiamente, ha un dono che in pochi hanno, ovvero quello di arrivare, soprattutto dal vivo, a toccare direttamente i cuori e le anime dei propri fan.

Fan che, incredibilmente, sono molto intergenerazionali dato che ieri seri, all’Italghisa, c’erano molti ventenni, ma anche diversi cinquantenni ad ascoltarlo, come del resto accade ai suoi concerti. Trascinante come al solito il Liga e bella la dimensione live del club che consente una grande vicinanza con l’artista, a differenza dei grandi stadi, e trascinante l’atmosfera.

Dopo un’ora di concerto il rocker correggese con l’ultimo pezzo chiude, idealmente, un quarto di secolo di carriera per ripartire dall’Italghisa, come sempre, “Tra palco e realtà” (foto di Jarno Iotti).