Parti in montagna, i medici reggiani: “Basta attacchi”

20 marzo 2019 | 18:49
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Parti in montagna, i medici reggiani: “Basta attacchi”

I 21 medici del dipartimento Materno infantile dell’Ausl: “Quel neonato non poteva comunque nascere a Castelnovo Monti. Serve rispetto per il nostro lavoro”

REGGIO EMILIA – Scatto di orgoglio dei 21 medici del dipartimento Materno infantile dell’Ausl di Reggio Emilia il cui operato, dalla chiusura del punto nascite di Castelnovo Monti, e’ stato spesso messo in discussione da alcune associazioni e comitati. Alle ultime polemiche sul caso di una donna del distretto montano alla 33esima settimana di gravidanza, che mentre si recava nell’ospedale del capoluogo ha subito perdite di liquido amniotico, i professionisti reagiscono pero’ con un documento congiunto, dove chiedono “maggior rispetto ed una informazione corretta e scientificamente valida”.

Sulla vicenda puntualizzano innanzitutto che quella per cui l’assistenza ottimale sarebbe stata quella di ricoverare la donna a Castelnovo ne’ Monti, li’ gestirla e farla partorire, per poi trasferire il neonato e’ “da un punto di vista meramente scientifico, una affermazione assurda e insostenibile”. Un “neonato pretermine con un peso inferiore ai 1500 grammi (1400 grammi nel caso specifico) in tutto il mondo civile deve nascere in un centro di terzo livello, cioe’ dotato di una terapia intensiva neonatale”, affermano i medici, osservando che in questo caso “non si trattava neanche di una situazione di emergenza ed a testimonianza di cio’ il piccolo e’ nato dopo oltre 24 ore dal trasferimento, effettuato in tutta sicurezza”. In generale, pero’ “la preoccupazione e’ che ormai la polemica politica abbia valicato i confini dell’onesta’ culturale”.

“Questa continua campagna diffamatrice – scrivono poi i sanitari – e’ molto rischiosa perche’ le decisioni sui casi non vengono prese dalle istituzioni o dalle aziende, ma da singoli professionisti”. Pertanto, “continuare a insinuare dubbi sulla correttezza ed appropriatezza del nostro operato non ci facilita il lavoro, gia’ di per se’ complesso e delicato, ma incide negativamente sul rapporto di fiducia coi nostri assistiti”. I “camici bianchi” reggiani auspicano infine “che il dialogo ed il confronto con l’opinione pubblica, mai mancato fino ad oggi non cessi, ma che anzi venga implementato al fine di garantire sempre una assistenza sanitaria ottimale, come quella attualmente erogata, della quale noi siamo fieri ed orgogliosi”.